Mi piace scrivere qualcosa sui dischi dei Tullamore, nelle loro canzoni ci trovi la più pura poesia unita al linguaggio del bancone, racconti che puoi permetterti di raccontare solo se vivi la tua città, la tua curva ed i personaggi che popolano questi mondi in modo attivo, non per il sentito dire, per questo l’integrità e l’attitudine della band non si possono mettere in discussione ed il motivo è semplicemente spiegato in questo ultimo lavoro “l’ancora”, titolo e copertina (stupenda, con il barcé in bella vista ed il Duomo che fa capolino dagli archi del ponte che ancora troppa gente chiama “dell’impero”) che celebrano l’amore indissolubile che provano per la palude che li ha visti crescere e frequentare cattive compagnie, fino a diventare tra le migliori proposte musicali che Pavia poteva partorire, certamente parlare di punk nell’umida ex capitale del regno longobardo è tutt’altro che semplice.
Come primo ascolto salta all’orecchio una profonda e combattuta ricerca della perfezione, si sente molto il lavoro in studio, ma è ancora più evidente la fatica nello scrivere i testi, che come sempre risultano interessanti e combattenti, la prima traccia è fatta per mettere subito in chiaro il mood del disco, perché non può esistere un disco dei Tullamore senza la lotta contro il fottuto potere, come non può esistere senza l’incondizionato schieramento dalla parte degli ultimi, degli emarginati, di quelle persone che si vogliono riprendere la propria vita a morsi e che troppo spesso vengono messi a tacere da chi ci dovrebbe difendere e proteggere.
E poi c’è lei, Pavia, i pezzi dedicati all’umida città della bassa ed ai suoi personaggi sono di un romantico quasi commovente, “l’uomo in bicicletta” poi è da brividi, ed “il ramo” penso racchiuda in se le vite del 90% degli abitanti di Pavia…sul finale la bella cover della traditional “boys of the old brigade” e “la solita vecchia canzone”, che riprende un cavallo da battaglia “pub”, pezzo incluso nel secondo album “Palude”.
Musicalmente, come per la stesura dei testi, si sono dati parecchio da fare, il sound ha raggiunto un livello qualitativamente molto alto e comprende un veloce punk rock abbracciato saldamente dalla potenza dell’Oi!, con tantissime pennellate celtic punk molto ben integrate, un sound che è il loro inconfondibile marchio di fabbrica e che gira perfettamente oliato, da far invidia ai santoni del genere d’oltreoceano.
Grafiche copertina Anna Rodanò, registrato, editato, mixato da Riccardo Marchesi presso il Comet studio presso Artemista (Spessa – PV), master Marco Matti presso il CaseMate studio.
tracklist:
01. si levi ancora il grido
02. il bianco ermellino
03. Roman
04. il ramo
05. l’ancora
06. il male
07. l’uomo in bicicletta
08. boys of the old brigade
09. la solita vecchia canzone
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