Ecco un esempio di come svoltare un anonimo martedì di giugno nel migliore dei modi: l’altra sera si sono esibiti gli Interrupters, ormai famosissime icone ska-punk targate Hellcat Records, per un concerto completamente sold-out all’Alcatraz di Milano.
Si parte a pieno regime verso le 20:30, probabilmente in direttissima da lavoro, con i mitologici The Bluebeaters e il loro mix ska/rocksteady, che inizia a far ballare i (già tanti) presenti. Tra chi ha voluto guadagnarsi le balconate e le prime file aspettando gli headliner, la serata si scalda e la band milanese suona un’ora abbondante tra pezzi storici, nuovi e cover improbabili trasformate ad hoc (tipo Toxic di Britney Spears). Non mi era mai capitato di vederli, né soli né con Giuliano Palma, penso che per i fan del genere o per una serata di spensieratezza-ska siano imperdibili. Certo, deve piacerti questa cosa qui (parlo agli amici che odiano le trombette).
Un attimo di stacco ed è tutto pronto per Aimee e i suoi Interrupters sul palco! Per questo concerto l’organizzazione ha optato per il secondo palco dell’Alcatraz, che rende la sala un po’ strana, orientata più orizzontalmente che in verticale (oltre che piena in ogni angolo va beh), ma ci sono anche dei pro: la vicinanza con lo stage è davvero ridotta! Un ottimo modo per viversi questa band, che recentemente abbiamo potuto vedere solo in situazioni di festival.
Si parte a bomba con uno dei pezzi più iconici Take Back the Power e si continua con Title Holder e White Noise. A livello di scaletta la band propone un onestissimo bilanciamento tra pezzi storici irrinunciabili (come She Got Arrested e Family) e tanti dal nuovo album In The Wild.
Da non-entusiasta dell’ultimo lavoro, mi trovo ad ammettere che la resa dal vivo di questi pezzi (come Raised by Wolves e In The Mirror) è notevole, con quasi stupore da parte della band quando parte il singalong su questo secondo pezzo.
Sono un attimo scoraggiata perché dopo un solo pezzo non riesco più a fotografare la band a causa di un problema tecnico (dopo 12 anni di onorato servizio sottopalco la mia ammiraglia mi sta lasciando a quanto pare) e dopo i canonici 3 pezzi mi levo dalle palle e mi godo il concerto.
In generale, mi sembra sempre una band sinceramente entusiasta di ciò che fa e profondamente grata per dove si trovi. Lo dico perché, tra i tanti “we love you all”, ad un certo punto tutto si è fermato per dire qualcosa e scambiare due chiacchiere con il pubblico.
Kevin, il Bivona chitarrista, ripercorre un attimo la sua storia nel nostro paese: si ricorda di quando hanno aperto ai Bad Religion, di quando l’hanno fatto ai Green Day, ma anche della loro prima data vera e propria al Decibel di Magenta. Quella di oggi, dice, è la prima vera e propria data da headliner senza che siano ad un festival o in apertura – e ne sono felicissimi. Chiede chi c’era, chi arriva da lontano, chi assiste al loro live per la prima volta e ci rassicura: “I swear we never take any of this for granted. Grazie mille!”.
Mi rendo conto che questa band non è per tutti i palati e che questa gratitudine ostentata possa risultare stucchevole, personalmente penso che si siano creati un grande percorso, accompagnato certo, ma meritato e con un approccio di assoluta genuinità. Basta vedere il tempo dedicato anche a fine concerto a cercare di stringere la mano di tutti o dare le scalette a quante più persone possibili, banalmente… senza contare che ogni volta dal vivo sono una garanzia.
Detto questo, nessuno sul palco si risparmia e in particolare Aimee, sempre impeccabile e sul punto di esplodere, tanto ci da nei pezzi. In questo show avrà bruciato come minimo 3000 kcal.