THE UNAVOIDABLES: Wrecked, Wasted and Still don’t give a Fuck

Dopo essere stata il trampolino di lancio per molte giovani punk band italiane, che nonostante la crisi endemica della scena si stanno faticosamente affermando in Italia e all’estero, questa volta la Indiebox butta un orecchio fuori gli italici confini e mette sotto contratto una giovane grintosa band austriaca, i The Unavoidables.

A dispetto di un nome dai forti rimandi tipici del pop-punk ramonesiano, i The Unavoidables sono una di quelle punk hc band senza compromessi: potenza ed energia allo stato puro in tutte le 15 tracce del disco in cui si dimenano con grande maestria tra l’old school Hardcore di prima generazione e i nobili figli della scena contemporanea rappresentati da band come “Rise Against” o i “The Unseen”.

Sing a long e batteria sempre al massimo la fanno da padrone per tutto il disco in cui i 4 ragazzi austriaci dimostrano una ottima tecnica (non sono pochi i momenti in cui la band si cimenta in arditi riff di chitarra) unita ad una grande capacità di fondere la potenza del’hardcore vecchio stampo alla melodia tipica della nuova scuola.

Impossibile non sentire nella loro musica echi di dischi divenuti ormai storici come “Call to arms” dei SOIA, “Riot riot upstart” degli Agnostic Front o del capolavoro (a mio modesto parere) “State of discontent” degli Unseen con cui condivideranno il palco durante il prossimo tour.

L’unica nota forse meno positiva (di sicuro non mi sentirei mai di dire negativa) è la capacità vocale del cantante di reggere talvolta alcune tonalità, decisamente impegnative per le corde vocali (ricordiamoci sempre che lo stesso Lou Koller non aveva le stesse doti vocali di oggi!).

Come per la maggior parte delle band targate Indiebox la cura dell’intero lavoro è stata affidata in casa e condivisa completamente con la band, senza ricorrere a blasonati studi yankee. Un disco decisamente sopra la media che va contro tutti i cliché modaioli dell’industria musicale contemporanea che soffre solo forse di quella genuina acerbità che porta, quelli della mia generazione, a nutrire ancora un amore particolare verso dischi come “Pennywise” o “Duh”, nonostante le loro imperfezioni. Mi auguro che succeda alle generazioni contemporanee la stessa cosa con questo disco.

Voto: 8 ½ (vivamente consigliato a chi crede che “Revolutions per minute” è il vero capolavoro del punk hc degli ultimi 10 anni)

Tracklist:
01. Economy02. Parasites03. S.O.M.D.04. Contradiction05. My Own Rules 06. Broken Bones07. Mayhen 08. On My Own09. Porn Star10. One of Them11. Pull the Switch12. Invincible13.Hellborn14. No way Out15. Determination

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