Arrivano da Roma, la capitale del mondo, da qui muovono i loro primi passi le Brigate Rozze ora Threat of Riot, una Band d’eccezione nell’immenso panorama musicale capitolino.
Capitanati da Gianluca Sgueo, attivo ormai da anni nella scena un po’ in tutte le sue sfere. Facciamo due chiacchiere con lui spaziando per diversi argomenti ma sempre legati da un solo comune denominatore, la voglia di conoscere meglio chi c’è dietro la musica che ascoltiamo e cercare di avvicinare sempre piu’ kids nella scoperta di Band che vale la pena (almeno per noi) seguire.
Inizierei parlando dei report che tu fai di ogni concerto od evento a cuipartecipate e che si possono trovare e leggere sul vostro sito, trovo unabella cosa rendere partecipi gli altri delle esperienze che vivete, la genteche incontrate, vite, esperienze, etc etc..ma spiegaci di piu’ – cosaprovate quando siete sulla strada e affrontate la realta’ che essa nascondegelosamente agli occhi dei piu’ ormai ciechi.
Sul paginone centrale del nostro sito (www.threatofriot.com) mi capita di scrivere le mie impressioni, riportare brani tratti da articoli che ritengo utili e/o significativi, segnalare eventi o manifestazioni, oppure, come dici tu, raccontare i nostri concerti. Si tratta di un ottimo sistema per comunicare con chi ci ascolta, e lo considero parte essenziale della nostra attività (che è anzitutto attività di comunicazione). Inoltre – e penso che in questo tu mi capisca – ogni concerto, bello o brutto che sia, è un esperienza unica, che merita di essere raccontata. In quanto tale è un esperienza che ci arricchisce ogni volta: posso dire di avere imparato tanto sui libri quanto lungo gli innumerevoli viaggi e concerti che abbiamo fatto.
Voi siete una band che non guarda solo alla musica, essa è solo un mezzo perpoter esprimere le idee, supportate cause lodevoli, vuoi parlarci delprogetto, come nasce e che obbiettivi ha?
Sì, beh la musica è importante, ovviamente. Tutto sommato siamo un gruppo musicale ed è dunque essenziale curare la musica. Però in realtà tutti noi la usiamo anzitutto come valvola di sfogo per le nostre emozioni e poi per parlare di quello che ci sta a cuore. In passato sceglievo di farlo attraverso i testi, tutti socialmente impegnati. Oggi invece, pur considerando i testi una cosa essenziale, faccio in modo che tutta l’attività del gruppo sia convogliata verso obiettivi ben precisi. Questo attraverso le news del sito di cui parlavamo prima, ma anche attraverso la mia distribuzione di dischi e libri, la partecipazione a determinati eventi che riteniamo significativi ecc…ecc…
Siete sempre in giro nei week end ma presumo che la vostra occupazione atempo pieno sia altro, credi che sia un indice importante per chi vuolerestare indipendente e fare della musica e di tutto cio’ che gira intorno adessa una vera e sincera opportunita’ di confronto reale? so che la domanda ècontorta ma conoscendoti sono certo che colpirai nel segno con la tuarisposta.
Spero di non sbagliare nell’ interpretare la tua domanda. Vuoi sapere se lo svolgere attività parallele a quella del gruppo (ossia lavoro e studio) sia un “bisogno” che sentiamo per poterci confrontare a viso aperto con un tipo di realtà totalmente diverso, quello cioè con il quale abbiamo a che fare come Threat of Riot. Posso risponderti a nome mio ma anche a quello degli altri componenti del gruppo: finora non è stato un bisogno ma una necessità. Cioè nessuno di noi ha avuto realmente la possibilità di scegliere se dedicarsi a tempo pieno alla musica oppure ad altro. Questo perché raggiungere un indipendenza economica con un gruppo musicale è piuttosto difficile, a maggior ragione se suoni un determinato genere musicale. Non ti nascondo che, potendo, dedicherei meno tempo alle attività parallele e più tempo ai TOR, ma questo non mi è possibile, e non so se lo sarà mai.
Tuttavia la tua domanda mi ha fatto riflettere su una cosa alla quale non avevo mai pensato. Effettivamente determinate cose assumono un aspetto ben diverso se le si vive occasionalmente. Faccio un esempio: suoniamo spesso in centri sociali, e già il fatto di metterci piede significa conoscere e rendersi partecipi di situazioni che normalmente non si vivono. Se poi si è avuto a che fare con un ufficio (e con colleghi che parlano solo di calcio, tette e culi) tutta la settimana, questa differenza è ancora più stridente. E forse, come dici tu, la si interpreta meglio. In questo caso ti do ragione, il condurre una vita negli “schemi”, con tutte le situazioni che essa comporta, può (a volte, non sempre) aiutare a capire l’importanza e la fortuna di situazioni che invece dagli schemi escono del tutto. L’importante è mantenere ben chiare le differenze tra le une e le altre.
La storia della band, che ormai è da anni sulla strada, ha subito vari cambidi formazione ed ora i superstiti siete tu ed Alex vero? Cosa vuol dire unaband come la vostra per chi suona e agisce all’interno di essa? Cosa chieditu ai ragazzi che sostituisci man mano che gli impegni della vita fanno siche qualcuno si perda per strada per vari motivi?
Sì della formazione originale siamo rimasti io ed Alex (il batterista). A parte un caso specifico (di cui non parlerò…fedele al detto per cui i panni sporchi si lavano in casa propria) in cui sono stato contento e anzi ho contribuito personalmente ad allontanare una persona dal gruppo, in tutti gli altri casi ho vissuto la cosa come una piccola sconfitta personale. Questo perché mi piacerebbe che il gruppo fosse un punto di partenza per scambiare opinioni e avere a che fare con idee diverse, e che tutte queste contribuissero alla nostra musica. Ovvio che quando qualcuno decide di abbandonare il tutto io vivo la cosa con dispiacere, perché non sono riuscito nel mio intento. Chiedo quindi soprattutto una cosa a chi suona con noi: di non sottovalutare il gruppo e tutto quello che comporta. Faccio sempre presente che, tradotto in soldoni, sono più le volte in cui si ha a che fare con viaggi stressanti, problemi tecnici, discussioni varie, piuttosto che con vere e proprie soddisfazioni. Ma queste ultime, da sole, devono essere in grado di ripagare tutto lo sforzo compiuto. Se manca questo presupposto è inutile suonare assieme.
Le collaborazioni, non avete una sola etichetta ma tante, io personalmenteammiro davvero molto questo stile e sono certo della tua integrita’ nelvolere fortemente questa situazione, ma non credi che concentrando in unaunica etichetta tutto sarebbe meglio? Certo che la tanto agognata unita’della scena andrebbe a remengo ma in questo mondo di ladri che gusto c’è adessere onesti? … dacci qualche buon motivo, sopratutto, per esserlo ancora.
Dunque, c’è qualche chiarimento da fare. Il fatto che i nostri ultimi due dischi siano stati coprodotti da più persone (chiamarle etichette mi sembra riduttivo, si è trattato perlopiù di amici o buoni conoscenti che credevano in noi e hanno voluto aiutarci, ciascuno con i propri mezzi) è stata una scelta per metà. Nel senso che non ci siamo messi a cercare direttamente una sola grande etichetta che potesse supportarci e distribuirci, forse anche per scarsa fiducia nei nostri mezzi. Abbiamo quindi preferito chiedere il piccolo aiuto di tante persone. Questo ha comportato degli indubbi vantaggi: l’essere distribuiti in modo capillare, e soprattutto il poter contare su tanti estimatori, anziché su di uno solo. Il rovescio della medaglia di una situazione del genere è che non hai un singolo punto di riferimento per organizzare e gestire la tua attività, e quindi, in sostanza, abbiamo continuato a gestircela da soli. In futuro proveremo (non è detto che ci riusciremo) a produrre qualcosa per una singola etichetta.
In tutto ciò non credo che l’una o l’altra scelta possano avere a che fare con l’unità nella scena o con l’onestà. L’unità, diciamolo pure, è un concetto alquanto vago. Ognuno tira acqua al proprio mulino e alla fine, dopo diversi anni in cui suono, mi sono reso conto che puoi contare su poche persone fidate, gli altri sono solo di passaggio. Per quanto riguarda l’essere onesti io penso che lo si debba essere anzitutto con se stessi. Finora ho condotto i TOR per una strada che ritenevo giusta, ed è quello che faccio tuttora, questo per me significa essere onesti.
Chiudere Morini, io vivo a pochi km da S.Polo ma non ho mai partecipatoattivamente alle manifestazioni, purtroppo non condivido le idee di alcuniche sono al’interno del movimento pur condividendo appieno la causa, voicome band siete in prima linea, vuoi spiegare un po a chi ci legge qualcosacirca l’argomento? magari dare delle info in merito e dei link utili…anchese sul vostro sito la situazione è soddisfacente per chi vuole davveroinformarsi.
Te lo spiego subito: Morini è il nome di un allevamento di animali (perlopiù cani di razza beagles, ma non solo) di proprietà della famiglia Soprani. Gli animali ivi presenti sono destinati alla sperimentazione farmaceutica e scientifica. Detto in una sola parola: vivisezione. La scoperta di questa attività (che nel nostro paese è legalmente riconosciuta e tutelata, seppur entro certi limiti), fino a quel momento rimasta occulta, si ebbe un paio di anni fa, quando fu fermato alla frontiera un tir con diversi cuccioli di beagles destinati ad un laboratorio di vivisezione in Germania. Da quel momento un numero sparuto di attivisti dapprima, via via accresciutosi grazie al costante picchettaggio e attività di controinformazione dei suddetti, e successivamente diverse centinaia di persone da tutta Italia, hanno iniziato a contrastare in ogni modo questo allevamento. Fino all’ultimissimo episodio in merito: la manifestazione nazionale tenutasi proprio davanti ad i cancelli dell’allevamento a metà novembre 2003, alla quale hanno partecipato più di 1000 persone (senza incidenti di nessun tipo, è bene dirlo). Tutta la storia ha avuto un notevole riscontro anche nella scena punk-hardcore, ed ha portato all’organizzazione di numerose iniziative, tra le quali una compilation con gruppi da tutta la penisola, chiamata “United Against Morini”, prodotta e distribuita dalla Vacation House. Ci è sembrato doveroso partecipare attivamente, anche se siamo certi che quello di Morini non è che un caso isolato tra i tanti. Chiunque volesse avere maggiori informazioni può trovarle sul sito nazionale in materia:www.chiuderemorini.net
Vegetariani,Vegani etc etc, fino a qualche anno fa credevo fossero deipersonaggi di Star trek ma poi navigando in certi ambienti ho visto cheesistevano per davvero questi strani individui, facciamo finta che io siaignorante in materia, del resto…Spiegaci un po e non preoccuparti se seiprolisso ok? vai a ruota libera…magari creeremo una rubrica in meritoall’argomento.
Beh uno dei temi che, fortunatamente, è sempre stato tra i più inflazionati nella scena hardcore, è proprio quello ambientalista/animalista. È dai tempi degli Youth of Today (e poi dei successivi Shelter…anche se scavando nella preistoria del punk/hardcore potrei citarti i Crass come precursori dell’argomento) che se ne parla. Personalmente sono arrivato ad essere vegano attraverso un cammino piuttosto lungo, nel quale ho preso coscienza dei diversi problemi, li ho affrontati e studiati e poi ho scelto. Ricordo di aver deciso di diventare vegetariano al termine di lunghe discussioni con Alex, che al tempo lo era già. A volte ne parlavamo lungo tutto il viaggio da un concerto all’altro, e questo tipo di discorsi mi servirono moltissimo. Sono vegano da un anno soltanto. Ho riflettuto a lungo prima di compiere questo passo così importante. Non tanto perché non fossi convinto della sua giustezza etica, quanto piuttosto perché non sapevo se ero disposto ad affrontare un sacrificio così grande in termini di tempo e denaro. Si trattava di abbandonare 25 anni circa di cultura onnivora (anche se, ripeto, erano già 3 anni circa che ero diventato vegetariano) per convertire il mio fisico ad un tipo di dieta totalmente differente. Una dieta che avrebbe comportato la necessità di attenzioni maniacali a ciò che mangiavo (non potendomi assolutamente permettere di privarmi di nessun tipo di apporto proteico e vitaminico vegetale) e che quindi avrebbe necessitato anche di una spesa maggiore…si sa che i prodotti biologici e, più in generale, frutta e verdura, costano molto cari. A distanza di un anno sono più che convinto del cammino intrapreso, più che soddisfatto dei risultati ottenuti (pratico giornalmente attività sportiva intensa, studio e lavoro) e meno che mai intenzionato ad abbandonarla.
Vedi, potrei imbastirti una serie di ragioni “preconfezionate” sul perché cibarsi di prodotti animali faccia male anzitutto a noi stessi (tra le motivazioni più forti che mi spingono c’è senz’altro quella salutista), agli animali e al pianeta intero. Si tratta di ragioni talmente ripetute che anche il carnivoro più convinto le conosce, e del resto non è un problema procurarsele ed approfondirle. In realtà credo si tratti di una scelta ascrivibile alla propria personalità. Ciascuno dovrebbe trovare in se le motivazioni sufficienti per farlo. Per quanto mi riguarda si è trattato di un prendere le distanze dalla folle corsa che l’umanità intera sta compiendo verso la propria distruzione, perpetrata attraverso quella dell’intero ecosistema, dal selvaggio accanirsi contro la natura, sfruttandone le risorse in modo incoerente ed irrispettoso, comportandosi da padroni, quando non si è che ospiti di questo pianeta.
Inutile aggiungere che se vorrai davvero creare una rubrica sul tuo sito in merito a questo argomento sarei felicissimo di gestirla con voi, dandoti una mano a metterla su.
La situazione politica è alquanto ingarbugliata, Fini va ad israele, qui ilpremier fa il caxxo che gli pare, la lega diventa la nuova destra e reclutaaddepti, la sinistra? ma c’è ancora??? poi la farsa delle nuove BR…laguerra infinita che ci assale anche se non ci ha mai lasciato.Come vedi tu la situazione globale? se dovessi dare un consiglio, indicareuna strada maestra a chi ci legge, ai piu’ giovani, cosa diresti in merito?
Ecco un esempio lampante di quanto ti dicevo poco fa a proposito del comportamento insano ed irrispettoso dell’essere umano. Parti dalla situazione nazionale per arrivare a quella mondiale, ma, a prescindere da questi voli pindarici piuttosto arditi, ti do ragione sulla confusione che ciò ingenera in tutti noi. Personalmente ho smesso da tempo di credere nei miei simili e nella mia specie, di interessarmi (se non quanto necessario per essere a conoscenza dei fatti ovviamente) alle questione politiche e di appassionarmi a quelle economiche globali (oramai irrimediabilmente gestite attraverso un ottica sfacciatamente politica). Credo invece che l’essere umano sia in sostanza una macchina votata alla distruzione, propria e dei propri simili. In base a questo presupposto ho aderito e preso parte al Movimento per l’Estinzione Umana Volontaria, che si propone di annientare la nostra specie quale unica soluzione all’altrimenti inevitabile scomparsa di ogni altra forma di vita su questo pianeta. Ovviamente il ragionamento che questo movimento segue è molto più complesso, io qui te l’ho riassunto in pochissime parole. Comunque, in quanto aderente a tale ideologia, ai giovani darei un consiglio prima di ogni altro: di non generare figli, per regalare loro una vita infelice, priva di prospettive concrete in ambito lavorativo ed economico (giusto per restare con un occhio alla situazione del nostro paese…ma non solo), priva della certezza più importante: quella della sana e pacifica convivenza.
Per finire, dove stanno andando i Threat of Riot? quali progetti paralleli cisono nella Band? (Ma quella bella donzella che cantava da dio dove è finita?) Ci incontreremo ancora un giorno sulla strada, la nostra vita, il nostromondo…quali sono le prossime che percorrerarno i ToR?
Sicuramente ci rivedremo, e sono sicuro che questo è più di un augurio. Alla fine (anche questo te lo dicevo prima) ci sono alcune persone, le cosiddette “facce note”, che sono dure ad arrendersi, e che fa sempre piacere rivedere in giro. Posso dirti che con i TOR stiamo cercando di concretizzare gli sforzi di questi ultimi due anni. Vorremmo suonare all’estero più spesso, e far suonare qui da noi i gruppi che riteniamo validi. Questo, si spera, sarà fatto con la nuova formazione, nella quale non c’è più Eugenia (la pulzella a cui ti riferisci) ma Filippo, che riteniamo altrettanto valido.
Contemporaneamente due di noi (Davide il chitarrista e Marco il bassista) hanno un altro gruppo, gli Stand Aside, con il quale stanno muovendo i primi passi, probabilmente sentiremo ancora parlare di loro. Alex invece porta avanti anche il progetto parallelo di un sound system reggae (King Kong Sound), un genere musicale per molti versi agli antipodi rispetto al nostro, per altri invece molto più simile di quanto si creda. Non so se possono considerarsi progetti paralleli ma 5 su 6 sono all’università (tra i quali io che ho finito e sono in procinto di laurearmi), e quasi tutti lavoriamo.
Ti ringrazio per l’intervista e ti saluto. Per chiunque volesse contattarmi può farlo tramite il nostro sito (www.threatofriot.com), per mail:[email protected], o per posta : Gianluca Sgueo – via Valentino Mazzola 38 – 00142 Roma
Grazie a te Gianluca, e speriamo presto di poterci incontrare sulla strada…per me è sempre un piacere.
A voi lettori di Punkadeka non resta che scoprire ed approfondire la conoscenza dei TREAT of RIOT tramite l’ascolto del loro ultimo CD (Recensione) e se trovate in giro dei 7” a nome brigate Rozze, acquistateli pure tranquillamente ed al massimo vi diventeranno pezzi da collezione.
“Take your Time” con “Threat of Riot”.