ZOMBIES NO: l’intervista esclusiva per Punkadeka!

Una band nata in Venezuela ma trapiantatasi tra Francia e Italia. Con il loro  “Skate punk from everywhere”, Zombies No sono arrivati al loro quinto album in studio, intitolato “The Big Reset”. Abbiamo approfondito e scoperto cose in più circa questa band e questo disco in un’intervista in esclusiva con Marie, chitarrista del gruppo. L’intervista è a cura di Gab De La Vega, Epidemic Records

“The Big Reset” è il vostro quinto album in studio. Quali differenze e quali similitudini ci sono con i lavori precedenti?
The Big Reset è un album completamente nuovo per noi. I cambiamenti si riflettono nelle diverse dinamiche, a livello di formazione del gruppo, di suono e di composizione. Combiniamo spettri melodici e schemi strutturali molto diversi da quelli che si possono trovare in Divided We Fall e negli album precedenti, ma simili a quelli che abbiamo ottenuto in alcuni brani dell’EP All You Can Hate, ad esempio, che in effetti è un piccolo assaggio di ciò che stavamo concependo come band fino alla stesura di The Big Reset.


Dove avete trovato ispirazione per scrivere i testi? E la scrittura dei testi è un processo collettivo oppure c’è un “lyricist” nel gruppo che se ne occupa?
Per quanto riguarda i testi, Zombies NO hanno sempre avuto un proprio stile: testi basati sulle diverse realtà della società e sul punto di vista dell’insieme della band su diversi argomenti. Il tema personale gioca anche un ruolo nei testi della band. C’è tanto lavoro individuale come un lavoro di gruppo in cui rivediamo insieme testi che potrebbero essere stati scritti da ognuno di noi.

Quali band vi hanno ispirato nel ricercare le sonorità di “The Big Reset”? Quali sono invece le caratteristiche musicali che rivendicate come marchio di fabbrica degli Zombies No?
Possiamo dire che il nostro sound attuale trova automaticamente la sua ispirazione nel lato umano…cioè nell’evoluzione della nostra band a partire dagli ultimi anni, diciamo il periodo 2019-2022, in cui abbiamo consolidato ancora di più la nostra formazione e coesione come band, in cui siamo riusciti a condividere diverse influenze che vanno dallo skatepunk al post-punk passando per il thrash. Non ci concentriamo sull’ispirazione di una o più band “da suonare come”, diciamo che è più un processo in cui lavoriamo collettivamente e personalmente per, ormai, raggiungere il nostro suono che ci rappresenta.

Siete stati in tour in Europa nel 2022. Come è stata questa esperienza, paragonandola con i tour che avvenivano prima della pandemia?
Questa volta siamo stati in paesi dove avevamo già suonato in precedenza, rafforzando ulteriormente la nostra presenza e la scena locale in diversi paesi, come Italia, Repubblica Ceca, Austria, Inghilterra e Germania. Rispetto ai tempi precedenti la pandemia, questa volta siamo stati per la prima volta in Paesi come Belgio, Finlandia, Estonia, Lituania e Lettonia.
L’esperienza è stata grande e gratificante soprattutto negli ultimi Paesi che abbiamo visitato perché grazie alla promozione locale siamo riusciti a creare una buona aspettativa tra le persone che sono venute a vederci ai concerti, tanta energia e soprattutto la voglia di tornare.

Siete una band che non conosce confini: siete nati in Venezuela ma poi vi siete stanziati tra Francia e Italia. Come è stato possibile per voi trapiantare la band e tenerla attiva nonostante questi stravolgimenti?
Innanzitutto il desiderio di evolversi costantemente nell’ambiente musicale. Tuttavia, c’è la sfida di riuscire a trovare persone con la stessa intenzione e lo stesso stato d’animo, al di là dell’esperienza individuale come persone che tutto questo ci porta.

Essere una band con molteplici passaporti vi causa problemi e difficoltà nel girare e nel fare tour?
Hahaha, dobbiamo dire che l’esperienza è stata particolarmente strana in Serbia, Bosnia o ancora in Croazia nel 2018! Dove inoltre alcuni dei nostri passaporti sembravano vecchi, e il fatto che fossimo di nazionalità non solo francese o italiana, ma italiana o francese nata all’estero, ad esempio nel caso dei nostri chitarristi, ha fatto alzare le sopracciglia ad alcuni controllori di frontiera, soprattutto quando si viaggia in un furgone nero con i vetri oscurati e con un certificato di circolazione valido solo per la Francia!


Ci sono gruppi punk italiani che vi piacciono? E quali gruppi del Venezuela dovremmo ascoltare?
Per l’hardcore apprezziamo molto gli Arturo, da Torino. Anche gli One Night Stand di Livorno. Senza dimenticare gli ActionMen e I BeerBong. E per il punk più melodic/pop i Wasei!

Per quanto riguarda i gruppi del Venezuela ci sono tanti che amiamo che non esistono più, come i 7 Dice!

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