Ha senso nel 2008 comporre un album nella piu’ pura tradizione del beat italiano dei sixties?
Ad un primo ascolto di questo Fiore nero, secondo album dei non piu’ giovani The Cavemen per la Teen Records si rimane un tantino perplessi davanti a versi come ‘ …tutti x uno balliamo lo shake!’.
Ma poi, quando ci riprovi, rimani conquistato dall’aggressivita’ e sincera attitudine con cui Michele Biondi, Matteo Lamargese e c. riescono nell’ardua impresa di riattualizzare una materia cosi’ stagionata, soprattutto a causa della lingua madre.
E’ soprattutto l’incisivita’ delle fuzz-guitars e dei soli a compiere questo piccolo miracolo, i languidi a tratti rabbiosi vocalismi dei due in Fiore Nero, Io sto qui, Non mi odiar, L’ora delle streghe, nelle lente amare e nostalgiche Sogno e Il lungo addio (con tastiere d’annata in bella evidenza), tra i picchi del disco.
Decisamente gustoso lo strumentale Mexicali, sorta di hard-surfin’ con la tromba di Diego Frabetti.
Tre covers dei lontani sixties completano Fiore nero: la piu’ nota La lezione del capellone di Michel Polnareff, Il treno della morte (The Jaguars) e Prima c’era luce (New Trolls), tutte reinterpretate con quella decisa impronta personale che permea tutto il disco.