VIBORAS: Skeletons in the closet

Tra un tour che non conosce pause e la testa a quella che sarà la seconda parte di Bleed, i Viboras non si sa come abbiano trovato anche il tempo di registrare in poche settimane un nuovo ep: Skeletons in the closet (Uscito il 25 Dicembre su tutte le piattaforme digitali).  Nulla di particolarmente elaborato, un’autoproduzione diretta, grezza e senza troppi fronzoli, in cui la band ancora una volta dimostra la propria capacità di mettersi alla prova, e questa volta con pezzi non propri che spaziano dal punk al pop, dal rock al grunge. Definirlo un semplice album di cover però sarebbe alquanto riduttivo, in quanto i 7 pezzi proposti sono stati quasi completamente reinterpretati in stile Viboras, tanto da assumere in alcuni punti una nuova e propria identità.

Ad aprire “Action” dei The Sweet con quel glam rock inglese di fine anni settanta che con i Viboras si sporca di punk alla voce e si esalta negli assoli dalle sfaccettature decisamente heavy metal. Ottimo lavoro.

Il secondo pezzo “Valvonauta” dei Verdena, nelle mani dei Viboras prende un maggior carattere e una maggiore incisività dettata da un ritmo più veloce e incessante della batteria. Quella sensazione di sofferenza trasmessa dal grunge dei Verdena si trasforma in qualcosa di nuovo e più grintoso con la voce decisa e ferma di Irene.

La cover di “Song 2” dei Blur (1997) è il classico pezzo che rimanda a guitar hero: c’è poco spazio per le interpretazioni e seppur ben eseguito mantiene in fondo inalterata la sua struttura, senza mai prendere una propria identità. Può piacere, tenendo presente che stiamo parlando di un album di cover, ma paragonato agli altri pezzi dell’ep, a mio umile avviso, è quello che resta un gradino sotto.

Per il quarto pezzo facciamo un salto nel passato con “Rain” dei The Cult del 1985. Un pezzo a cui i Viboras ridanno una seria rispolverata donandogli anche una maggior cattiveria, ma restando pur sempre fedelissimi all’originale, e regalandoci quel sound di metà anni ottanta che miscelava le atmosfere dark con le sonorità glam rock e con il rock psichedelico di fine anni 70.

E’ nel quinto pezzo che i Viboras nel giro di un minuto e trenta regalano la miglior chicca di questo ep, trasformando il punk rock di “Monday I’ll be back” dei Crummy Stuff, in un pezzo ska punk da far impallidire i più famosi Interrupters. Il pezzo si impreziosisce con la collaborazione alle tastiere di Mr. Domenico Agu Santoro dei Vallanzaska, e senza dubbio apre nuovi possibili scenari alla band milanese. Avvertenza: potrebbe far distorcere il naso ai puristi del punk rock, ma non potrete di sicuro resistere alla voglia di ballarlo.

Arriviamo dunque al penultimo pezzo dove il classico sound dei Viboras emerge in tutta la sua potenza e la sua energia sulle note di “Kiss me deadly” di Lita Ford del 1988. Suonato e cantato in modo superlativo restando fedelissimo alla versione originale, personalmente lo trovo il pezzo più figo di questo ep, e non vedo l’ora che alla canzone segua un video remake con tanto di chiome cotonate, batteria doppia cassa ed effetti fumo in grado di farci saltare indietro agli anni 80. In bocca a lupo!

Chiude questo ep la versione scanzonata in acustico del pezzo pop “I love it”, in cui le voci e le chitarre di Irene e Giulia provano a incrociarsi. Un pezzo in stile “buona alla prima”, senza mai prendersi troppo sul serio come dimostra la risata finale, e in cui per la prima volta (se non sbaglio) possiamo finalmente sentirne la voce di Giulia. Che sia qualche prova per quello che troveremo nel prossimo album? Chissà…

Tracklist:

1 – Action (The Sweet)
2 – Valvonauta (Verdena)
3 – Song 2 (Blur)
4 – Rain (The Cult)
5 – Monday I’ll be back (Crummy Stuff)
6 – Kiss me deadly (Lita Ford)
7 – I love it (Icona Pop)

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