I Workless Academy tornano con un nuovo EP, un ritorno alle radici tra punk rock e pop punk. Una raccolta di brani che scorre rapida e lascia spunti interessanti, tra concetti astronomici e riflessioni di chi ha superato i 30 e inizia a farsi qualche domanda, sempre provando a spingersi oltre il punto di non ritorno. Li abbiamo intervistati in esclusiva per Punkadeka!
“Orizzonte degli Eventi” segna un ritorno alle vostre radici punk rock e pop punk. Cosa vi ha spinto a riscoprire queste sonorità e come si integrano con la vostra evoluzione musicale più recente?
Sì, in un certo senso, è un ritorno alle origini: abbiamo guardato indietro e abbiamo visto che ciò che facevamo prima ci piaceva e che ci stavamo un po’ allontanando da quello che è sempre stato il nostro punto di riferimento e nucleo creativo: il punk. Questo non significa che il nostro nuovo lavoro vuole negare quello precedente, siamo maturati proprio grazie al percorso fatto attraverso il nostro secondo EP. I temi esistenziali sviscerati lì sono continuati a maturare in “Orizzonte degli eventi”, le sonorità invece hanno ripreso parte di quella durezza iniziale che secondo noi incarna meglio il nostro messaggio.
Siete riusciti a mescolare sonorità leggere e concetti profondi nella vostra musica. Il titolo dell’EP richiama il concetto astronomico del limite dei buchi neri, per esempio, ma è un’immagine ricca di simbologie. Come avete intrecciato questo tema con le riflessioni esistenziali e personali presenti nei testi? Ci sono delle connessioni tra la scienza e l’introspezione umana nel vostro lavoro?
L’orizzonte degli eventi è quel limite oltre il quale non c’è più ritorno. Quante volte, col sopravanzare degli anni (noi siamo tutti oltre i 30) si passano in rassegna i ricordi e si arriva alla presa di coscienza che quel passato lì non tornerà più? Questo sfogliare le pagine dei nostri diari ha un sapore agrodolce che abbiamo tentato di comunicare nei testi e nella musica: le belle foto del passato che ci emozionano e l’amarezza di sapere che quelle esperienze sono ormai irripetibili. Se intendiamo la scienza come gli antichi, come conoscenza di se stessi, autocoscienza, reminiscenza, sicuramente troviamo molti legami con l’introspezione.
Avete dichiarato che ogni brano di questo EP è autonomo e offre un significato personale all’ascoltatore. Ci sono però significati inequivocabili nei brani di questo lavoro? C’è una traccia che considerate particolarmente rappresentativa di questo EP, come se fosse il vostro biglietto da visita?
Forse “Primavera di nuovo” è la più significativa per i contenuti intimi e per le emozioni che suscita. Un brano che ti fa sentire a casa dopo tanto tempo, che ti dà l’illusione che nonostante il mondo cambi repentinamente c’è sempre qualcuno o qualcosa che ti aiuta a trovare un motivo per continuare a vivere e lottare. Un’ancora di salvezza in mezzo alla tempesta, che ti fa vivere quella bella sensazione di come ci si sente quando dopo un lungo inverno ritorna timida la primavera.
Se doveste partire in tour con una band di rilievo del panorama punk rock internazionale, con chi partireste, per affinità sonora e attitudinale?
In realtà credo che forse l’unica band punk rock internazionale che è nei nostri pensieri quando suoniamo siano i Green Day. Anche se per certi aspetti a livello comunicativo siamo su due piani molto differenti. Però insomma un tour con i Green day sarebbe il sogno di una vita. 🙂
Nel passaggio da un concept album come “Il coraggio di esistere” a un EP con canzoni indipendenti, quanto è cambiato il vostro modo di intendere la narrazione musicale? Cosa vi ha portato a questa scelta stilistica?
Abbiamo sentito l’esigenza di comunicare messaggi diversi, che non fossero legati ad un tema “concept” che in un certo senso obbliga chi scrive i brani e chi li ascolta a seguire una storia. In più alcuni di questi brani sono stati scritti in momenti diversi ed era difficile poterli convogliare nuovamente in un concept album.
Nella vostra dichiarazione, menzionate il desiderio di superare i “confini provinciali” che vi hanno ispirato in passato. In che modo “Orizzonte degli Eventi” vi aiuta a raggiungere un pubblico più ampio, e quali sono le vostre ambizioni future in questo senso?
La provincia ci ha dato e ci dà ancora tanto, in fondo fa parte del nostro DNA. L’intento è quello di trasmettere ad un pubblico più vasto proprio questi contenuti “provinciali”. Lo spazio fisico e spirituale che la provincia ancora garantisce, permette una riflessione che il ritmo pressante della città non sempre riesce a far emergere. Crediamo allora che siano proprio questi contenuti a creare un ponte tra la provincia e la città.
Che tipo di riscontro sta ottenendo questo EP a pochi mesi dalla sua uscita? Dove posizionereste questo album nel panorama punk rock italiano, a livello di proposta musicale? Quali sono i suoi punti forti che lo distinguono rispetto agli altri album che stanno uscendo in questo Paese?
Le prime impressioni sono positive, abbiamo ricevuto ottimi feedback da varie persone che orbitano attorno al mondo musicale. Spesso quando si esce un po’ dai confini serrati del genere e del sottogenere musicale diventa più difficile trovare un target definito. Alcuni di noi provengono da esperienze molto distanti dal mondo del punk rock e questo è sempre stato l’elemento caratterizzante della nostra band. Rispetto ai molti progetti italiani spensierati e ironici e ai tanti progetti di protesta e contestazione sociale, gli Workless Academy propongono un viaggio introspettivo, un viaggio che parla delle nostre paure, degli amori, dei nostri dolori e delle nostre speranze. Parlando a noi stessi spesso comunichiamo agli altri molto di più di quello che si pensa.
Intervista a cura di Gab De La Vega