Dal 1977 hanno fatto della propria esistenza un messaggio di protesta, fondendo abitudini Hippie al Punk più sovversivo, fondatori della prima etichetta definibile Indipendente la Crass Records (Conflict, Poison girl, Flux of Pink Indians..) Ecco l’ intervista in esclusiva per Punkadeka.it a Penny Rimbaud cofondatore, insieme all’ormai scomparso “Steve Ignorant”, della storica bands leader del “Punk Anarchico”: THE CRASS
Penny Rimbaud ha risposto alle mie domande usando la posta tradizionale, riporto qui di seguito la lettera da me ricevuta:
Ciao Deka, scusa se hai dovuto attendere a lungo per questa mia risposta, ma ho avuto problemi con il tetto e ho passato l’ultimo mese cercando di ripararlo, e finalmente ci sono riuscito.
Secondo te qual è stato il miglior periodo nella carriera dei Crass? …Quando hai ottenuto le più grandi gratificazioni?
Non posso considerare i Crass come un lavoro, ma è ed era un modo di vivere esistente ancora prima che i Crass si formassero e che continua da 25 anni, ossia da quando la band si è sciolta. Questo è il periodo migliore della mia vita (forse perché finalmente ho ottenuto quello che cercavo e per me è più che sufficiente). La mia gratificazione più grande risale alla mia nascita ed è continuata durante tutta la vita che ho vissuto e che deve ancora venire: la mia esistenza è stata un lungo momento glorioso. Cosa posso desiderare di più?
Hai affrontato diversi momenti difficili , soprattutto per ragioni legali, nel passato non hai mai cambiato i tuoi ideali col passare del tempo? Cosa ti spinge a continuare? Raccontaci qualche evento particolare.
Il sistema legale, come la politica o i militari, non mi interessano. Solo io posso definire esattamente cosa sia la mia libertà. Se i politici sperano di rinchiudermi nella prigione dell’ignoranza e della stupidità, non sarò certo io quello che chiederà la chiave per liberare i loro schiavi; loro definiscono i confini e limiti e loro ne subiscono tutte le conseguenze. Il sistema legale opera creando paura e ansia, i media collaborano a mantenere critica questa situazione. Io non presto attenzione né a queste cose, né ai pazzi. Gli eserciti sono pupazzi, i politici sono dei ladri, la pistola è un cervello vuoto.
Cosa ne pensi del G8 e di quanto accaduto a Genova la scorsa estate?
Il “come” attira il “come”. Se i pazzi sono violenti, così saranno anche i loro nemici. Guarda New York. Era tutto così orribilmente prevedibile. Il sistema capitalista è vicino al collasso. Spegniamo le TV, bruciamo i giornali gettiamo via le bende che ci rendono cechi, allontaniamo chi fa propaganda, facendolo così cadere nell’impotenza. Perché armare il nemico? Perché diventare noi stessi una valigia? Non preoccupatevi del futuro, non preoccupatevi del passato, rincorrete la libertà nel presente e liberatevi dalla corruzione e dai suoi ideali.
In questo periodo i giornali italiani suggeriscono una nuova lettura di questi eventi. Gli anti-global vengono in qualche modo accostati a quei movimenti che avevano interessato l’Europa negli anni 60-70. Pensi che sia corretto tutto ciò?
Sì, oggi esiste un movimento che cerca di modificare la realtà in cui viviamo. Noi creiamo il mondo che ci circonda, perché lo facciamo così quando potremmo crearne uno migliore? Perché REagire quando si scopre che le nostre azioni sono per natura pure? Perché REgredire quando ci si trova davanti ad un momento di purezza cristallina all’interno delle nostre menti? Perché accettare il RE della realtà? Gettiamo la realtà dei pazzi e rivendichiamo la nostra esistenza.
Pensi che il movimento punk anarchico esista ancora? O pensi che sia solo un modo di riproporre il passato?
Il punk anarchico è esistito dal principio dell’esistenza e ci sarà fino alla fine. E’ la voce del dissenso che è un nostro diritto e forse la nostra unica salvezza. Chiamalo come vuoi, la gente cercherà sempre di migliorare la propria esistenza.
Trovi che il tuo modo di scrivere sia cambiato col passare degli anni?
I miei scritti si allontanano sempre più dalle convenzioni. Non sono disilluso dalla realtà, non accetto semplicemente che ci sia l’ “UNO”, così io ricerco me stesso e mi riscopro sempre più libero di esistere all’interno dei miei scritti.
Attualmente vivi ancora in una comune. Pensi che vivere oggi in una comune sia esattamente come negli ottanta o trovi che sia cambiato qualcosa?
Conosco altri modi di vivere. Ho vissuto in una comunità buona parte della mia vita, ed è questa l’unica via che sembra aver senso: quello che è mio è nostro, l’esistenza è più semplice in questo modo. Perché mangiare del pane da soli? Perché aspettare quando siamo vivi e liberi? La rivoluzione c’è già stata, è ora di abbandonare l’idea del guadagno.
Quali sono, a tuo parere, gli albums che hanno lasciato un segno nella storia della musica?
“Kind of blue” di Miles Davies. “Inner vision” di Stevie Wonder. “The war requiem” di Benjamin Britten.
Pensi che ci sia qualche legame tra il movimento punk e quello hippy?
Il movimento punk e hippy sono un aspetto della stessa cosa. Sono semplicemente parte di una tradizione del dissenso che va indietro fino a Platone, che ha bruciato i libri di storia con la sua celebre affermazione: “Io esisto”.
Di cosa ti occupi attualmente? Stai portando avanti qualche progetto interessante?
Sto terminando un romanzo intitolato “The Crippled Flesh” e ho recentemente completato una commedia per radio. La parte più difficile è poter pubblicare quanto fatto, ecco dove il capitalismo uccide la creatività. Ma sono cose che non mi interessano.
Descrivici brevemente cosa ha rappresentato per te la Dial House e quali sono i tuoi progetti futuri.
Siamo riusciti a vincere numerose battaglie e abbiamo comprato la Dial House con denaro prestatoci da amici. Stiamo formalmente cercando di inserire la casa in un centro alternativo di sviluppo creativo, un’università per pensieri radicali! Abbiamo donato la casa al movimento per assicurarci che fra 50 anni, quando non potremo più sederci al tavolo per dividere il nostro pane, ci sarà qualcuno che continuerà a farlo. La legalità continuerà a vivere in questa piccola casa e forse un giorno toccherà tutto il mondo.
C’è un concerto che non dimenticherai mai?
“In Alium” del compositore inglese John Taverner che si è svolto all’ Albert Hall in Londra negli anni 70.
Spero che d’aver risposto in modo soddisfacente alle tue domande, sappi che vengono più dal cuore che dalla mente.
Yours in love
Penny.