THE ATARIS: …Anywhere but here

Estate, tempo di stop musicale. Le etichette fanno uscire poco o niente, alla radio trasmettono il tormentone di turno ed il buon ascoltatore punk rock può così recuperare i dischi che si è perso nel corso dell’anno. Ad agevolarci il compito ci pensa stavolta la Kung Fu che, con un tempismo eccezionale, ci consegna la ristampa dell’esordio degli Ataris. Il gruppo di Anderson, Indiana infatti è fresco di contratto major (con la Columbia americana) e si attende per quest’autunno l’esordio per la nuova label, e quale momento migliore che non questo per rendere disponibile ai nuovi fans un lavoro ormai straesaurito. Per farlo hanno pensato bene di ri-mixare e ri-masterizzare il tutto, aggiungendoci anche l’inedito “Ray” e con una traccia cd-rom piena di foto, video e quant’altro. Una quantità notevole di materiale per un disco che suona ancora fresco e divertente, anche se molto distante dall’attuale suono degli Ataris. A farla da padrone su “Anywhere but Here” è un pop-punk tirato che ricorda in molti episodi quello dei Green Day pre-Dookie con una maggiore dose di potenza e lo stesso tiro melodico, anni luce dalle tendenze emo del più recente “End is Forever”. Brani come “As We Speak” e “Neilhouse” sono ben fatti e, pur non gridando al miracolo, si lasciano ascoltare piacevolmente; d’altra parte se il gruppo in poco più di cinque anni è arrivato ad una major non sarà mica per caso. In attesa quindi di poter finalmente ascoltare “So Long, Astoria”, il nuovo lavoro in uscita a gennaio 2003 e che sarà prodotto da Lou Giordano, questa sembra essere l’occasione migliore per “ripassare la lezione”.

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