Attenzione: se siete fans dei Millencolin e dello skate-core in generalepotreste saltare direttamente questa recensione e correre ad ascoltarequesto primo lavoro degli Zero Down, ho la quasi certezza che vi piaceràmoltissimo. Infatti questo gruppo, che vede al suo interno membri ed exmembri di Pulley, Strung Out e Down By Law, è il primo da molto tempo che possa fregiarsi dell’etichetta di “skate-core” senza cadere nel ridicolo.Sono in tre ma suonano che sembrano cinque, hanno un gusto per la melodia tutto americano e molto “Fat Wreck”, ricco di stop and go, stacchi e accelerazioni e, cosa più importante, sanno scrivere canzoni non eccezionali o innovative ma sicuramente molto efficaci. Intendiamoci, una canzone come “Bite The Hand That Feeds” sembra di averla già sentita parecchie volte con altri titoli, però è innegabile dire che è una gran bella canzone costruita veramente bene. I testi poi sono anche intelligenti ed escono un po’ dal solito cliche fatto di ragazze e divertimento, infatti Jim (cantante-bassista e membro dei Pulley, ndr) ci tiene a far notare il fatto che lui scriva canzoni perché è un fan della musica e non vuole che essa sia veicolo di messaggi sbagliati o inutili, segno questo di grande maturità artistica. La voce mi ricorda parecchio quella dei Pulley, che a me personalmente piace molto, mentre la chitarra potrebbe essere quella di un qualunque gruppo di hc melodico per il suo suono così caratteristico quanto strausato nel punk. Una particolare attenzione è riservata alle ritmiche della batteria che, a differenza della stragrande maggioranza delle band incircolazione, sono molto ricercate tecnicamente -Milo, il batterista, sidedicava al jazz prima di suonare nei Down By Law!!!-, e questo lo si può notare ancora meglio nei brani più lenti. Le canzoni da segnalare sono molte, una tra tutte “Every Bodys Whore”, e l’intero lavoro si rivela quindi molto piacevole a chiunque non disdegni il punk dell’etichetta di Fat Mike e lo skate-core in generale, senza contare che una menzione speciale va alla grafica del disco, di ispirazione “informatica”, che in tempi di masterizzazioni frequenti assume un valore tra l’ironico ed il polemico. In conclusione si tratta di un lavoro di tutto rispetto e di un esordio apprezzabile, infatti pur non essendo un disco rivoluzionario questo “With a Lifetime to Pay” merita sicuramente di emergere dal mare di band e dischi che ogni giorno invadono i negozi. Da farci un pensiero.
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