VALLANZASKA: Si si SI No no NO

Dai Vallanzaska ti puoi aspettare di tutto, persino di giungere all’ascolto di una loro produzione “matura”.
Qualcosa è cambiato nel loro modo di concepire musica, e questo lo si sente da subito soprattutto nelle musiche, che rispetto al passato perdono di quella frenesia che li contraddistingueva per dare maggior spazio a fasi più ragionate e aperte a svariate soluzioni melodiche.

La cosa può far pensare al peggio, ma ascoltando interamente questo “Si si Si No no No” non si può che rimanere contagiati dalla solita simpatia che li rese famosi anni or sono con testi ironici ma non per questo insensati e una sezione fiati ormai ben collaudata. Facendo un analisi generale del disco, quello che colpisce maggiormente è l’abilità con la quale la band si inoltra pesantemente in generi appena accennati in passato come rocksteady e swing, dando un sapore spesso anni ‘50 all’intera produzione. Osare, o come meglio direbbe la stessa band, divertirsi.

Questo lo spirito trasmesso a iniziare dal primo brano “Cime”, dove un testo farcito di continui doppi sensi si alterna a musiche decisamente più soft rispetto ai soliti schemi a cui eravamo abituati. “Johnny boy” dopo una partenza lanciatissima vecchio stile trova nella sua parte centrale una riuscita trama reggae, donando al brano una logica che in passato veniva a mancare.
Ma proprio mentre inizio a pensare di essermi imbattuto nel solito disco targato Vallanzaska, ecco “Montecarlo”, da premio oscar per il suo testo sognante e dotato di un eleganza nei suoi ritmi lenti e volutamente soft che porta la mente in quei fumosi club Newyorkesi anni ‘50. Decisamente mal riuscita “Alieni”, scontata nel suo schema strofa – ritornello – strofa. Facile invece prevedere come primo singolo “Si si Si No no No” che, guarda caso, si basa totalmente su quanto fatto di buono nel loro precedente disco, con uno ska energico e fatta su misura per essere proposta nei loro concerti. “Coccinella” sfodera quel lato romanticone che mai ti aspetteresti da questi sette pazzi, lento e dai toni soffusi che molto probabilmente farà storcere il naso ai vecchi seguaci della band milanese.

“Running one” non è altro che un jingle che trova in veste di ospite uno speaker d’eccezione come Guido Bagatta, qui in versione “Real TV”. La seguente “Diccelo” nonostante abbia tutti gli attributi per essere uno dei pezzi più gettonati dal pubblico è un altro buco nell’acqua, soprattutto perché rispetto al resto del disco sembra troppo legata ai vecchi fausti risultando scontata. Bella invece “Inno di puodarsia”, classica canzoncina del dopo guerra con tanto di coretto femminile ed eseguita con il solo utilizzo di batteria e pianoforte.

Ed eccoci nella parte finale di questo strano “Si si Si No no No”, con la bellezza di quattro brani provocatori e tendenti a puntare il dito verso una qualità della vita non certo ottimale, inframmezzati da due divertenti siparietti, il primo parlato e una tarantella ben riuscita. Ad impreziosire il tutto una ghost track inizialmente a sfondo socio-culturale da ascoltare e su cui riflettere e da una parte finale danzereccia. Un bel disco, soprattutto per coraggio e voglia di scrollarsi di dosso la scomoda etichetta di ripetitivi, nonostante, c’è da dirlo, quindici brani sono onestamente troppi.
Voto: 7.5

Tracklist:
01 Cime; 02 Johnny boy; 03 Montecarlo; 04 Alieni; 05 Si si SI No no No; 06 Coccinella; 07 Running one; 08 Diccelo; 09 Inno di puodarsia; 10 Ecomostro; 11 Da domani; 12 Nimmistica;13 Tarantella; 14 Rinoceronte; 15 Skacco al Re;

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