TORINO E I SUOI PROTAGONISTI.Parte II

“Speriamo che questa intervista non serva soltanto a chi Torino non la conosce, anzi …”

A Torino la cospirazione DIY sembra essere sempre in forma, tante etichette, tante coproduzioni, che importanza hanno le label DIY in questa scena?

Psyco Baby (Label): Caro Perno, parlando di cospirazione DIY il discorso non si restringe soltanto alle lab el e alle distro, ma in teoria, come ogni scena vorrebbe, dai concerti fino al modo di vivere dei singoli kids. Le Label sono, insieme ai gruppi, insieme a tutto quanto abbiamo detto sopra, una delle colonne portanti della scena DIY, senza di loro (o senza di noi) molti dischi non uscirebbero, in più direttamente o indirettamente molte altre cose non ci sarebbero. Sicuramente chiunque è nella scena da un po’ si rende conto che la scena DIY in Italia negli ultimi anni è esplosa. Nonostante siano stati sgomberati molti squat e che altri si siano “allargati” ad attività più semplici, è stato tutto compensato da un sacco di etichette, distribuzioni e locali. Nelle label con il tempo, come sempre succede, molte cose si sono assestate, molti hanno smesso, ma molti si sono dati al business, ma dal mucchio sono rimaste diverse realtà Veramente DIY. Colgo l’occasione per togliermi qualche sassolino dalla scarpa. Discutevo di cose analoghe pochi giorni fa con un ragazzo che fece stampare un 7″ poco meno di 15 anni fa. Allora era molto più difficile avere l’occasione per farlo, era più complicato distribuirlo, ma sicuramente l’entusiasmo delle persone nell’acquistare i dischi e nell’andare ai concerti era diverso. Non si parlava di DIY, ma quello era il vero spirito. Personalmente nel 2007 per chi ha voglia di suonare, molte cose sono più facili, sono molte più le persone che si muovono per fare queste cose, ma allo stesso tempo iniziano a girarci intorno un po’ troppi soldi e come è già successo per altri generi  musicali alla fine molte corde si spezzano, molti se ne andranno e si ricomincerà tutto da capo: in troppi hanno DIY in  bocca, si perde più tempo a parlarne che a muoversi veramente. Ricevo almeno una mail a settimana di qualcuno che cerca coproduttori: fanzine, cd, vinili, ma sono sempre meno le persone che si interessano a comprare i dischi.

RAGAZZI SUPPORTATE LE ETICHETTE, ANDATE AI CONCERTI, COMPRATE I DISCHI DI GRUPPI NUOVI! Se si inizia a prendere questa filosofia ci sarà sempre più spazio per nuovi gruppi e nuove iniziative e non ci faremo assorbire dal business. Chiedo poco ad ognuno che legge: scaricate i dischi da internet, usate Soul Seek, ma se i dischi vi piacciono COMPRATELI! Da qualsiasi distro che trovate ad un concerto, su internet. I dischi costano poco, ma i soldi dalla vendita dei dischi servono per farne degli altri, altrimenti 100 gruppi moriranno e 1 finirà a fare 1000 copie per una major! Mentre scrivo sorrido, avrei ancora un sacco di cose da dire e sono convinto che se Perno diffonderà mai questa cosa, molti mi scriveranno per insultarmi, non vorranno avere più nulla a che fare con la PB, ma da buon utopista quale sono mi auguro invece di riuscire a migliorare qualche cosa. Per quanto riguarda Torino: in questo momento ci sono un sacco di label e distribuzioni. Ci si fa veder a singhiozzo (me su tutti), si produce a singhiozzo, ma per fortuna i dischi continuano ad uscire. Nonostante sia un misero provincialotto, e che la Psycho Babi non esista da molto, ho già fatto un po’ di km. Avendo girato in lungo e in largo, mi sento di dire che Torino musicalmente è tra le più chiuse di tutte: le persone sono sempre quelle e i gruppi anche. Purtroppo c’è poca voglia di sentire nomi nuovi: bisogna far uscire due dischi prima che qualcuno venga ai tuoi concerti, ma spesso ci si scioglie prima per mille motivi. Bisogna essere nella scena da almeno un tot di anni per riuscire  ad organizzare qualcosa a Torino.. Per quanto si parli tanto del DIY c’è la gavetta!! E’ nato come modo per evitare il business, un modo per dare la possibilità a tutti i gruppi che hanno una certa attitudine e vogliono diffondere un determinato messaggio. Ho visto e vedo realtà più piccole o realtà decisamente più importanti, ma purtroppo Torino spesso ha i difetti di entrambe. Non esco dal seminato se per la mia esperienza personale la confronto a Pinerolo; le persone sono poche, ma quando c’è qualcosa la gente viene: ai concerti dei gruppi ci si muove in massa (quelli del Lazzaretto a Bologna ne sanno qualcosa). Come quando c’è qualcosa a Pramartino, l’aperitivo al Babi, ci si muove e si cerca di coinvolgere più persone possibili: si cerca di far suonare i gruppi nuovi, indipendentemente da quanto siano bravi. Per quello che ho visto in realtà più grosse invece non ci si conosce, viene un sacco di gente da fuori, si trattava di concerti con gruppi grossi e storici, ma il clima era decisamente diverso, le persone ti guardano la distribuzione, prendono in mano i dischi, sfogliano le fanzine. A Torino se non hai il disco del gruppo amico dell’amico il resto non lo guarda nessuno. Se c’è il gruppo da fuori, sotto il palco non c’è nessuno! Bisogna cambiare mentalità, altrimenti da un giorno all’altro torniamo indietro di 15 anni! Sono importanti le label, sono importanti gli squat, sono importanti i concerti: bisogna supportarli e organizzarne!

Mastello Records e Il Complotto Autoproduzioni (Label Torino): Tante etichette.. ma non farei solo una geografia su Torino, è vero che qui ci sono tante etichette però ultimamente siamo nel 2007 e ce ne sono poche che si sbattono. Cosa vuol dire avere un’etichette DIY? Vuol dire che oltre a produrre dei dischi, bisogna credere in ciò che si produce, è normale che uno magari aiuti degli amici che suonano perché li conosce da più tempo, sa anche chi sono, però molte persone non hanno un metodo di comparazione con un etichette diy, cioè un’etichetta diy non è solo aiutare gli amici per fare uscire il loro dischetto e siamo tutti belli felici e allegri. Il diy è una pratica che dovrebbero essere allargata, ha delle basi di autoproduzione quindi di far girare le cose. In effetti ultimamente le etichette che si considerano diy hanno dimenticato cosa vuol dire lo scambio. A ogni concerto vedi sfilze e sfilze di banchetti, ma sono quelle che io considero minimaliste, ossia che hanno 4 o 5 produzioni sul proprio tavolo ma che esistono da tanto tempo, e quando chiedi degli scambi loro ti rispondono sempre di no, e ti propongono solo i prezzi da distribuzione. Io non identifico il diy come un’etichetta che aiu ta gli amici e basta, è anche quello, è un aiuto reciproco ma l’aiuto deve essere concretizzato in diverse occasioni. La prima occasione, la più importante è quella che ha sempre fatto girare le cose del diy è lo scambio, a me non piace questa cosa di non effettuare più scambi e quindi di chiudersi sempre in sè stessi e di far girare i soldi, perché poi alla fine è quello. È vero che io metto i miei 50-100 euro che mi sono sudato durante il mese, ma è anche vero che questi soldi a me non me ne frega niente di recuperarli, certo tutti diranno che Mastello rec o il Complotto è sempre in passivo; certo, io andavo a lavorare per coprodurre i dischi, preferisco essere in passivo però far girare le cose, perché questa è l’anima del diy a livello musicale. A Torino, la situazione si è normalizzata dopo un tot di tempo che c’erano mille etichette, le persone che fanno il diy sono abbastanza riconoscibili. Negli anni in cui esiste Mastello rec. ho collaborato con tante persone di Torino, ma la maggior parte di queste persone non hanno un’etichetta, sono persone a cui piace andare ai concerti, a cui piace aiutare degli amici, in questo caso ero io e quindi la cospirazione diy a Torino sta bene ma fino a un certo punto. Io quindi vedo un’etichetta diy come credere nel progetto al 110% e quindi fare coproduzione, scambi, promozione, organizzare date e via dicendo.. e non solo buttare 50-100 euro e tutto finisce lì. Se un disco viene fatto da 14 etichette e almeno 7 si sbattessero per organizzare una data nella propria città, la band si troverebbe già un discreto tour promozionale, girando così buona parte d’Italia senza alcuno sforzo. E tornando a Torino le etichette che svolgono un lavoro del genere sono davvero poche e la collaborazione c’è e non c’è, col “Il Complotto Autoproduzioni” stiamo tentando appunto questo. Per concludere la forma del diy è la forma della scena che si vive, è da 5 anni che non vedo una scena e attualmente non c’è una bella situazione, ed è anche vero che è raro vedere un torinese fuori casa e con questo la chiudo.

In qualsiasi contesto si proclama l’unità, anche perché siamo così pochi che se ci facciamo la guerra fra noi, pure una formica ci può sbranare, ma solo io non vedo questa tanta proclamata unità?

Rebel Boots (Oi! Band):L’unita non esiste da un pezzo, si è cani sciolti, ci accomuna lo stile musicale, la corrente di pensiero, e talvolta neanche più quello. Mi viene in mente lo slogan Skin & Punk = TNT, beh, non esiste più se non nei testi di qualche gruppetto oi!. Coi punx ci si può parlare un po’, al max incrociarli sotto qualche palco, ma non vedo come possa essere possibile combattere al loro fianco, è utopico, sono pochi gli elementi per i quali mi butterei in mezzo ad una mischia, forse solo per 2 o 3. La scena, l’ombra della società per bene non esiste più, siamo tutte schegge alla deriva che ogni tanto ipotizzano di ricompattarsi per venire di nuovo sparate il più lontano possibile, basta vedere quello che è successo 10 giorni fa, dove anziché essere allo stesso corteo del 25 aprile ognuno era per i fatti suoi, senza pensare minimamente ad una collaborazione e organizzare un qualcosa insieme. Ciò non porterà ad unire la scena, ma solo a frammentarla ulteriormente e sono più unici che rari gli elementi che riescono a muoversi liberamente dai vincoli, etichette nel sottosuolo torinese, forse per amicizie che per credibilità. Il futuro lo vedo nebbioso, sempre più alla deriva, ognuno attaccato alla propria toppa, al proprio stile o alla cerchia di amici coi quali girare ai concerti.

Lunamatrona (Hardcore Band): Neanche noi

Si può realmente parlare di scena torinese oppure è più appropriato parlare di miniscene dove ognuno ha il suo giro, le sue band amiche, i locali dove suonare?

Gavroche (OI! Band) Personalmente preferiamo parlare di gruppi, di musica e non di scena… … per quanto ci riguarda il termine “scena” ha sempre avuto scarso significato, è sempre restato un concetto abbastanza astratto di cui non ci è mai importato molto….ti posso solo dire che noi cerchiamo e continueremo (come penso avvenga per tutte le altre bands) a fare la nostra musica con la massima spontaneità, supportando le bands che più ci piacciono, andando ai loro concerti, divertendoci. Non so se ho risposto alla tua domanda, comunque se ti dovessi descrivere la situazione attuale, (a Torino), siamo secondo me in una fase di evoluzione/assestamento… in cui i grandi nomi della vecchia scuola incontrano le nuove realtà (a mio parere ottime), nell’hard-core, come nel punk.

L’essere politicizzato o più semplicemente vedere la musica in maniera più impegnata sembra essere ormai una cosa out, siamo circondati da troppe band a cui importa soltanto il lato musicale o temi senza significato, è questo il punk-hc del 2007, un genere musicale?

Paolo Spark (Hardcore band): Ogni gruppo ha il suo approccio e il suo stile nello scrivere i testi: chi politicizzato, chi intimistico o ancora chi sarcastico, eccc… Penso che la cosa fondamentale sia esprimere le proprie idee e/o stati d’animo. Poi c’è chi si preoccupa più del lato musicale e chi, nel peggiore dei casi, segue semplicemente la moda nel momento (anche nell’aspetto estetico).

Burial Ground: (Hardcore band): Premetto che odio la politica in ogni sua forma. Non mi ci sono mai addentrato più di tanto perchè ogni volta che provavo ad informarmi venivo a conoscenza di cose spregevoli, di conseguenza per me dovrebbero affondare tutti! Premesso questo, non tratto nei miei testi politica, in caso contrario, lo faccio per propaganda contro ogni schieramento! Preferisco parlare di tutto quello che mi appartiene realmente e che vivo! Quindi sociale… miei disagi o della gente che mi circonda! Una campagna contro l’ignoranza, tutto prettamente dal lato emotivo delle cose! Comunque quello che secondo me è l’hardcore del nuovo millennio è tutto quello che c’è da raccontare… la politica non deve più esistere! Si dovrebbe tornare al baratto, quindi ti chiedo scusa se mi sono dilungato ma era uno sfogo.. comunque sia l’hardcore è tutto quello che è genuino.. anche solo dal punto di vista musicale.. anche se le scene ormai sono sature di ignoranza!

Fin troppe volte i pochi “giovani” di Torino che bene o male frequentano parzialmente la scena torinese si lamentano che i vecchi fanno mafia, non danno spazi, non li aiutano e cose del genere e raramente li sento dire “facciamo questo e quello”. Insomma ci si lamenta troppo o è difficile riuscire a trovare spazi?

DLB (Agenzia Booking): Ti posso dire subito che penso sicuramente che ci siano troppe persone che non si sbattono a sufficienza e si lamentano tanto lo stesso; tipo alcuni gruppi stessi di giovani che ti dicono continuamente "ma come fai a organizzare concerti?", "uffa noi non riusciamo a trovare spazi" o cose di questo tipo. Io, come ben sai, ho da poco iniziato l'attività di pseudo-organizzatore di concerti e comunque fino ad ora ho riscontrato un discreto "successo" anche a livello di interesse del pubblico.
A livello di spazi ecc. devo dire che mi sono trovato molto bene a collaborare con locali come Malinteso e Soundfactory e ho trovato molta disponibilità in posti come il Padiglione, che comunque si sono sempre dimostrati disponibili e interessati alle mie proposte e alle mie iniziative. Quindi dalla mia breve esperienza personale non direi tanto che il problema sta nella mancanza di spazi, ma più che altro nel mancato interesse da parte della gente e della scarsa partecipazione che spesso penalizza delle gran belle iniziative e la stessa scena locale. Bisogna anche dire giustamente che ci sono spazi che comunque conservano una certa politica e sono magari legati ad una attitudine musicale e ad una mentalità differente da quella che può avere una giovane band di liceali; per mia esperienza ho trovato parecchie difficoltà a rapportarmi con spazi quali El Paso, CSOA Gabrio e Askatasuna e purtroppo lo stesso United Club in quanto hanno evidentemente una mentalità diversa dalla mia, pur essendo dei palchi legati (in teoria) alla scena locale. Poi con questo non voglio giudicare nessuno e nè voglio criticare il lavoro di alcuni locali... ogni spazio è libero di adottare la politica che sceglie.

 

ALE – Collision Of My Axioms (Hardcore Band): A parte che il termine “giovani” mi viene un po’ difficile da quantificare, comunque avrei un messaggio personale rivolto a tutti i miei concittadini che tanto amano lamentarsi: “Andate a fare in culo! Dove cazzo eravate quando questo inverno/primavera allo United Club (giusto per nominare un locale) si facevano un sacco di concerti e con gruppi che spaccano e spesso e volentieri stranieri e ti guardavi intorno e c’erano 10 persone e manco a dirlo i soliti volti noti? Allora, prima di aprire quella cazzo di bocca fatevi gli esami di coscienza!” Non è che poi si voglia fare sterile polemica a tutti i costi, ma personalmente credo che il vero problema non sia nella mancanza di spazi nè nella ‘mafia’ dei vecchi (che poi questa mi suona nuova), ma nella testa delle persone. Insomma come si fa a lamentare che non ci siano concerti, che in giro non ci sia mai nulla da fare se poi i locali che propongono eventi riescono a malapena ad arrivare a fine mese e ancor peggio nella maggior parte dei casi sono costretti a chiudere bottega nel giro di poche stagioni proprio perché la gente non ci va? E’ ovvio che poi i problemi ci siano e i posti non siano moltissimi e le gestioni di certi locali non siano rose e fiori, ma è la norma e anzi è stato molto peggio in passato, e in ogni caso Torino non è una realtà così vasta o comunque con un attivismo individuale delle persone di questa cosiddetta ‘scena’ tale da giustificare una situazione molto diversa da quella che già c’è. Nemmeno troppo tempo fa le cose erano diverse, c’erano meno concerti e si andava ‘tutti’ a vedere quelli perché non c’era troppa scelta (e in molte altre città è ancora così, provare per credere…), adesso ci sono più gruppi e l’hardcore ha avuto una diffusione notevole nel giro di poco tempo e capita che la stessa sera ci siano quattro concerti in posti diversi della città e la cosa diventi ingestibile, soprattutto partendo dal fatto che le persone che girano in questo ambiente non siano così tante e che spesso questi stessi preferiscano passarsi la serata in birreria piuttosto che partecipare ad un concerto. Questione di scelte personali, sicuramente, ma credo che se ogni volta che io abbia sentito una persona lamentarsi della mancanza di spazi piuttosto che della tipologia di concerti offerti ne avessi sentita un’altra proporsi per organizzare qualcosa di alternativo a questo punto faremmo invidia a qualsiasi altra scena locale del globo e con questo è tutto: meno parlare, più fare!…

La situazione tra le persone sta andando troppo oltre, spesso la collaborazione viene effettuata solo per interesse (io faccio una cosa per te, solo per avere qualche altra cosa in cambio), la gente si mangia la coda a vicenda, insomma stiamo andando lentamente al macero. Ma questo cosa c’entra con il punk-hc?

Bull Brigade (Oi!Torino): Sinceramente quello di cui parli è sempre capitato, almeno da quando noi frequentiamo certi ambienti… Dopo un po’ di tempo bisogna mettersi l’anima in pace e dare senza pensare al fatto che poi un altro farà lo stesso, altrimenti è la fine…A noi piace molto viaggiare su questa linea d’onda, da chi ci sta attorno non ci aspettiamo niente, tutto quello che viene, poi, sarà guadagnato…

 In conclusione cosa ti auguri di vedere a Torino nei prossimi anni?

Malibu Stacey (Punkrock Band):Mi piacerebbe che ritornino sulla scena i fantastici (almeno per noi) Medusa ormai lontani dai palchi da un po’ di tempo… Ci piacerebbe che potessero uscire gruppi che propongono della buona musica e originale, e non che si seguano mode passeggere che durino uno due anni se va bene..
Così è come vorremmo Torino!

N-Disgrace (Hardcore Band):Spero che la scena hardcore sia il più unita possibile. Io personalmente mi sono sempre sentito al mio agio in questo tipo di ambiente. Mi piacerebbe vedere più gente ai concerti e non solo i soliti amici che seguono gli stessi gruppi. Spero ci siano sempre persone come gli amici dello United Club che stimo tantissimo per quello che fanno e come lo fanno: con la passione, come dovrebbe essere!

L’intervista finisce qui, la nostra intenzione era quella di darvi una visuale approfondita di quello che è Torino al giorno d’oggi.

Per realizzarla ci abbiamo impiegato 5 mesi: alcune persone ci hanno ignorato, altre ci hanno fatto perdere tempo, qualcuno ha consumato un’intera cassetta del registratore per due domande, qualcun altro ci ha impiegato più di un mese per scrivere due misere parole, altri siamo andati personalmente a pescarli a casa, ma dopotutto forse anche per questo il risultato credo sia davvero soddisfacente e immediato. Ringraziamo tutte le persone che ci hanno risposto, soprattutto quelle che hanno cercato di approfondire in maniera esauriente e stimolate la domanda che gli era stata posta. Speriamo che questa intervista non serva soltanto a chi Torino non la conosce, anzi mi auguro che possa essere materiale di autocritica per la città stessa.

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