Rude Records torna alla ribalta catapultando nelle nostre case il nuovo disco degli ZEBRAHEAD, band californiana che aveva fatto parlare forte di se intorno alla fine degli anni 90.
Pop-punk moderno, pettinatissimo, con un tocco hip-hop-rap in buona parte delle melodie (vedi “She Don’t Wanna Rock”), particolarità che ha sempre contraddistinto anche le precenti produzioni.
Nulla di realmente contestabile, 14 brani scritti su misura, senza virtuosismi ma studiati per catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Un stile proprio contraddistinto principalmente dall’intrecciarsi dei due vocalist, Matty Lewis (dal background più punk-rock, alla Offsrping e Green Day per intenderci) e Ali Tabatabaee (che rappresenta l’anima hip-hop degli Zebrahead).
Un disco estivo e scanzonato contenente supersingoli come “Nothing to lose” (il mio brano preferito) e “Nudist priest” che sapranno tenervi compagnia per molto tempo.
Rispetto al passato non mancano brani più tirati ed aggressivi, “Blackout” e “Demon Days”, che aprono e chiudono questo ottimo disco, o passaggi stranamenti cupi come “Galileo was wrong”, dove le chitarre si prendono il loro spazio senza essere soffocate eccessivamente dalla vena pop dominante.
Consigliatissimo agli amanti del genere, una piacevole riscoperta per chi se li era persi da tempo.
Voto 7/10