Questa mattina un’immagine con un grande punto interrogativo compare simultaneamente sulle pagine social dei live club simbolo della musica dal vivo contemporanea in Italia. Sono le immagini delle facciate, dei palchi, delle porte di ingresso, che negli anni, per tutti gli appassionati, hanno rappresentato la via di accesso a un concerto, a un evento, a un’emozione condivisa, a un’esperienza vissuta con attesa e spensieratezza.
Nell’immagine, oltre al logo della venue, compaiono l’anno di nascita e il 2021 a suggerire un possibile anno di chiusura.
Oggi, oltre novanta sale concerto italiane, nello stesso istante, pongono un interrogativo su questo 2021 appena iniziato, che sembra ricalcare le orme dell’anno trascorso, e sul loro futuro. Il 2020 ha segnato la chiusura obbligata di tutte queste realtà, imposta dalla grande emergenza sanitaria globale. Risalgono, infatti, a febbraio di un anno fa i primi concerti rimandati, con ingenua fiducia di pochi mesi, e poi mai più recuperati.
Nelle didascalie condivise leggiamo: “L’ultimo Concerto?” Rinforzato maggiormente
dall’hashtag che lascia spazio a molte interpretazioni e sicuramente a un grande senso di angoscia e sgomento: #ultimoconcerto.
Quando sarà L’Ultimo Concerto? O forse c’è già stato?
Quando parliamo di live club dobbiamo pensare anzitutto a un insieme di strutture da mantenere, a uno staff composto da numerose persone che investono energie e impegno costanti per offrire una proposta legata alla musica contemporanea di qualità. Parliamo di spazi che si trovano oggi in una situazione di assoluta emergenza, senza alcuna certezza sul futuro e sulla effettiva possibilità di riuscire a superare questa lunga fase di crisi.
Parliamo di palchi che negli anni hanno ospitato e cresciuto artisti di ogni genere, compresi quelli che oggi vengono acclamati negli stadi e nei grandi festival nazionali e internazionali e di spazi che hanno formato le figure professionali più affermate e riconosciute di questo settore.
Sale concerto e live club sono fucine di cultura. Luoghi che permettono ai musicisti di esprimersi, di creare e diffondere arte, di incontrare il pubblico. Ben lontano dall’essere meri punti di ritrovo, queste realtà si distinguono dai tanto discussi protagonisti della movida per la loro capacità di veicolare aggregazione e socialità creativa e sicura nei territori. Sono spazi che, nella maggioranza dei casi, sono rimasti in rigoroso e rispettoso silenzio da ormai un anno.
Gli aderenti all’iniziativa che, oggi, sotto ai tanti punti interrogativi, hanno voluto mostrare le loro facciate sono tantissimi: da nord a sud, dai più piccoli ai più grandi, ci hanno messo la faccia. Alcuni sono punti di riferimento storici per intere generazioni, altri sono nati di recente: rappresentano i centri di aggregazione per grandi eventi o piccoli spazi che danno vita alla socialità locale. Tutti insieme si sono presi per mano per mandarci un segnale, aderendo a quella che a tutti gli effetti si intuisce essere una campagna di carattere nazionale: creando una mappa di punti interrogativi che costellano l’intero Stivale.
L’iniziativa porta a riflettere sulla condizione in cui si trovano i live club e le sale concerto. Attualmente, nonostante il ruolo enorme che questi spazi hanno in termini di creazione, promozione e diffusione di cultura, e il loro indiscutibile valore sociale, si può dire che siano stati pressoché ignorati dai numerosi decreti susseguitisi in questi mesi. Provvedimenti che hanno sì citato cinema e teatri in tema di spettacolo, ma non hanno dedicato la dovuta attenzione a queste realtà che rischiano di scomparire.
L’impatto di queste oltre novanta foto e i relativi interrogativi, decisamente, però non è trascurabile.
Quale sarà il prossimo passo?
Un’iniziativa voluta, organizzata e promossa da: KeepOn Live, Arci e Assomusica
Con la collaborazione di Live DMA
Punkadeka.it supporta l’inziativa.