Di concerti penso di averne visti in vita mia, ma una band che spacca sul palco come loro a soli 20 anni davvero mai.
Il 28 maggio faranno tappa a Milano per la loro unica data italiana che vi consiglio proprio di non perdere per alcun motivo.
Dopo lo splendido show di Camdem Town abbiamo intervistato e conosciuto meglio i “The Flatliners”, una band che presto diverrà uno dei punti fermi della scena punk!
Hey ragazzi, concerto fantastico stasera a Camdem Town qui a Londra. Vi sareste mai immaginato un pubblico cosi caldo?! Molte delle persone sapevano tutte le canzoni a memoria, mai vista una cosa simile con un gruppo al primo disco! Vi sareste mai aspettati anche stage diving e circe pit in un locale cosi piccolo?!
Chris: Lo show questa sera è stato incredibile! Sul nostro Myspace avevamo avuto molti commenti dai ragazzi inglesi a dire il vero ma quello che ho visto stasera va oltre ogni nostra aspettativa davvero. Un’energia incredibile che ci darà una carica per tutto il resto del tour. E’ un emozione indescrivibile vedere la gente che canta le tue canzoni, siamo molto giovani e non ce lo saremmo mai aspettati. Non vediamo l’ora di tornare qui in Uk e speriamo che anche in Italia ci sarà un pubblico cosi caloroso.
Come sta andando il vostro primo tour europeo?! Avete appena suonato al Groezrock che è il festival punk più importante d’Europa. Come è stato aprire per i mitici Bad Religion?! Quando avete iniziato avreste mai pensato di aprire per loro in un tour europeo?!
Chris: Uno dei nostri show più grandi e memorabili è stato quando abbiamo aperto per loro e gli Anti Flag a Montreal quando avevamo solo 17 anni. Credimi se ti dico che ci tremavano le gambe. Aprire per loro al Groezorck è stato fantastico. Abbiamo suonato alle 1030 di mattina, non avevamo mai suonato cosi presto in vita nostra ma è stato fantastico. Poi abbiamo passato tutto il giorno a guardare band incredibili come i Cursed, Loved Ones, A Wilhelm Scream, Face To Face, Placet Smashers, Sick Of It All, Bouncing Sould…incredibile! Mi sembrava di sognare!
Ora però facciamo un attimo un salto indietro. Puoi presentare i Flatliners ai lettori di Punkadeka.it?!
Chris: I Flatliners sono Scott alla chitarra e alla voce, Jon al basso e alla voce, Paul alla batteria e Chris, il sottoscritto, alla chitarra e voce. Siamo di Toronto Canada. Suoniamo assieme da quando eravamo alle medie, la prima volta che abbiamo provato assieme avevamo 14 anni. Amiamo essere in tour e sprecare il nostro time on the road. Ci piace suonare e conoscere posti nuovi, fare musica è un sogno che si realizza per noi. Per concludere posso solo dirti che siamo i Flatliners!
Ad essere onesto devo dire che non sono d accordo con il vostro press-kit che vi definisce una Skapunk band. Vi definireste cosi voi?! Più che una skapunk band (che per me sono i Mighty Mighty Bosstones, i Planet Smashers o i Less Than Jake) voi siete una old school punk rock band come influenze hc. Concordi con me?!
Chris: Siamo stati influenzati da tutta la scena degli anni ’90. Quella è la musica da dove vengono fuori I Flatliners. A tutti noi piace il punk rock, lo ska, il dub, il reggae e tante altre influenze. A noi piace fare musica e metterci dentro tutto ciò che in qualche modo ci ha influenzato. Ascoltare tantissima musica e girare tanto in tour ci permette di incontrare tante band dalle quali impariamo sempre tanto e grazie alle quali infarciamo il nostro sound di nuova linfa.
Ho ascoltato il vostro primo album “Destroy to create” e li posso dire di aver trovato tracce di skapunk. Come mai avete deciso di escluderlo dal vostro sound?! Stasera ho visto tutti i ragazzi letteralmente impazzire in skankin furenti durante quei pezzi!
Chris: Quello che molti non sanno è che vi è stato un grande stacco temporale tra “Destroy to create” e “The great awake”. Molte delle canzoni di destroy to create sono state scritte quando avevamo solo 14 anni, sono un po’ ingenue e sincere ma ci piacciono lo stesso un casino. Siamo stati due anni in tour con quell’album con la prima registrazione, poi abbiamo avuto finalmente l’opportunità di inciderlo nuovamente lo abbiamo fatto rendendolo più aggressivo e duro. Poi quando siamo stati contattati per “The great awake” nulla era pianificato, il risultato che hai ascoltato è stato quanto di più naturale possa esistere. Come ti ripeto, sono i Flatliners quelli!
Che ne pensi se vi definissi “Billy bragg che incontra i Suicide Machines”?
Chris: Oh mio dio, penserei che ti devo offrire una birra come minimo! (Ride). Quelle sono grandi scarpe da indossare e non so se siamo ancora arrivati a quel livello, posso solo ringraziarti!
Adesso ti racconto dimmi una storia e dimmi quanto c’è di vero in questo. Quando avevate 14 anni tutti voi avevate la Playstation e vi siete innamorati di “Tony Hawks pro skater”. Nella tracklist di quel gioco vi era una splendida canzone di “Destruction by definition” e cosi vi siete innamorati di questo sound. E’ possibile come storia?!
Chris: E’ proprio stato cosi! Quel gioco ci ha toccata. (ride) Quel gioco aveva una soundtrack spettacolare e molte di quelle band sono diventate le nostre preferite. Mi ricordo che c’erano Suicide Machines, The Vandals, Suicidal Tendencies. Poi mettici che eravamo tutti ragazzi per cui la competizione era forte, ecco che il gioco è fatto.
Siete molto giovani, poco più che ventenni, e siete probabilmente la più giovane band che la Fatw Reck ha messo sotto contratto. Come vi sentire con un disco fuori con una delle più importanti punk label al mondo?!
Chris: Fat Mike ci ha detto che siamo la più giovane band che lui ha mai messo nella sua etichetta perché siamo una “adult punk rock band”, questo per noi è un grande onore. A parte il fatto che la Fat Wreck è sempre stata una delle nostre preferite label e ci sentiamo proprio a casa. Quando abbiamo firmato il contratto non avevamo idea di come fosse, se non per le cose che leggevamo delle altre band. Ora che siamo entrati nella famiglia posso dirti che è proprio come dicono e c’è grande rispetto e professionalità per la nostra musica.
Quale è stata la cosa secondo te che ha portato Fat Mike a mettervi sotto contratto?!
Chris: il nostro batterista Paul ha incontrato la “Fat woman” del Canada, Melanine Kaye, a un concerto del Lagwagon un paio di estati fa. All’epoca Rob Thorton, un nostro caro amico, era il suo assistente e gli parlava molto di noi. Quando è venuto il momento di incidere il nuovo disco e abbiamo iniziato a inviare i nostri demo di “The great awake” gliene abbiamo dato una copia e lei la ha presa molto seriamente. Poi un giorno ci ha detto che aveva mandato copia a Fat Mike, ovviamente non sapevamo se fosse vero o era un modo carino per mandarci via. Dopo due settimane Paul ha ricevuto una telefonata da Fat Mike in persona, puoi ben capire che pensavamo fosse uno scherzo di qualche nostro amico, e gli diceva che gli siamo piaciuti molto e che voleva sentire qualche altro pezzo. Cosi siamo tornati in studio e ci siamo impegnati al massimo e gli mandavamo ogni pezzo. Alla fine ci ha chiamato e ci ha detto “voglio il vostro disco” e noi “porca puttana certo!”.
Ho ancora negli occhi la vostra performance di questa sera, assolutamente fuori dall’ordinario per una band cosi giovane. Sembra proprio che siete nati su di un palco! Quando vi ho visto, confesso che ho pensato che foste la classica bufala punk pompata dai media ma poi mi sono dovuto ricredere di molto. Quando avete avuto il vostro primo concerto?!
Chris: Ti sei guadagnato la seconda birra dave! (ride). Tutti quanti noi viviamo per suonare, la musica è la nostra vita. Il nostro primo concerto come Flatliners è stato il 14 settembre del 2002 a Newmarket, Ontario. Era un “beatles cover show” organizzato da un nostro amico e abbiamo suonato una dub/reggae version di “Eleanor Rigby” e una skate punk di “I’ve just seen a face”. Me lo ricordo benissimo come se fosse ieri!
Cosa pensate della scena punk canadese?! Come vi sentite per il fatto che all’estero il punk canadese è rappresentato da band come i Simple Plan o Avril Lavigne invece che Propagandhi o Doa?! Vi da un po’ fastidio?!
Chris: Le persone che seguono la musica mainstream seguiranno sempre e solo quella, c’è poco da fare. Basta non parlare di punk definendo quella musica e tutto ritorna nella normalità. Però penso anche che se i Propagandhi fossero una mainstream band non so se sarebbero stati ugualmente una delle nostre band preferite e avrebbero avuto la stessa libertà artistica. Noi amiamo i Propagandhi forse proprio perché sono cosi. A noi piace essere indipendenti e non credo che mai rinnegheremo le nostre origini di cui siamo fieri.
La maggior parte delle giovani band oggi suona emo. Perché, quando e come avete deciso invece che la vostra vita era il punk rock?! Come vi sentite nel sentire e vedere diventare famose band assolutamente oscene senza la passione e l’attitudine nel cuore?!
Chris: Questo è il mainstream, musica senza cuore. Ho sembrato amato il punk, lo ska, il reggae e il dub e lascio al resto del mondo fare ciò che vuole. Se nel mondo ci sono migliaia di band che suonano la stessa musica forse significa che è proprio quello che il mondo vuole. Altrimenti sarebbero le band della scena punk ad essere famose non credi?!
Molti dei ragazzi pensano che avere il disco su Fat Wreck significa diventare ricchi (e tra questi vi ero pure io quando ero un teenager). Vi piace la parte dura di essere in tour come dormire sul pavimento del van, non fare una doccia per giorni, non vedere un letto normale per settimane e farsi 18 o più ore di furgone da un posto all’altro?!
Chris: Amiamo andare in tour, conoscere nuova gente e incontrare persone che amano la nostra stessa musica. Se non facessimo questa vita penso che saremmo dei ragazzi tristi e depressi. Ormai sono molti anni che facciamo questa vita e non riuscirei a pensarla in nessuna altra maniera.
Quando le persone pensano a una punk band la associano subito a party e birra a fiumi. Non so se mi sbaglio ma molti di voi non hanno ancora 21 anni e per molti anni non potevate proprio bere. Dave Grohl dice suonare sobri è assolutamente noioso. Cosa ne pensate?!
Chris: Oddio, non direi mai che suonare sobri è noioso. Io suono sia da alticcio che da sobrio, non mi importa. Dipende tutto dal tuo mood e da come ti prende lo show. Siamo una band a cui sicuramente piace bere e divertirsi, ma non siamo tra quelle che non vivono senza bere. Se a Milano qualcuno ci offrirà una birra, state tranquilli che non vi diremo di no! (ride).
Siete amici delle alter band Fat Wreck?! E’ vero che è una grande famiglia la Fat Wreck?! Vi sentite un pò i fratellini più piccoli della famiglia?!
Chris: Eh si siamo i “fratellini piccoli” ma ci piace questo. Le uniche Fat Bands che conoscevamo prima di entrarci erano The Loved Ones, None More Black, Anti-Flag e i The Sainte Catherines, che sono canadesi come noi. Dopo abbiamo anche conosciuto Dead to Me, NOFX, No Use For A Name, American Steel, Smoke or Fire, Gwomper degli Avail, Chuck dei Mad Caddies, Patty e Billy dei Dillinger Four, The Lawrence Arms e Strike Anywhere con cui andremo in tour appena torniamo in America.
Una cosa che mi ha colpito durante il vostro show è stato il batterista. Semplicemente perfetto e potente nonostante la giovane età. L’unica cosa che mi devi spiegare è, ma come cavolo fa a sbadigliare e suonare a quella velocità senza sbagliare?!
Chris: Ha fatto anche di peggio in vita sua credimi (ride). Si era alzato 5 minuti prima di salire sul palco, è il più pigro del gruppo. Cosa posso dire su di lui?! Non oserei pensare a migliore batterista per noi!
Prima di concludere questa intervista ragazzi vi invito a fare uno spot per convincere i lettori a venire al vostro concerto del 28 a Milano.
Chris: Hey ragazzi siamo i Flatliners, veniamo dal Canada e non vediamo l’ora di mettere piede per la prima volta a Milano. Speriamo di piacervi e se volete che torniamo presto vi aspettiamo il 28. Tutte le Fat Bands ci raccontano che siete fantastici…spero proprio sia vero!