A meno di due anni di distanza dal loro secondo album “Combat Circus” ecco ritornare con un nuovo disco i veneti Talco. Non ho mai nascosto la mia simpatia verso i Talco, nonostante questo non penso che posso essere smentito dicendo che sono la migliore Ska-Punk band in Italia.
I Talco incarnano quello che ho sempre pensato sia, e debba essere, il punk, al di la del lato musicale. Sono proprio l’essenza di quello che io credo debba essere una band indipendente e coerente, sputando in faccia a tutti la propria verità e senza venire mai a compromessi nella propria musica. Dopo l’ottimo “Combat Circus” i Talco ritornano con un nuovo concept album che va a scavare negli angoli più bui della nostra società, tirando fuori con l’arma della poesia la falsità e l’ipocrisia che ci abbraccia ad ogni angolo della nostra vita.
Armati di ska, punk, patchanka, varie sterzate gitane balcaniche e un salto nella Pizzica salentina, da moderni menestrelli gridano al mondo la rabbia di una gioventù vittima di un mondo che ha risucchiato i veri valori in una spirale di interessi per sacrificarli al Dio denaro, unica divinità riconosciuta in tutto il mondo.
Traendo spunto dalla vita quotidiana, da film, da ore passate macinando chilometri in furgone per l’Europa i Talco dipingono un quadro astratto ma fin troppo reale della società in cui vi è sempre meno posto per il rosso e dove il nero e il bianco dell’ipocrisia avanzano senza sosta, benedetti dagli alfieri dell’ingiustizia.
Un’Italia capace di sconfiggere la nera vergogna si trova 60 anni dopo a dover combattere ancora con mafia (“Radio Aut”), una classe politica indegna che senza vergogna calpesta il sangue e la memoria dei compagni partigiani (“La casa dell’impunità”) e una lobby religiosa che interferisce con parole e denari nella vita del Paese.
“La torre” riassume quelle che sono le sensazioni e le emozioni di ragazzi come i Talco che con un sogno nel cassetto imbracciano gli strumenti per cantare al mondo intero la loro rabbia verso un mondo che consuma sentimenti, denari e vite innocenti per offrirle sull’altare del capitalismo.
Musicalmente i ragazzi giungono a quello che è l’album della maturità riuscendo a mescolare sapientemente le influenze musicali e le band che li hanno formati e ad inserire su disco la grinta e la rabbia dei loro live. I Talco hanno da sempre dimostrato una maturità decisamente inusuale per la giovane età nel songwriting, in “Mazel Tov” riescono ad unire la passione, la sregolatezza e la follia di chi ama questa musica ai sentimenti di chi crede in un mondo migliore.
Purtroppo nel nostro Paese i Talco non riescono ad avere il successo che si meritano, d’altronde c’è poco da fare, in un Paese che è capace di incoronare per ben tre volte un delinquente conclamato non si può certo pretendere che possa apprezzare ragazzi che suonano con talento e con il cuore per dimostrare che cambiare è possibile. E che questo cambiamento passa proprio per la musica, la loro arma di comunicazione di massa.
Ps. Nemo profeta in patria est…va bene tutto, ma porco il clero qui siamo proprio un grande Paese di coglioni dove i Finley vendono e i Talco sono costretti ad emigrare!
Voto: 9 + (Capolavoro: danzano sulla gloria di giorni conquistati…Hasta siempre Talco!)