Sul forum di Punkadeka e all’interno della scena punk si è parlato spesso di questa giovane band che però non aveva all’attivo ancora alcun album per cui la curiosità confesso che era tanta. Si chiamano Temple Rents e provengono da Savona anche se il loro sound fa sicuramente riferimento alle assolate spiagge e alla scena della California.
Si presentano con delle credenziali che lasciano ben poco spazio a commenti: disco prodotto da Darian Rundall (vi dicono nulla Pennywise, Suicidal Tendecies o Persiana Jones?!) e partecipazioni musicali in spot televisivi o produzioni cinematografiche di gran successo. Qui quindi le cose sono due: o sono dei gran paraculati oppure spaccano davvero?!
Messo il disco nel lettore parte “Hold on”, pezzo hard rock con riff “metallosi” che per melodia e potenza ricordano da vicino i Thrice di “The artist in the ambulance”. Non c’è che dire, la partenza è decisamente ottima! Sul medesimo stile segue la title track dell’album “Welcome to felicity” che unisce perfettamente potenza e melodia con una voce sempre graffiante e puntuale.
Sebbene abbia in comune il nome di una celebre canzone degli Offspring la terza traccia (“Ignition”) scade leggermente verso sonorità e melodie maggiormente “pop” ma senza per questo andare a confondersi con la tanta feccia che circola in quell’ambiente (medesimo discorso vale per “Waiting” o “Better of alone”).
Il disco rimane sempre su ritmi sostenuti e la band dimostra una ottima capacità compositiva nel ricamare catchy melodie su basi rock potenti ed energiche. L’unico problema che sinceramente ho trovato è il volersi troppo appiattire sulle classiche tematiche adolescenziali nei testi scadendo troppo spesso nei classici cliche (“…Bullshit, Bullshit the same old shit…”). Sono giovani, sapranno rifarsi.
Menzione particolare per la cover di “Unforgivable sinner” di Lene Marlin che propongono con chitarre distorte e potenti accelerazioni, decisamente gradevole e coinvolgente.
Indubbiamente “Welcome to Felicity” si presenta come un disco sopra le righe con una grande maturità musicale della band. Con molta attesa aspetto di vedere i ragazzi presto live per capire quanto di puro talento loro c’è e quanto invece di sapiente manipolazione in cabina di regia di Darian Rundall.
Per ora non posso che fare i complimenti e i migliori auguri a questa band che saprà togliersi grandi soddisfazioni se continuerà con questa attitudine musicale. Fare un disco che riesce a spaziare dall’hard rock al punk innestando momenti più prettamente pop non è sicuramente da tutti, tantomeno per dei ragazzi cosi giovani. Per quanto riguarda la domanda iniziale, beh personalmente propendo per la seconda di opzione anche se un piccolo margine di incertezza me lo lascio.
Ps. non commento l’ultima traccia che faccio finta di non aver sentito che ne ho piene le scatole di queste canzoni pseudo acustiche tutte uguali da cantare dinanzi ad un falò a Ferragosto per strappare la lacrima e scaldare il cuore alla emo-idiota ci vogliamo limonare.
Voto : 8 + (Un disco d’esordio che lascia il segno.)
Tracklist
1. Hold on2. Welcome to felicity3. Ignition4. Out of here5. Messenger6. Waiting7. Bullshit8. Better of alone9. Unforgivable sinner (Lene Marlin cover)10. Postcards to heaven