TALCO

Una lunga chiacchierata che spazia dalla Palestina allo stato della Sinistra (ma quale?!) italiana senza, però, mai dimenticarsi di parlare del loro ottimo album “Mazel Tov”
“Nemo profeta in patria est”: per i Talco è proprio cosi.

 I Talco sono uno dei pochi esempi dove attitudine e sincerità dimostrano di pagare ancora, anche se però solo fuori i confini d’Italia. 

 

 

A meno di un anno e mezzo da “Combat Circus” ecco ragazzi che ci troviamo di nuovo davanti ad un bicchiere di vino a fare quattro chiacchiere. Non che non mi faccia piacere, tutt’altro, ma mi sorge spontanea la domanda: come mai un nuovo disco “Mazel Tov” (ottimo) in cosi breve tempo?! Cosa vi ha spinto ad entrare in studio cosi presto?!

Fa sempre piacere ritrovarci Davide, hai sempre sostenuto molto i Talco, non possiamo che essere felici di fare quattro chiacchiere con voi di Punkadeka.it . Quanto a “Mazel Tov”, pur essendo consapevoli che avremmo un po’ rischiato a far uscire un disco nuovo così presto dopo il riscontro positivo di “Combat Circus”, abbiamo deciso di andare fino in fondo ugualmente, approfittando proprio del fatto che la scaletta dei brani si era delineata in modo piuttosto rapido rispetto al solito. Ci sembrava sciocco aspettare e lasciare in cantina pezzi nuovi che avremmo potuto suonare dal vivo, quindi ecco “Mazel Tov”. Almeno adesso ci si può concentrare sulla promozione parallela di due album, senza dimenticare il nostro primo cd “Tutti Assolti”. Così per il quarto cd, potremo aspettare quando saremo pronti.

 

Ora parliamo di “Mazel Tov”. Come mai questo nome?! Puoi spiegarci il significato che c’è dietro?!

Mazel Tov è un augurio ebraico, significa “Buona Fortuna”, lo si usa anche come brindisi. Ci sono vari motivi per cui abbiamo scelto questo titolo: musicalmente abbiamo cercato di integrare il nostro sound con la musica ebraica (il tutto senza buttarci a capofitto su un genere nuovo, ma adattandola alle nostre esigenze musicali). L’Yiddish è un lato della cultura ebraica molto importante dal punto di vista storico, politico e letterario e, il fatto che sia qualcosa che col tempo si sta dimenticando si avvicina molto allo spirito con cui abbiamo affrontato i nostri ultimi due progetti. Buona fortuna è anche un augurio per noi e per i compagni viaggio che hanno deciso di prendere una strada diversa. Non male un titolo ebraico per uno dei tanti gruppi ostacolati da questa minuta lobby foraggiata da non so chi. Certo non è questo il motivo per cui abbiamo scelto questo titolo, però indirettamente ha fatto del bene anche a questa stupida polemica, che oltretutto non ha affatto intaccato il nostro rapporto speciale con il pubblico estero, e penso di poter dire la stesso cosa per i gruppi che ti ho citato prima.

 

Vorrei parlare proprio di questo per un istante. In questi giorni lo “stato” Israeliano sta attuando una aggressione che sta portando morte e distruzione nei territori palestinesi. Come è possibile che gli Stati occidentali condannino lo stato Palestinese che chiede giustizia mentre elogia l’aggressione sanguinaria dello stato Israeliano?! Perchè i libri di storia vengono sempre letti al contrario dai nostri politici?!

A noi lo dici? Sai quanti problemi abbiamo in Germania per avere preso posizioni per il popolo palestinese? Ci hanno dato degli antisemiti, senza sentire la nostra versione dei fatti, le nostre idee lontane anni luce dall’antisemitismo. Sebbene sia una cosa di poco conto – peraltro finita – dato che si tratta di una minoranza foraggiata dai partiti liberali tedeschi, dà un enorme fastidio. Ci sono passati i Banda Bassotti, gli Ska-p, gli Obrint Pas, e ci siamo passati pure noi. Che dire, sembra che prendere posizioni contro un’invasione e a favore di un popolo che viene umiliato ogni giorno, dalle nostre parti vuol dire essere antisemiti. C’è un libro di Norman Finkelstein, ebreo, che parla appunto di come la memoria di una tragedia come l’Olocausto sia stata usata vergognosamente per legittimare le nefandezze attuate dal governo israeliano dalla guerra dei Sei Giorni fino ad ora. Da stato-satellite degli Stati Uniti, col passare degli anni Israele è diventato potenza nucleare alleata all’occidente a tutti gli effetti. Oltretutto l’antisemitismo in Italia è un sentimento ignorante che, prima del fascismo, è stato “sdoganato” dalla “liberissima” chiesa cattolica: beh, diciamo pure che sono due fazioni che non ho mai nemmeno sfiorato e dalle quali mi sono sempre tenuto fieramente alla larga, convinto che valori come la solidarietà e l’uguaglianza di diritti vada cercata in altri ideali. Facciamo così, d’ora in poi diremo che siamo tutti antisemiti, da Chomsky, a Moni Ovadia, Finlkenstein, tutti ebrei ma contro gli ebrei. Capisci l’idiozia degli Anti-German? Vergognosi e imbecilli nella loro pochezza intellettuale.

Le atrocità commesse da Israele la dicono lunga sul valore che i diritti umani hanno per l’Occidente, quei diritti umani di cui si fanno tanto portatori, naturalmente solo se accompagnati da interessi legati all’economia neoliberista. Una grande lezione di valori, direi. Nessuno vuole legittimare il terrorismo islamico di Hamas, anzi. Ma non si può stare in silenzio di fronte a un genocidio che dura da mezzo secolo, di cui il terrorismo fondamentalista è una tragica conseguenza, difficile da placare con metodi guerrafondai e di sterminio di civili.

 

Torniamo però a parlare di musica. Il disco ormai è uscito da qualche mese. Quale è stata la risposta del pubblico a questo disco?! Trovate vi sia stata differenza tra l’approccio alla vostra musica all’estero e invece in Italia.?!

A quanto abbiamo visto e sentito il pubblico ha apprezzato molto il disco. E anche a livello di recensioni non possiamo che essere soddisfatti  Ora è già in ristampa da un mese. Sicuramente i brani già entrati in testa sono quelli che abbiamo messo a disposizione su myspace, ma, a quanto visto dall’ultimo mese di concerti, il pubblico ha già assimilato con entusiasmo il nuovo disco, motivo per cui continueremo a ringraziare infinitamente la gente che ci sostiene. Quanto alla questione Italia-estero, c’è una differenza abissale. Penso alla Germania che per noi è l’apice: gente impazzita che balla dall’inizio alla fine, se ne strafrega se il gruppo va in tv o no. La stessa cosa per la Spagna, la Catalogna e i Paesi Baschi, ma potrei parlare ugualmente della Svizzera e dell’Europa dell’est – c’è una scena indipendente che scalza ogni cosa che non ha a che fare con essa, la musica è libera di esprimersi e la mentalità delle persone che si avvicinano a questo mondo è più aperta e non dipende da mode; è un ambiente eccezionale e sincero che ti offre soddisfazioni notevoli, in quanto nessuna band ha la precedenza, tutte possono dimostrare il proprio valore senza sottostare a “padrini” della scena.

Ma il pubblico italiano non è da buttare, anzi: c’è un fervore notevole attorno all’esibizione di un gruppo punk, noi compresi. Però ci sono alcuni gruppi vecchi che non sfornano un disco decente da anni, ma che fanno ancora la parte di “maestri” della scena punk, grazie alla pubblicità e ad un giro piuttosto chiuso nei confronti dell’esterno, del nuovo. Non penso affatto sia colpa del pubblico, e neanche che la crisi della nostra scena indipendente sia dovuta solo all’arrivismo di imprenditori della musica, penso che chi ha fatto campare questi opportunisti per paura di “sparire” debba prendersi una bella fetta di colpe.

Certo, abbiamo fatto concerti molto belli anche in Italia, ma è sempre stata una grande fatica la promozione dell’evento, anche per lo scarso aiuto da parte degli organizzatori. È nostro costume non tirarcela (perché non stiamo facendo niente di speciale se non divertirci) e non pretendere troppo dalle persone. Questo si tramuta in una presa per i i fondelli da parte di organizzatori che approfittano della situazione…come si dice, dai un dito e ti prendono il braccio.

So che molte cose sono cambiate in questo periodo, Riccardo e Checco hanno lasciato la band, ma d’altra parte il Cavaliere è sempre li sulla poltrona ad offrirvi spunti per le vostre canzoni. Come mai questo cambio di line-up in una formazione che mi sembrava assolutamente rodata?! I nuovi sound balcanici provengono dalle new entry nella band?!

Mah, la sterzata balcanica era già stata presa prima che Riccardo e Checco andassero via. La loro è stata una decisione dolorosa, ma forse giusta così: oltre ad un clima di tensione che si era creato, c’erano bisogni diversi da parte di alcuni di noi. La fine di quest’anno è stata un periodo pessimo, contornato non solo da tensione all’interno del gruppo, ma anche da problemi personali. Avevamo pensato perfino di scioglierci. Fortunatamente molte persone ci hanno aiutato (un grazie infinito a Mauro e Franco e alla famiglia Due Forni da Berlino), e con entusiasmo rinnovato abbiamo deciso di riprovarci. Ora come ora ti posso dire che siamo felicissimi della nostra scelta perché stiamo vivendo forse il migliore momento da quando abbiamo iniziato a suonare insieme. Si respira un clima di amicizia, sintonia, divertimento, e le soddisfazioni che ci dà la gente sono sempre maggiori. Chetto e Rizia, i nuovi arrivati, sono persone fantastiche che hanno contribuito a rasserenare l’ambiente e si sono dimostrati amici sinceri.

 

“Combat Circus” fu un vero e proprio concept-album sulla deriva della sinistra (si può chiamare sinistra quella?!) italiana. “Mazel Tov” segue la stessa scia, anche se questa volta avete voluto fare una sorta di raccolta di novelle in cui raccontate da moderni menestrelli con ironia e poesia la società moderna. Come riuscite a mettere in musica e poesia la rabbia che nasce dal dover subire le ipocrisie di un mondo che vede i giovani alla deriva?!

Penso che quello che mancava un po’ a Combat Circus, sia stato ripreso da Mazel Tov, motivo per cui, come hai detto tu, i dischi sono molto legati tra loro: Mazel Tov è un ritorno a casa, più maturi, in seguito a molte esperienze vissute, anche direttamente. Abbiamo voluto portare a casa le storie che ci hanno arricchito e ci hanno permesso di partecipare con molta più sensibilità alle tematiche che affrontiamo. La crisi della sinistra e dell’opinione pubblica manca proprio di questo: non c’è più una partecipazione etica e morale alla vita politica. Abbiamo da un lato il dissenso sloganistico, freddo e per questo molto dannoso, e dall’altro un menefreghismo di fondo. Come non si può provare dolore, ad esempio, per gente comune che muore sul proprio posto di lavoro? Con Mazel Tov volevamo integrare il tema di Combat Circus, cercando di attribuire la causa di una crisi della sinistra, a una mancanza di partecipazione emotiva ai problemi attuali, a favore di un minaccioso arrivismo da “calcolatori”: come dovrebbe spiegarsi altrimenti il non alzarsi indignati di fronte a dichiarazioni del tipo “dobbiamo riscrivere la storia,  “Mangano era un eroe” o scempi del genere?

Come in ogni vostro disco anche questa volta onorate la memoria dei Compagni partigiani morti per la pace e la libertà (“La tarantella dell’ultimo partigiano”). Due domande voglio farvi che in questo anno mi hanno profondamente ferito sentendomi orgoglioso figlio della Resistenza e cresciuto con valori radicalmente Anti-Fascisti. Cosa pensate dell’affermazione del presidente Napolitano che ha detto che “la Resistenza fu guerra civile”?! E’ possibile definire una guerra di liberazione da una vergognosa oppressione “guerra civile” e cosa ancor peggiore da chi si è professato Comunista fino all’altro ieri?!

“Tarantella dell’ultimo bandito”, è stata scritta in memoria del nonno di Enrico (Sax), partigiano della Brigata Garibaldi, all’età di 20 anni. Dedicata a chi crede ancora che la storia la faccia la gente comune e a chi scelse di stare dalla parte di chi liberò l’Italia e non di chi la opprimeva.

Quanto a Napolitano, non mi sento di nutrire una grande stima nei confronti dell’attuale presidente della Repubblica e mi trovo d’accordo con Grillo, quando sostiene che Pertini avrebbe sputato sulla mano di gente come Bossi, La Russa, Fini, Alemanno e chi più ne ha più ne metta. Battute del tipo Morfeo Napolitano mi sembrano più cazzate da Pippo Franco sinceramente.

Certo, delle persone dello stesso paese hanno lottato tra loro, ma non è un motivo buono per riabilitare chi invadeva l’Italia mettendoli sullo stesso piano di chi la liberò: parlare di resistenza esclusivamente come guerra civile, è come leggere un libro saltando i capitoli più importanti e arrivando ad una conclusione in base a ciò che è stato letto. Mi spiego: molti storici tendono a trattare la resistenza in più termini: come guerra di liberazione, lotta di classe e guerra civile. Minimizzare un discorso storico più vasto in una frase senza il suo contesto, come ha fatto Napolitano, è un atto scellerato, specchio di una sommaria cultura nella società attuale, di un’ambigua e pericolosa sufficienza e di un revisionismo con cui si tende ad affrontare la storia delle nostre radici. Una società che mischia giornalisti protagonisti come Pansa e li erge a storici. È una vergogna la superficialità che la nostra cultura presenta, come sporcare o ignorare la memoria, vedi, come ultimo esempio di superficialità ed ignoranza il film “Miracolo a Sant’Anna”.

La seconda domanda invece riguarda il Partito Democratico. Tralasciando il disgustoso e vergognoso disegno politico/economico che vi è dietro, cosa pensate del fatto che non abbiano voluto inserire la Resistenza nei valori fondanti il Partito?! Come vi spiegate che gente che fino a 4-5 anni fa partecipava alle feste dell’Unità e si chiamava “Compagne e Compagni” ora si vergogna del suo glorioso passato e lo rinnega?!

Sul PD penso che ne abbiamo già parlato molto su Combat Circus. Semplice: non è un partito di sinistra. Non deriva dal Pci, lo rinnega e se ne vergogna, e quindi non rimanda neanche alle radici della resistenza. Per il Partito Democratico la Resistenza è un peso vecchio che ingombra nel cammino verso il cambiamento. Quello che è importante per il partito è sedare gli antagonismi per mantenersi integro. E quindi valori come quello della lotta di liberazione partigiana passano in secondo piano. Penso che, anche se non appartengo idealmente alla sfera “istituzionale” del pensiero di sinistra, persone come Berlinguer si stiano rivoltando dalla tomba. Mi fa piacere comunque che un partito che si professa portatore del nuovo, abbia l’onore di annoverare fra le sue file un certo Del Turco, complimenti per il cambiamento.

In “Mazel Tov” avete fatto anche una cover della band “El Potro Rodrigo” su quello che è forse il più grande, di sicuro il più discusso, calciatore della storia, Diego Armando Maradona. Sinceramente trovi che una figura come Maradona possa essere preso come simbolo e mito?! E’ stato vittima o carnefice del suo destino?!

A mio parere Maradona è stato vittima dell’ambiente che lo circondava e la sua debolezza è dovuta anche dall’immaturità data dalla sua giovane età (i calciatori fioriscono tra i 18 e i 30 anni, in un mondo difficile da controllare). Maradona è il poeta del calcio, ed ha rappresentato sempre l’immagine dell’uomo scomodo, senza peli sulla lingua, pronto ad attaccare quando c’era da attaccare, che odiava la diplomazia con la quale ogni giocatore che viene intervistato ora si approccia all’ambiente del calcio. Sarebbe riduttivo ricordarlo solo per la cocaina o per gli errori commessi.

Un grande regista come Goran Bregovic ha dedicato proprio un film a Maradona. Mi riaggancio a lui perché ho trovato che in Mazel Tov oltre alle classiche influenze ska e patchanka questa volta siano entrate prepotenti sterzate balcaniche e gitane che molto mi ricordano il sound di Bregovic (Nel villaggio – Merlutz – Mazel Tov). Da dove derivano queste sonorità gitane?! Cosa vi ha influenzato in questo periodo?! C’è qualche band in particolare che potete suggerire?!

Purtroppo devo ancora vedere il documentario di Kusturica su Maradona. Kusturica è forse il regista che stimo maggiormente. Penso che film come “Il tempo dei gitani”, “Underground”, “Gatto nero, gatto bianco”, siano dei capolavori, un modo esemplare di raccontare con ironia e malinconica tragedia la storia della Ex-Jugoslavia e del popolo gitano. Mi ha aiutato anche nella stesura dei nuovi pezzi. L’idea di allontanarsi dalla realtà per raccontarla attraverso sfumature di surrealismo è una delle cose che amo di più del mondo del cinema, e di Kusturica.

Musicalmente i soliti ascolti che ci accompagnano dai primi anni insieme, si sono integrati di nuove sonorità: band dell’est come la Kokani Orchestar, le Fanfare Ciocarlia, la musica ebraica, assieme ai più noti Bregovic e Kusturica, tanto per citarne alcuni. Sempre naturalmente assieme al gruppo per eccellenza a cui dobbiamo molto, la Mano Negra.

 

La canzone “Il treno” è liberamente ispirato al film “Train de vie”. Come mai questa citazione cinematografica nel vostro disco?!

Volevamo parlare dell’Olocausto senza cadere nella banalità di una tematica troppo usuale. “Train de Vie” è uno dei film che hanno destato in me maggior interesse e rimandano a pieni voti al filone “gitano-ebraico” di cui parlavamo prima: l’atmosfera che mischia reale e assurdo, le musiche di Bregovic, i dialoghi di Moni Ovadia. “Il Treno” è anche quell’evasione dalla realtà di cui avevamo bisogno per descrivere come siamo riusciti ad uscire da quel brutto periodo in cui ci stavamo quasi per sciogliere. Ho scelto di parlare dell’Olocausto, dopo aver visto “Train de Vie”, pensando alla morale semplice e immensa di quella storia: a volte crearti un mondo e un sogno al di fuori della tragicità del reale, ti aiuta a vivere di nuovo. Ancora più di Combat Circus, infatti, Mazel Tov parla molto di noi.

 

Nell’ultimo anno si è parlato in lungo e largo del celebre libro di Rizzo e Stella intitolato “La Casta”. Anche voi parlate di qualcosa di simile nella canzone “La Casa dell’Impunità”. Come fa un ragazzo di poco piu di venti anni come noi ad avere ancora fiducia in un sistema che perpetra indisturbato truffe e frodi ai danni dei lavoratori che sudano il pane che portano la sera in tavola a casa?! Lo chiedo a voi che riuscite ancora a guardare questo mondo con occhi da sognatori.

Penso che il problema della casta sia arrivato agli occhi di tutti grazie al fenomeno Grillo. C’è una cosa che mi turba maggiormente della società attuale: l’idea che tutto ormai risulti normale, e che chi critichi lo stato attuale delle cose in Italia, sia bollato come noioso, ripetitivo, qualunquista. Manca la critica, manca un’opinione pubblica che si stacchi dalla linea indicata e quasi imposta psicologicamente da due partiti molto simili tra loro.

Grillo ha svegliato la gente, non condivido ogni cosa che dice, ma avuto il merito di sottolineare che l’informazione non deriva dai giornali o dalle tv del cavaliere, ma ci sono molti canali per crearsi un’immagine completa di ciò che sta accadendo e continuerà ad accadere sopra le nostre teste, dell’impunità, gli scempi, l’egoismo di poltrona diventato ormai normalità nella società attuale. Certo chi si ferma ad un post di Grillo pensando di essersi creato una cultura completa (e ce ne sono), non ha capito niente, a mio parere, ma una scossa sicuramente è stata data, ed era quello che serviva.

 

 

 

“La Torre”, mia canzone preferita dell’album, parlare sotto forma di metafora della storia di un gruppo di ragazzi che animati da grandi sogni cercano di cambiare il mondo. Quanto è difficile avere ancora ideali e aver voglia di uscire dalla “Torre”?! Molte volte confesso che anche io me lo domando, temo un giorno di non trovare risposte però.

Assieme a “Il Lamento del mare, “la Torre” è il riassunto di tutto quello che abbiamo cercato di descrivere nei nostri ultimi due album. Grandi linee, prosegue il discorso interrotto con Testamento di un Buffone: racconta di noi, delle nostre soddisfazioni, i nostri viaggi, le nostre esperienze e anche delusioni. Parla di tutto: del nostro amore per le terre dove abbiamo suonato, per le persone che ci hanno permesso di farci conoscere a dispetto di tutte le difficoltà e gli ostacoli incontrati sulla strada. Anche le poche cattive esperienze ci hanno arricchito, insegnandoci a stare alla larga da approfittatori che volevano arruolare il nostro semplice entusiasmo, cercando di trarre profitto dalla nostra realtà. Siamo cresciuti, grazie a nuovi incontri, entusiasmo rinnovato, assieme alla voglia mai tramontata di attaccare tutto ciò che cancella la memoria storica e i valori che illuminano il pensiero libero e l’utopia di credere in un’etica della vita. Per questo continuiamo a scappare dalla Torre.

 

In “Il lamento del mare” parlate della strage silenziosa che succede ogni giorno nei cantieri e nelle fabbriche di tutto il mondo. Come ti spieghi che si parli molto di questi eventi, soprattutto quando succedono eventi come la Thyssenkrupp e Marghera, ma poi concretamente si mandino i ragazzi a morire senza nulla fosse?!

Sono contento di questa domanda. Penso che se ne parli tanto e se ne faccia poco, solo per buonismo di facciata. Per capirci, mi sembra di vivere in una puntata di Buona domenica, dove dopo aver fatto e detto una marea di puttanate si fa del bieco e facile moralismo per catturare un applauso, del consenso. Questa è la nostra società, una rappresentazione televisiva, attenta ai propri interessi, ma mascherati con lacrime da coccodrillo e finta morale.

L’idea di scrivere ancora una volta un brano sulle morti bianche, è proprio partita dalla notizia della morte degli operai della Thyssenkrupp, durante l’intervista rilasciata dal proprietario della fabbrica: mi ha rabbrividito il fatto che, attraverso scuse fredde e “diplomatiche”, abbia dichiarato la sua totale estraneità ai fatti, solo perché legalmente pulito, e attribuendo ad errori degli operai parte delle colpe, il tutto di fronte ai familiari addolorati. Questo mi interessava sottolineare: la perdita dell’etica, della sensibilità, dell’attaccanento morale ad un ideale, che ti fa partecipare emotivamente agli eventi che coinvolgono il mondo.

 

Come bonus track avete dedicato una canzone al “St.Pauli” quartiere e formazione di calcio anti-fascista tedesca. Nell’ultimo anno, lo dico con un pizzico di orgoglio ma al medesimo tempo tristezza, avete avuto più date oltralpe che nella vostra terra. Un tempo le “Feste dell’Unità” e i centri sociali sarebbero stati il palco adatto alla vostra musica, ora per suonare siete costretti ad emigrare con il vostro furgone. Come te lo spieghi?! Problemi con il vostro sound, con il vostro messaggio politico o semplice ignoranza musicale italiana?!

No, no, oltre che per i motivi che ti ho descritto, aggiungerei che né i centri sociali, né le Feste de l’Unità organizzano più qualcosa di interessante. Solo dj, dancehall, musica fatta mettendo su un disco o un computer, che noia, tutto sembra diventato una discoteca. All’estero non è così.

Molti ci chiedono perché trascuriamo l’Italia, non è vero: se ci chiamano all’estero e traiamo soddisfazioni dai nostri concerti all’estero, suoniamo e continueremo a suonare oltralpe, se ci chiamano in Italia veniamo a suonare volentieri anche qui. Figurati se snobbiamo un posto per un altro. Semplicemente siamo molto conosciuti all’estero e un po’ meno da noi, ma ciò non vuol dire che suoniamo poco in Italia. Spero sia chiaro questo.

E comunque l’Italia non è il centro del mondo, no?!? Pensiamo agli Obrint Pas che non hanno mai suonato da noi, e in Europa sono uno dei gruppi più famosi?!? E chi direbbe che i Talco suonano in Germania, Spagna, Svizzera, Europa dell’Est con bands di spalla, che invece in Italia sono  conosciutissime e suonano come gruppo di punta? Eppure succede, e, ad un certo punto, poco ci interessa se suoniamo di più in un posto piuttosto che in un altro. Certo dispiace fare così tanti chilometri, ma quante soddisfazioni….

Navigando su Myspace ho notato che avete una forte fan-base in Serbia e Croazia con moltissime ragazze e ragazzi che vi hanno tra i top friend. Come ti spieghi questo “grande” successo in quelle terre dove se non mi sbaglio non avete mai suonato?! Potere della musica o potere di Myspace?!

Myspace è eccezionale, ha dato la possibilità alla musica di liberarsi. Tramite questo canale le industrie discografiche iniziano a ritrovarsi “fuori dal giro”, e i gruppi indipendenti come noi hanno molta più facilità ad emergere, e tenere i contatti direttamente con la gente, Questo è un nuovo modo di intendere la musica, come avrebbe sempre dovuto essere. Poi c’è Youtube, dove gira qualsiasi tipo di video. Internet è un mondo fantastico per poter fruire di ogni tipo di informazione sia essa di carattere politico, sociale e musicale. Alla fine, non dovrei dirlo, però i dischi dei Talco sono liberamente ascoltabili e scaricabili dappertutto….

Non vi fa tristezza vedere come i Centri Sociali, in cui sono cresciuto e penso anche voi, non diano più spazio alla musica ma cosa ancora più triste non riescano più a rendersi portavoce della rabbia dei giovani per trasformarla in un’arma positiva. Ai miei tempi sapevo che in quei posti avrei trovato ragazzi che avevano i miei stessi valori, ora o non li trovo o vedo che le pasticche hanno bruciato i loro cervelli. Cosa è successo negli ultimi dieci anni secondo te?! Quanta colpa ha la sinistra italiana in questo?!

Qui penso non abbia molta colpa la sinistra italiana, anzi si. Oddio, sono un po’ confuso. Il credere di poter “arruolare” un movimento variegato riconducendolo a due o tre organizzazioni – come è stato fatto – ha creato un solco all’interno della gente che amava esprimere nelle piazze le proprie libere idee, e che andava in piazza proprio perché non si doveva sentire rappresentata da nessuno se non da se stessa. I centri sociali si sono chiusi, il qualunquismo della gente ha fatto la sua parte, ma non può mai esserci mai una causa univoca sul crollo di un ambiente di fervore come era quello dell’antagonismo nella penisola. Come ti ho detto prima, tutto è diventato una discoteca, gli inni alla moderazione delle istituzioni italiane hanno plasmato e addormentato la nuova opinione pubblica e i centri sociali, invece di reagire con l’informazione, hanno opposto solo rigetto chiudendosi e sparendo. Questo non vuol dire che si dovessero o si debbano trovare compromessi, servirebbe semplicemente quello per cui i centri sociali e la sinistra antagonista sono nati: aggregazione e informazione. Ora come ora non ne vedo molta, naturalmente con dei felici distinguo, che per fortuna mantengono ancora viva la speranza.

 

 

Le nostre chiacchierate sai bene sono sempre tra la musica e la politica. Una domanda sulle ultime elezioni prima di salutarci non posso non fartela. Come ti spieghi il disastro che le formazioni che in una qualche forma si ispiravano ai valori della Resistenza e della bandiera rossa non siano riuscite nemmeno ad arrivare al 4% e avere una rappresentanza parlamentare. Se dovessi dare della percentuali quanta colpa daresti all’informazione (e alla sua mente), quanta ai leader di quella sinistra e quanta invece ai voltagabbana figli di nuove derive borghesi-fasciste del Pd?!

Una domanda sulle percentuali….ok, ci sto…..direi 25% all’informazione (che era più preccupata di affondare Veltroni; quindi la percentuale è dovuta allo scarso spazio lasciato ad altre fazioni facendo sembrare tutto una corsa fra due), 30% a se stessi (perché, diciamocelo, la sinistra istituzionale ha fatto un’amara figura in questi ultimi anni e dovrebbe fare un mea culpa prima di tutto), 45% al Pd….che, faccio notare, ha perso le elezioni, senza sfondare al centro come avrebbe voluto.

Bene ragazzi siamo quasi giunti alla fine di questa chiacchierata. E’ stato come sempre un piacere incontrarvi. Prima di salutarvi però vi chiedo quali sono i vostri progetti per il prossimo futuro e dove vi possiamo venire a vedere in Italia. Per concludere il microfono a voi per salutare i vostri fan e mandare il vostro messaggio senza censura.

Senza censura? Beh, senza censura ne avrei tante da dire, ma meglio che teniamo tutto per i viaggi in furgone. Scherzi a parte, speriamo di suonare di più in Italia, ma sembra che qualcosa stiamo già facendo e ha avuto i suoi ottimi risultati. Per adesso pensiamo a suonare il più possibile per promuovere i nostri dischi e in un futuro torneremo in studio per un live o un nuovo album. Ma non voglio forzare la mano, ci siamo spremuti abbastanza in questi due-tre anni, vogliamo goderci un po’ di festa. Mazel Tov!

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