Urca, che bello.
Al primo ascolto, nonostante ero piuttosto diffidente, mi ha colpito subito questo cd.
Questa è la seconda produzione della neonata Chorus of one, etichetta Torinese/Bolognese. Uno dei due boss è il Max della San Martin Records (che ora ha lasciato ad altre menti) e questo è già motivo d’interesse. Partiamo subito dal nome, che non lascia indifferente, anche se non mi piace, ossia The Chuck Morris Experiment.
Prima di leggere la biografia, quelle in inglese le leggo sempre dopo l’ascolto del cd e solo se questo veramente è valido da essere recensito, ho subito pensato: vuoi vedere che sono o americani o svedesi?
Ed io di questo suono non sono un intenditore, ma le band che mi piacciono arrivano sempre da lì. Vado a leggere e cosa trovo? Svezia! E lì parto con le risate .
Il cd appena parte ti far venire voglia di alzarti dalla sedia e muoverti, muoverti e ancora muoverti. E’ una sensazione che poche volte ho provato in vita mia, l’ultima che ricordo è indietro di 2 annetti quasi ed era il CD dei Torinesi Kelvins, guarda caso sotto San Martin Records.
Qui però il suono credo si possa definire totalmente rock’n’roll, frenetico, mai domo e scontato! “BullShit City”, una delle più lente, ha un suono d’atmosfera, la voce è carismatica e profonda e a me poche voci prendono così tanto, sembra che ti arriva all’anima, pochi gruppi ci riescono, i Social Distortion per esempio, anche se parliamo di generi diversi, ma non troppo distanti comunque. Il cd a me piace molto, si fa ascoltare, sono 12 canzoni per 36 minuti di puro rock’n’roll, certo ci sono quelle più frenetiche ed altre più carismatiche, ma di sicuro non ci trovate canzoni noiose.
Buon ascolto!
Voto: 8