Ottavo album in studio per i veneti Talco. Li avevamo lasciati ad inizio estate con un fresco EP (Insert Coin) che li ha accompagnati in tour al “Punk in drublic” dove hanno condiviso il palco con i pesi massimi della scena punk (NoFx, Pennywise etc) dimostrando come, a differenza di tanti altri, hanno ancora tanta voglia di spaccare e dire la loro. E questo nuovo album “Videogame” ne è la dimostrazione.
L’album si apre proprio con “Videogame” che è una delle tracce piu’ potenti dell’intera discografia dei Talco. Stesso discorso vale per la successiva “Via”, i ragazzi invece che ammorbidire il tiro o cercare un sound piu commerciale o ruffiano, tirano dritto per la loro strada con il disco piu potente di tutta la discografia.
Se non fosse che il disco fu composto prima dell’arrivo del covid, avremmo potuto quasi dire che i Talco hanno trovato in “Videogame” una valvola di sfogo per raccontare la loro personale storia come band. Tra invidie e falsità (Paradise crew) hanno preferito tirare dritto per la loro strada in quel “psicolabirinto” che ha portato tante band al “game over”, svuotando le sale dei concerti un tempo piene e riempiendo il web di cattiverie frutto solo di gelosie.
In tutte le tredici tracce di “Videogame” troverete quasi tutto il classico armamentario della band anche se questa volta tra sfuriate punk e intermezzi circensi non troverete i momenti piu “danzerecci”. E’ un disco che va goduto tutto d’un fiato e i due singoli (“Garage jukebox” e Muro di plastica”) sono solo un gustoso teaser di quello che troverete nel disco.
Menzione speciale per me va a “la venuta di banalità” che penso sia un personale omaggio ai tanto bistrattati Offspring: chiudete gli occhi e potrete tornare al 1998, chiari gli echi di “the kids aren’t alright”. E se questo non bastasse, il testo potrebbe essere un triste commento alle ultime elezioni con “cavalieri scadenti ai mercanti vincenti, celebrando la storia con un copione a memoria la venuta di banalità”.
I Talco negli ultimi 20 anni si sono dimostrati senza alcun dubbio la band italiana piu apprezzata della scena. Il loro sound è sempre rimasto costante e coerente, ogni volta che fai partire un loro disco sai esattamente quello che troverai. Possiamo considerare questo un loro limite? Per me no, vengo dalla scuola Bad Religion o Pennywise che da decenni propongono il loro sound senza perder colpi. Sono sempre rimasti fedeli al loro credo senza riciclarsi stancamente (come altri) bensi continuando a proporre sempre un sound potente e diretto. Senza dimenticare che Dema è forse il paroliere piu raffinato che abbiamo, non cade mai in facili slogan e le sue parole – mai banali – danno ancora piu forza alla loro musica.
Arriverà il giorno in cui anche in Italia saranno apprezzati come all’estero, chissà se sarà “Videogame” la volta buona. Lunga vita ai Talco!