Gran ritorno dei livornesi Urban Vietcong, che dopo averci lanciato addosso litrate di adrenalina con “a colpi di machete” rilasciano con un (da me, ma credo da moltissimi kidz) attesissimo full lenght a dir poco strepitoso, dove alla solita carica combattente e viscerale hanno aggiunto una buona dose di tecnica che sicuramente arricchisce le 9 tracce.
Si comincia con un bel reading personale e con qualche citazione per poi sciogliere le briglie ed iniziare il ballo con la tiratissima title track, il loro punk stradaiolo è un bel matrimonio tra storie di vita quotidiana, lotta genuina e poesia da bancone, ed è indissolubilmente legato alla loro città, la voce di Bebe è un unghia sulla lavagna per chi non concorda con quello che sta ascoltando, con testi molto curati e scritti per dare fastidio, che non lasciano alcuna possibilità di interpretazione, zero giri di parole e sberle dirette in faccia. “La lotta di classe è in cassa integrazione”, “Come Nanni siamo invisibili, la solidarietà ci rende invincibili, no non si può fermare il vento, degli oppressori saremo tormento”, sono solo due piccoli esempi di un songwriting molto ricco, volutamente diretto e pesante come un macigno; album musicalmente vario con al suo interno diverse sfaccettature di punk e OI!, fino ad arrivare a dei pezzi melodici un po fuori dalle loro corde, ma a mio avviso usciti benissimo, “Invisibili” è un graffio sul cuore e “Cantico del condannato” è destinato a diventare un vero anthem da cantare abbracciati sotto al palco, con quel ritornello…ma ovviamente la grinta la fa da padrone e le sfuriate urlate in “temprati come l’acciaio” e “fastidio e aggregazione” ne sono un esempio. Ed aggiungiamoci pure la bella rivisitazione di “drunken sailor” con i Tullamore ed i loro strumenti tradizionali irlandesi, e la fantastica ” i dannati della terra”, con una parte Rap con Kento alla voce, uno dei pezzi migliori.
Come detto un arrangiamento sopra le righe, dai riff di scuola “Propagandhiana” ad una sezione ritmica che non sbaglia un fendente, due macchine, precisi e veloci quando serve, ogni membro ha messo il suo mattoncino di “competenza” dando vita ad un sound pieno e molto apprezzabile anche per i palati più fini, rendendo il disco molto piacevole da ascoltare ed immediato nella comprensione.
Grafica molto bella, che in copertina rappresenta le tracce del disco, all’interno presenti i testi; registrato, mixato e masterizzato da Tommaso Bandecchi presso l’Ice Factory Production, prodotto da Out Of Control, Rumagna Sgroza, Rebel Time e Fire and Flame.
Ospiti nel disco, oltre ai già citati Kento e Tullamore, anche “Gatto” dei 57100 Punk Labronico e Giulio dei 7years/One Night Stand.
tracklist:
01. 6/1988
02. Storie tra bottiglie e ciminiere
03. Il mio paradiso il mio inferno
04. I dannati della terra (feat. Kento)
05. Drunken sailor (feat. Tullamore)
06. Cantico dei condannati
07. Fastidio e aggregazione
08. Gli invisibili
09. Temprati come l’acciaio
10. uno.tres.uno.dos