I Mugshots sono una giovane horror-punk band che assetata di sangue si affaccia sulla scena punk con un debut-album (House of the weirds) molto convincente in cui il gruppo sfruttando i classici clichet del genere non vi si appiattisce ma li rielabora in modo, se non proprio personale, quanto meno originale.
L’album parte con un intro strumentale (“Prelude to an infernal descent”) che più Misfits di cosi non si potrebbe. Se vi aspettate la classica copia dei Misfits beh vi sbagliate. Per quanto possiate trovare in blocco tutto l’immaginario horror-punk, condito forse da un’attitudine più sanguinolenta che di B-Movie anni ’80, i Mugshots come referenti musicali hanno altre band, soprattutto di matrice Uk (Damned su tutti).
Il loro sound è a cavallo tra Devo, “Profondo Rosso”, Damned e perché no, anche Carletto il principe dei mostri (cartoon fondamentale per quelli della mia generazione). Tastiere onnipresenti a creare quell’atmosfera di pathos, tensione tipica della scuola di Dario Argento e voce penetrante e ipnotica che scivola sulle note come un sanguinante pugnale: insomma 30 minuti di eccentrica inquietudine.
Atmosfere dark, in cui riecheggiano i primi Cure, si fondono alla migliore scuola inglese punk per un totale di 9 tracce che popoleranno la vostra mente in cui sangue, demoni e cimiteri diventeranno semplice ma inquietante realtà.
Sebbene l’Horror punk non sia il mio genere (o sottogenere) preferito trovo che in quest’album vi siano ottimi presupposti per una giovane band che senza dover vendere l’anima al diavolo potrà giocarsi le sue carte per un buon loculo nella scena punk.
Voto: 7 ½ (Un