WEEKEND CIGARETTES: The Chosen One

Weekend Cigarettes The Chosen One un nuovo disco da (pre)scegliere
Dai ci ho provato con il gioco di parole, ma tra inglese e italiano non regge proprio (il pre-scelto, pre-scegliere…vabbuò ho finito).
Ammetto che il mio rapporto con la lingua anglosassone di questo periodo è proprio alterato, forse abbattuto, smontato dalla scelta da parte di molti artisti di optare per la lingua anglofona come un doveroso dazio o, peggio, come un obbligo dettato dallo stile musicale da loro eseguito. Al di la di chi lo conosce o meno, l’inglese questo conosciuto di livello B1, e di chi lo apprezza o di chi invece lo schifa come l’influenza del millennio, sta lingua è il caso di padroneggiarla, non tanto nella pronuncia, io ci credo nel maccherenglish, ma nella possibilità di utilizzarla come una prima lingua, altrimenti non se ne capirebbe l’intento. Cazzo c’entra con Weekend Cigarettes? C’entra si! I quattro alessandrini ti fanno scordare di essere lì tra le vie luminose della capitale del Brachetto fiondandoti direttamente tra le strade ancora più luminescenti della California che, per scelta di un sindaco pazzo, si è annessa Seattle come città integrante della propria cultura musicale.

La band ha proprio questa caratteristica, una velata tristezza che pervade le linee melodiche del profondo cantato, che per stile e caratteristica vocale ha ben più di due piedi nella città che ha reso celebri le camicie a quadrettoni negli anni 90, che si incontra e si scontra (ricordo sbloccato) con il più energetico HC melodico proprio del primo periodo dell’etichetta discografica di Michele il Pienotto. Per farla breve tra le mani abbiamo la band da Warped tour per eccellenza, quella che tutto sommato in Italia un po’ ci voleva. Scrivo in passato perché oggi band come i Weekend Cicarettes potrebbero girare tranquillamente il mondo al fianco dei grossi calibri della “nostra” musica, il problema è che nel nostro paesotto i riflettori sul genere sono stati rimossi troppo presto e, aggiungerei, puntati davvero male. Ma veniamo al disco altrimenti che recensione sarebbe.

Il cammino intrapreso con il precedente “How do you feel” del 2019 con “The chosen one” prosegue e si fa più deciso e potente, le melodie si elevano e le scelte sonore diventano ancora più azzeccate. La banda già fin dal primo trittico d’apertura dichiara tutti i propri intenti; capacità compositiva, di emozionare e di padroneggiare il genere da cui sono influenzati modificandolo a loro piacere. L’effetto sul totale che se ne ha è quello di una unica e lunga canzone, ma non fraintendetemi, ciò non è un difetto, anzi! Siamo davanti ad un nuovo concetto di concept album (ripetizione per eccesso di inglesismi) dove la struttura delle composizioni si lega creando un flusso sonoro continuo che non permette mai smettere di ascoltare l’album, come quando si fissa una spirale girare. Innovativo cazzo!  Chiudo mettendo firma in calce che ci troviamo davanti ad un condensato ancora raro da sentire in un album prodotto nello stivale (scusate se mi ripeto spesso) che mi stimola a fare una scommessa con voi che leggete. Fate ascoltare questo disco e raccontate che si tratta dell’ultima novità a stelle e strisce. Se vi rispondono che sono itali vi offro una bottiglia di Barbera di quelle buone.

 

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