Continua il nostro viaggio all’interno della ricca scena underground nazionale.
Questa volta a essere presentati ai lettori di Punkadeka sono i Videoneve, giovane gruppo indie rock milanese giunto con il nuovissimo “Idro_sessione” all’esordio discografico.
Lasciamo la parola a Giacomo e Francesco, nostri disponibilissimi interlocutori.
Partiamo con una domanda che viene spontanea viste le vostre precedenti esperienze musicali: perchè un gruppo come i Videoneve?
Giacomo: Ci si è ritrovati a suonare in sala prove e Videoneve è ciò che è venuto fuori, senza scelte premeditate o accordi prestabiliti.
Francesco: Forse stiamo esprimendo ciò che nelle precedenti esperienze musicali non si riusciva o non si poteva fare, per diversi motivi.
Cosa vi ha spinto a lasciare da parte il vostro passato hardcore – punk?
Giacomo: Io non ho lasciato da parte proprio un bel niente… 🙂
Francesco: Concordo. Diciamo che forse è cambiata la forma musicale, ma l’attitudine è sempre la stessa. Chi conosce le band nelle quali abbiamo militato può sicuramente trovare analogie nella ricerca delle melodie, nelle liriche mai scontate (anche se a qualcuno a volte possano sembrare) e soprattutto il modo di vivere la musica e la voglia di esprimere molti sentimenti ed emozioni… Quello non è mai cambiato.
Cosa si cela dietro al monicker Videoneve? Un nome originale il vostro…
Giacomo: Due parole unite senza un significato particolare. A noi comunicano qualcosa che riteniamo sposarsi bene con le nostre sonorità… A te?
Francesco: A me piace pensare che sia associato all’effetto che si verifica in televisione quando non si è sintonizzati su nessun canale, il cosiddetto rumore video.
Raccontateci le tappe fondamentali della vostra storia.
Francesco: In realtà è molto semplice. Nati nel 2003, nel 2004 la formazione subisce un cambio, con la dipartita di Raffaele (batterista – nda) e il mio ingresso. Inizio a suonare la batteria praticamente da zero (essendo in realtà un chitarrista), il tempo di imparare i pezzi e si entra in studio di registrazione dal quale viene sfornato il nostro primo e unico CD “Idro_sessione”. Tutto questo periodo riempito qua e là con alcune date live che ci hanno permesso di farci conoscere un po’ in giro.
Di recente avete appunto pubblicato “Idro_sessione”, presentatecelo!
Francesco: …Che dire? E’ stata la cosa più simile a un parto che abbia mai visto! Scherzi a parte è stato una sorta di demo, non tanto per il contenuto musicale/artistico, quanto per il banco di prova che ha rappresentato, cimentandosi con un nuovo genere. Stile di canto un po’ più azzardato, un batterista autodidatta da tre mesi e sonorità da testare hanno forse rappresentato l’ostacolo più grosso nella realizzazione di questo lavoro, di cui siamo tuttavia soddisfatti. Sappiamo che non possiamo che migliorare e trovare ancora più armonia e amalgama per le prossime produzioni. Se dovessi “stuzzicare” un eventuale neo-ascoltatore dei Videoneve nel raccontare il disco lo descriverei così: variopinto, caratterizzato dall’incontro di chitarre distorte e synth, accompagnate da pianoforte classico e archi, il tutto per disegnare melodie che fanno da giusto sottofondo a testi “intimi” ed “emozional”. Insomma… Scaricate gli mp3 e diteci cosa ne pensate! 🙂
Viste le vostre precedenti esperienze hardcore – punk, è stato difficile adattarsi a un altro genere di sound?
Giacomo: Le “precedenti esperienze” non sono solo hc o punk rock; Ognuno di noi ha una storia più complessa e le nostre “precedenti esperienze” sono, di fatto, ancora presenti in ciascuno di noi, non solo un ricordo.
Francesco: Concordo in pieno con Giacomo. Anche se sembra un’ovvietà, tutti noi siamo quel che siamo anche per il nostro passato e quindi questo nuovo progetto non è altro che una normale e giusta evoluzione (o involuzione… eh eh eh!). In ogni caso è un provare nuove strade, che grazie a Dio (oh oh! sono ateo!) sono tantissime! Per parlare nello specifico, le difficoltà possono essere state l’abituarsi a suonare a bpm molto più contenuti e morbidi, lo scontrarsi con l’opinione purtroppo molto diffusa che il pop sia necessariamente roba alla “Sanremo” e dalle finalità esclusivamente commerciali.
Come definite la vostra proposta sonora? indie rock?
Giacomo: Mah… Indiepop, college rock? Non è semplice e, a dire la verità, nemmeno troppo utile dare un nome a tutto ciò. Sui volantini scriviamo comunque indie pop, ma siamo alla ricerca di un nome che possa descrivere meglio il nostro sound. Avete consigli?!
Francesco: Se indie pop vuol realmente significare “pop” di natura “indipendente”, allora facciamo indie pop.
I testi trattano in maniera introspettiva temi personali, chi se ne occupa dei testi e cosa volete diffondere a chi vi ascolta?
Francesco: Premetto, rispondo io per assenza virtuale di Robi, che scrive i testi e quindi sarò molto stringato per evitare di dire cose errate. I nostri testi sono sicuramente “personali” e “intimi”, ma non credo vogliano diffondere nulla… Cioè: non credo siano nel nostro caso uno strumento per insegnare ma, al contrario, credo siano un modo per esprimere proprie esperienze di vita quotidiana e non solo. Sono dei racconti di sensazioni, periodi e avvenimenti che accadono nella vita.
Il vostro sound si avvale di un elemento esterno come la tastiera. cosa vi ha spinto a utilizzarla?
Giacomo: Un esperimento. E’ avvenuto così, senza preavviso.
Francesco: Esterno?! Secondo me è un elemento fondamentale in un gruppo dove si vogliono valorizzare al meglio le armonie, permette molte più soluzioni armonico-melodiche, senza contare che tira fuori gli anni ‘80 che sono un po’ in tutti noi! Noi siamo pro-tastiera, più tastiere e meno tasse! Eh eh eh!
Quanto ci avete messo a scrivere e registrare il disco? chi avete scelto come produttore e perchè tale scelta?
Francesco: Il disco è stato completamente autoprodotto, dalla scrittura dei pezzi, agli arrangiamenti (anche nelle linee degli archi…), all’aspetto fonico (essendo due di noi tecnici audio) e al finanziamento (la parte più brutta… Sigh! Sigh!) della stampa. A registrare il disco ci abbiamo messo tanto, troppo… Il disco ha risentito dell’immediatezza che avremmo forse avuto nel registrarlo in minor tempo. Ma anche questa è esperienza.
L’autoproduzione sembra essere tornata in auge. Quali sono i motivi che secondo voi portano una band ad autoprodursi? Mancanza di interesse delle etichette, pochi soldi…
Giacomo: I motivi che hai detto tu.
Francesco: Crisi discografica. Realtà musicale italiana penosa (intendiamoci, non per i contenuti ma quanto per la cultura del: musica=divertimento=gioco=cazzata). Finchè i modelli che vengono proposti anche a chi vuole avvicinarsi a uno strumento sono DJ Francesco e Paolo Meneguzzi, non credo si navigherà in acque migliori. Non resta che darci da fare qui nel sottobosco e farci il culo in quattro! Questo significa mille delusioni ma, a volte, grandi sudate e meritate soddisfazioni.
Nel vostro caso avete fatto le cose in grande stile, aggiungendo una traccia rom al CD e confezionandolo in un elegante digipack. Chi si è occupato della veste grafica e come siete riusciti a far fronte alle molte spese avute?
Francesco: Le grafiche del CD sono state realizzate dalla nostra bravissima amica Claudia, che mi fa piacere pubblicizzare. Contattatela pure per realizzazioni grafiche… Digipack elegante? Uhh… Come mi piace sentirlo! Hai davvero ragione! Ci tenevamo molto a questo formato perchè pensavamo potesse sposarsi al meglio con la nostra musica. Per quanto concerne la traccia rom, altro non è che la registrazione video della nostra sessione di registrazione, difatti si intitola “Making of”… Per quanto riguarda infine le spese, semplice: quello che abbiamo risparmiato per la registrazione (avendo dei fonici in casa) l’abbiamo investito sul formato.
Come vi state muovendo per promuovere il disco e come è stato preso dal pubblico? E i vecchi hardcore fan come hanno reagito al vostro cambio di direzione?
Francesco: A fatica, ci stiamo muovendo a fatica. Non ti nascondo che proporre il nostro genere, nel nostro Paese è davvero dura. Tra i tanti motivi uno è palese: non siamo abbastanza “punk” e “duri” per essere apprezzati dai “duri e puri” delle microscene punk rock, hardcore e indierock con tutti i loro clichè… Ma non siamo abbastanza “patinati” e “ripuliti” per essere considerati dagli ambienti “alti” della musica italiana… Insomma un’esistenza dannata eh eh eh! Ma nulla ci frena. Crediamo fortemente in quello che facciamo o lo amiamo, continuiamo a testa bassa e speriamo che ci sia sempre più gente che ci dica: “hey ragazzi! belli i vostri pezzi!”. A dirla tutta però, mi ha fatto molto piacere ricevere apprezzamenti da alcuni vecchi amici che avevo del giro hc! Anche se gli insulti gratuiti non mancano mai quando in Italia fai qualcosa di diverso dalla massa.
Quale sentimento pensate rispecchi “Idro_sessione”? La malinconia?
Giacomo: Penso che sia limitante indicare solo un sentimento.
Francesco: Guarda, già il fatto che si associno sentimenti alla musica per me è già di per sè un risultato. La musica è questo: comunicare sentimenti. Rabbia, gioia, tristezza, malinconia… E’ e deve essere soggettivo, ma l’importante è che avvenga questo meccanismo di musica-ascolto-comunicazione. Nel dettaglio, per ciò che comunicano i Videoneve, lascerei il giudizio a chi ascolta…
Dal vivo come stanno andando le cose? Pensate sia possibile oggigiorno organizzarsi indipendentemente i concerti o bisogna forzatamente affidarsi a un’agenzia per avere spazi dove poter suonare?
Francesco: Se le agenzie agiscono con onestà e nel nome della musica (e non del “Dio denaro”), credo siano lo strumento di miglior organizzazione. Sicuramente è però fondamentale che ogni gruppi impari anche a camminare con le proprie gambe e che sappia avere sempre e comunque una propria autonomia.
Quali sono i pro e i contro del suonare musica indipendente in italia oggigiorno secondo voi?
Giacomo: Pro: libertà compositiva. Contro: difficoltà di gestione e promozione.
Francesco: Idem.
Cosa vi sentite di consigliare ai giovani che si vogliono avvicinare alla scena musicale italiana?
Giacomo: Tagliate la frangetta.
Francesco: Eh eh eh… Concordo con Giacomo! Scherzi a parte… L’estetica è comunque un aspetto della comunicazione, ma a un giovane che si avvicina alla musica mostrerei prima di tutto la potenza comunicativa che può avere una frase di un testo, o il riff di una chitarra piuttosto che l’effetto moda. Spesso segna la nascita ma anche la morte di un momento musicale. In conclusione imbracciate chitarra, basso, microfono, bacchette e tirate fuori quello che avete dentro, questa è la cosa migliore.
Progetti immediati e futuri?
Francesco: Una nuova registrazione, un videoclip e (speriamo) molti concerti. Al momento ci stiamo dedicando ai nuovi pezzi e stiamo preparando una sessione acustica dei vecchi, per alcune serate più “morbide”.
Chiudete a vostro piacimento!
Francesco: Innanzitutto grazie molte per l’intervista! Inoltre vorrei, giusto per la cronaca, segnalare la nostra line-up, composta da Robi (voce e chitarra), Dani (voce e chitarra), Giacomo (basso), Ste (synth e piano) e me (batteria). Per concludere lasciamo i nostri contatti e dove trovarci, ascoltarci e scriverci. www.videoneve.com (seguite per il blog, il sito è in aggiornamento).