Ritornano con il loro patchanka i Talco, una delle migliori realtà underground italiane con un album che seguendo le orme del sommo poeta Dante con incredibile tempestività canta la deriva della società italiana, “La Cretina Commedia”. Prima della premiazione per l’impegno sociale al MEI abbiamo scambiato quattro chiacchiere tra politica e musica con i ragazzi. Viel spass Talco!
Hallo, wie geht es dir?
Bene grazie, ce la passiamo sempre meglio!!! Ahahah!
Scusate mi sembrava il caso di rendere omaggio alla vostra patria adottiva visto che in Italia faticate ancora a trovare il vostro meritato spazio. Da qualche mese è uscito il vostro quarto LP intitolato “La Cretina Commedia”, quando avete inciso il disco a Maggio immaginavate di trovare un titolo cosi attuale?!
Sicuramente, dato che la “Cretina Commedia” era il titolo di una delle puntate di Onda Pazza dell’emittente “Radio Aut” di Peppino Impastato….e si parla del 1977! Consapevoli della realtà immutata in tutti questi anni, era come sparare sulla Croce Rossa, un punto di partenza ahimè certo!
Questo disco per la prima volta è uscito per un’etichetta straniera (ndr Destiny Records della Destiny Tourbooking l’agency di bands quali Nofx, Pennywise, Lagwagon etc). Questo segna un ennesimo processo di recisione delle radici dalla vostra madre terra che ancora vi dà cosi poche soddisfazioni o sbaglio?! Come mai nessuna etichetta italiana si è ancora interessata attivamente a voi?! Paura delle vostre idee per caso?!
Mah, non credo dato che alcune etichette oramai producono gruppi politicizzati. Anche in Italia sta iniziando ad andare bene, il pubblico comincia ad accorrrere numeroso, sia lodato internet! Sono gli organizzatori che continuano a non sapere di che gruppo si tratti perché siamo poco pubblicizzati, ma non è un problema, anzi a volte è meglio così: offre più spunti per soddisfazioni personali!!! C’è stato un concerto di recente, in cui abbiamo chiesto cortesemente agli organizzatori un pass in più e ci hanno simpaticamente apostrofato con frasi del tipo : “Ma che cazzo volete? Siete un gruppo spalla di merda! Secondo voi devo sprecare un pass per un gruppo spalla di merda?”…Vedere dopo un concerto che la gente canta le tue canzoni a memoria, che ti ringrazia esaltata di fronte allo sguardo stupito degli organizzatori di cui prima, ti gratifica ancora di più! A me personalmente piace molto suonare in Italia, ma come ci siamo già detti molte volte in vecchie chiaccherate, abbiamo trovato un sistema per cui, anche a livello indipendente, molto gente è come quella descritta (con felicissime eccezioni eh), e risulta difficile emergere e godere dei frutti del proprio lavoro. Naturalmente, ripeto, parlo del lato istituzionale, quanto a pubblico ormai sta andando in modo soddisfacente. Penso che l’Italia sia un microcosmo per la musica, e forse vivere qua e in questo sistema non ci fa accorgere di quanto grande e eticamente valido sia il panorama della musica indipendente europea e tu che vivi nella patria di uno dei più grandi festival di musica in Europa (ndr – Ungheria) ne sai qualcosa. Noi abbiamo avuto la fortuna di diventare conosciuti in Germania, Spagna, Austria, Svizzera, nelle zone della Ex-Jugoslavia, abbiamo per la prima volta toccato la Danimarca. E farlo da gruppo italiano ti da una soddisfazione enorme, essendo veramente pochissime le bands conosciute all’estero. Devo essere sincero: non avrei mai immaginato che avremmo avuto queste opportunità, e penso che oltre a noi stessi e alla nostra voglia di suonare dobbiamo dei ringraziamenti e delle persone in particolare, in primis una che ci ha raccolti quando avevamo in mano più o meno un demo: Enrico dei Los Fastidios. È stato lui a dirci di non mollare alle prime difficoltà italiche e di affacciarci all’estero. Lì abbiamo conosciuto l’ambiente berlinese che ci ha adottati e da lì è partito tutto, con Kai Muttis, Mauro e Franco da Berlino, la Destiny. Enrico ci ha permesso tutto questo. È una persona eccezionale, integra, una delle realmente sincere ed oneste che ho conosciuto, un amico e gli auguro altri infiniti anni di musica. Lui e Kai Muttis sono le persone da cui ho imparato di più e da cui sto imparando tuttora.
Quanto all’ambiente italiano, non mi dilungo troppo, abbiamo già parlato di scarsa meritocrazia, di bacini indipendenti gelosi del proprio orticello, spesso anche poco conosciuti al pubblico, ma, grazie alla pubblicità, sempre lì.
E poi arriva l’offerta di Destiny, interessata a ristampare i nostri album precedenti e a produrre il nuovo disco: un ambiente conosciutissimo dato che porta in Italia tutte le band che ruotano attorno al circuito Epitaph-Fat wreck…come dire di no ad un’opportunità del genere? E soprattutto, come dire di no a un ambiente, quello berlinese, che è diventato la nostra famiglia? Non è andare contro l’Italia o scacciare le nostre radici: penso infatti che fare un disco su Peppino Impastato sia la testimonianza del fatto che abbiamo a cuore le nostre radici. Semplicemente ci sentiamo un gruppo europeo e non esclusivamente italiano, e avere la fortuna di godere di un’opportunità del gente non credo voglia dire ignorare l’Italia, ma vivere il più possibile di emozioni e se non è un emozione unica arrivare ad ispirare fiducia a realtà come quella di Destiny…..
Quest’anno è stato molto intenso per voi. Mi piace ricordare tre cose:
– un disco nuovo e l’invito a Cinisi per ricordare Peppino Impastato, di cui parleremo più avanti;
– aver riempito con 22000 persone lo Stadio del Sant Pauli, celebre piazza antifascista;
– aver aperto per i NOFX davanti ad un pubblico che finalmente vi ha tributato la giusta attenzione e aver fatto più di 300 persone all’Estragon suonando in contemporanea ai Blink182 con un Indipendent Days festival sold-out.
E per ultimo questo premio più che meritato. C’è altro da aggiungere?!
Tante soddisfazioni, e le hai riassunte benissimo in questi 3 punti perchè racchiudono tutto quello che ci riguarda: il piacere di venire in contatto e stringere rapporti sinceri con persone che ammiriamo e di cui parliamo nelle canzoni, il pubblico con cui abbiamo un rapporto molto diretto, la musica, il piacere si suonare e fare sacrifici per questo, la possibilità di esibirci con gruppi che abbiamo sempre ascoltato….
Come è stata questa esperienza al MEI?!
Non siamo soliti a ricevere premi, e in generale non diamo molta importanza a selezioni o concorsi, ma il premio per l’impegno sociale per noi è stata veramente una grandissima soddisfazione. Era la prima volta che partecipavamo attivamente al Mei, siamo stati invitati a unca conferenza sulla musica e la lotta alla mafia e un’ora dopo al Punkadeka Festival. Ringraziamo tutti, pubblico e redazione di Punkadeka che sono stai molto generosi con noi. Ci ha fatto veramente molto piacere.
Invece di Mosca cosa ci racconti?! Su Youtube vi sono dei vostri video folli!
Mosca è stata una delle sorprese più felici dell’anno. Nessuno di noi si aspettava un seguito simile, senza aver mai suonato, e con distribuzioni che difficilmente toccavano la Russia. Il pubblico ci ha travolto, sembrava un concerto hc, gente in stage-diving di continuo, cantavano le canzoni a memoria. Un pubblico trai più calorosi mai incontrati!!!! Speriamo di riuscire a tornare al più presto……
Toglietemi una curiosità, la copertina non è per caso un tributo al capolavoro dei Rancid “and out come the wolves”?! Non trovate che vi sia più di una somiglianza in merito?!
Certamente! È nato come scherzo all’inizio, poi, prendendolo più sul serio abbiamo pensato che potesse avere anche un “significato” se così lo possiamo definire: raffigura molto il nostro progetto musicale in fin dei conti: fare punk con influenze folk o viceversa. Penso che un genere non lo si inventi, o non lo si innovi. Non mi verrebbe mai in mente di scrivere un pezzo, pensando di innovare, sarebbe, oltre che un peccato di presunzione notevole, anche un non aver compreso i generi che ascoltiamo da anni. Le canzoni nostre sono la fusione di tutto quello che abbiamo sempre ascoltato, e la base punk naturalmente è molto forte…l’approccio nei testi magari è un po’ più folk, come è stato detto da alcuni, così ci sembrava azzeccato inserire il contesto “folk” della storia di Peppino nella nostra tradizione più “punk”.
Il disco prosegue nella strada iniziata con “Mazel Tov” in cui ad un tirato ska-punk vi eravate naturalmente evoluti verso un eclettico patchanka sulla scia di una storica band come i Mano Negra. Questa volta articolate anche un paio di acustiche ballad come “Ultima età”, “Casa memoria” e “Perduto Maggio”. Cosa vi ha dato l’ingresso dei nuovi membri e da cosa nasce questo eterogeneo mix di sonorità?
La vecchiaia ci sta rimambendo! Scherzi a parte, ci sentiamo più liberi di esprimere le nostre influenze musicali, che sono aumentate rispetto agli inizi. Quanto ai nuovi membri, arrivati nel periodo “Mazel Tov”, direi che questo ingresso ha CREATO i veri Talco, intesi come un gruppo di amici unito da intenzioni e progetto comuni, cosa che precedentemente stentava a concretizzarsi. Lavorare con amici e nel clima disteso del divertimento ti permette di dare il meglio di te in ogni occasione. Le ballate, come in precedenza, sono uscite naturalmente, senza alcuna forzatura e credo che si inseriscano bene nel nostro sound (tanto che Perduto Maggio e Casa Memoria, fanno parte anche della nostra nuova scaletta live). La presenza di Rizia e Ketto dal punto di vista tecnico ha molto facilitato comunque il lavoro: i loro interventi sono sempre professionali sia dal punto di vista tecnico che emotivo, nel senso dell’interpretazione e partecipazione al brano, cosa non molto presente nelle formazioni vecchie…anche questo è un ingrediente fondamentale per creare amicizia e sintonia all’interno di una band come la nostra, il sentirsi vicini emotivamente al nostro lavoro. Sembra una stupidaggine magari, ma per noi era stato un bivio prima di Mazel Tov, per cui la band per brevi mesi si era trovata a terra e monca. Non smetterò mai di ringraziare la buona sorte per avermi fatto suonare con gli amici con cui suono ora.
Molte volte rimangono sorpreso dai testi delle canzoni e della botta musicale che le accompagna: poesie con ritmo incalzante talvolta quasi ossessivamente rabbioso. Come nascono le vostre canzoni e soprattutto in questo caso in cui vi siete posti come narratori esterni di una terra lontana?
L’approccio di partenza è una costante: porto abbozzi di canzone in sala prove, poi le arrangiamo insieme, e, alla fine di tutto scrivo i testi. In questo caso il lavoro nell’arrangiamento è stato molto più dettagliato. Abbiamo fatto due pre-registrazioni nello studio di Nicola, per lavorare più attentamente negli arrangiamenti, anche perché dovevamo inserire strumenti acustici forse per la prima volta. La partecipazione è stata maggiore da parte di tutti, anche perché per noi, era il primo disco da studio con la formazione attuale, come ti ho detto prima, quella che tuttora ritengo la migliore e forse l’unica reale dei Talco.
Quanto all’estero penso che, visto come siamo dipinti come popolo, portare all’estero una storia come quella di Peppino possa solo dare un piccolo contributo a ripulire un’immagine per lo più negativa che l’estero ha di noi…
“La Cretina Commedia” è dedicato alla memoria di Peppino Impastato, una figura scomoda sia per la Mafia che per le bianche coscienze cattoliche italiche. Potreste raccontarci come è nata questa idea e soprattutto raccontarci della sincera amicizia e stima che ora vi lega al fratello?!
L’idea di partenza era di fare un live che è sempre stato un mio personale desiderio ancora dai tempi di Combat Circus. Il cambio di etichetta però ci tagliava un po’ le ali da questo punto di vista, in quanto probabilmente Destiny non sarebbe stata molto interessata a produrre un disco senza inediti come prima uscita per i Talco. Personalmente mi trovavo un po’ spaesato all’inizio: precedentemente avevamo sempre deciso di andare in studio senza alcuna scadenza, ma nel momento in cui le canzoni che avevamo naturalmente arrangiato erano più o meno pronte e il progetto delineato; questa volta si trattava di dare un input, di forzare la mano e la cosa ci spaventava. Successivamente al contrario, è stata una felice sorpresa per noi: abbiamo imparato un altro metodo di lavoro e soprattutto capito che siamo in grado di fare musica anche con delle scadenze precise. Questo non ha voluto dire forzare nel senso diciamo “forte” della parola: a una spinta iniziale per far partire il progetto è seguita una rilassatissima e fortunatamente fertile riunione di idee che ritenevamo molto buone…..e così è uscito il disco.
L’idea di un concept su Peppino è partita da un libro-intervista fatta a Giovanni, in cui venivano esposte dettagliatamente tutte le fasi della sua vita, e delle lotte in seguito alla sua morte, il processo, l’apertura di Casa Memoria. Mi ha colpito il fatto che la maggior parte delle cose che venivano raccontate avevano ahimè dei rimandi nella situazione odierna. Così abbiamo organizzato i brani con dei riferimenti al nostro progetto, alla realtà di oggi, ecc. Si parte dalla scelta di lottare contro la mafia, staccandosi da un ruolo pre-assegnatogli da altre persone, passando per le lotte a fianco dei contadini di Punta Raisi, abbandonati al proprio destino, con il colpo finale della sinistra istituzionale, le manifestazioni del Circolo Musica e Cultura, anticipazione dei Centri Sociali Autogestiti, la morte del padre, il qualunquismo all’interno anche di alcune frange dei movimenti, lo scontro contro i compromessi della sinistra con i governi democristiani, la Cretina Commedia (recitata anche nel film “I Cento Passi”), che abbiamo voluto “attualizzare”, un lungo processo fatto di abbandono, depistaggi, corruzione, ecc. Un quadretto di un’Italia che non è cambiata nemmeno un po’. Viene così facile parlare della mafia come male ancora vivo, inteso come mentalità, in un clima del genere.
A soli 30 anni Peppino Impastato fu ucciso dalla mafia in Sicilia. Avete voluto seguire lo scomodo invito di Paolo Borsellino che diceva appunto “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Quale emozione avete provato nel mettere in poesia e narrare nel vostro piccolo le gesta di un piccolo grande eroe che ha dato consapevolmente dato la vita per la libertà e la democrazia?
Dobbiamo ringraziare molto Giovanni Impastato e Casa Memoria che abbiamo incontrato per parlare del progetto, e si è dimostrato molto ma molto disponibile. Per me è un onore parlare di persone come Peppino, i ragazzi di Locri, Saviano, Libera, ecc. Suonando all’estero, è come raccontare con emozione e orgoglio la dignità delle radici delle tue idee, quelle che hanno liberato la tua terra dal nazifascismo 65 anni fa, e che continuano nonostante tutto a fiorire per mantenere viva questa memoria, e la lotta alla mafia è sicuramente inseribile in tale contesto. Portare all’estero la memoria di Falcone, Borsellino, Impastato, ripeto per l’ennesima volta, ripulisce l’Italia in qualche modo dalla figure di merda che il governo italiano, votato da un popolo di pecore ignoranti sta continuando a farci fare agli occhi di tutti…..ma tanto gli italiani rinnegheranno Berlusconi, come aveva detto Monicelli a Rai per una notte, si ripuliranno come hanno fatto per Mussolini, per Craxi, ecc….per spogliarsi dalle colpe, come se non avessero contribuito al loro potere…e così gli italiani non hanno colpe….questa è la mafia….e gli italiani in questi termini sono un popolo mafioso e l’accusa così generalizzata di pizza e mafia inizia a non essere totalmente sbagliata, pur essendo comunque superficialmente generale…
Quest’anno siete stati protagonisti due volte a Cinisi, la prima per l’anniversario del sacrificio di Peppino e la seconda per festeggiare i 10 anni del film i “Cento Passi” dedicato alla sua vita. Giovanni Falcone diceva: “gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”. Come è stato vivere la sua terra?! A distanza di 30 anni e alla luce delle testimonianze che avete le sue idee continuano ancora a camminare sulle gambe di altri?!
La lotta alla mafia si è fatta più forte, anche se ha ancora molta strada da percorrere. Peppino a Cinisi è ancora considerato un pazzo da molti. Ti faccio un esempio in base alla felice esperienza che abbiamo avuto con Giovanni: la mafia a Cinisi, pur essendo ahimè ancora potente in quanto infiltrata negli ambienti politico ed economico del paese, non ha più quell’aspetto di terrore rispetto ad anni precdenti, ciononostante i cittadini continuano ad aver paura, a nascondersi. Questa è la mentalità mafiosa: non hanno bisogno del padrino con la lupara, la mafia è parte di loro, è insita. E per estirpare questa vergognosa mentalità ci vorranno ancora molti e molti anni.
Vorrei un breve commento su due fatti seppur diversi ma figli della stessa radice: quest’anno poco prima del ricordo a Falcone e Borsellino le loro statue sono state vilmente abbattute e sfregiate e il secondo è la partecipazione del Presidente del Senato alla festa del PD con il pubblico criticato per aver contestato una persona sul quale vi è, usiamo un eufemismo, più di qualche dubbio sulle sue amicizie in terra sicula.
Mah, per quanto riguarda la prima parte credo di averti risposto nelle domande precedenti: la mafia non sono i padrini che dettano legge col terrore e basta, la mafia è una mentalità marcia, opportunistica e squallida insita nelle persone. La mafia è sfruttare un privilegio, una conoscenza per favorire una persona a scapito di un’altra, o per calpestarne mille, c’è dappertutto, nella vita di tutti i giorni, nella politica, nella musica, in ogni sistema di questo malato pease. Questi atti vandalici ne sono la conferma.
Quanto al Pd, il Pd governava nel Lazio con un puttaniere, il Pd annoverava tra le sue fila Del Turco, Il Pd rivaluta Craxi e si definisce baluardo della legalità: con la lotta antimafia, con queste premesse un Partito come il Pd è incompatibile, per un semplice motivo: la lotta antimafia non è bacino fertile per il “Maanchismo”, che, visti i rusultati elettorali conseguiti, non è nemmeno un buon ruffianamento a livello elettorale.
Come purtroppo ben sappiamo voi siete molto più famosi in Germania e Spagna che in Italia. Mi viene da chiedervi una cosa, l’immagine che i tedeschi di noi è ancora quella della famosa foto del Der Spiegel?!
Si si, come ti ho detto sono tuttora infastidito a vedere una generalizzazione simile, perché non amo il pressapochismo e le generalizzazioni. Poi però vedere le cose da fuori ti fanno un po’ riflettere: l’Italia è rappresentata da Silvio Berlusconi che è stato eletto in maggioranza dal popolo italiano, la Germania assiste a tutti gli scandali dell’era berlusconiana e, per proprietà transitiva stigmatizza l’intero paese. Gli scandali passano meno in sordina degli atti nobili, questo è un dato di fatto. So che non è un’analisi completa, sono d’accordo, ma se a tutte le manifestazioni internazionali ci presentiamo con figure barbine agli occhi delle persone, che immagine possono avere i tedeschi di noi? Pensate al ministro della cultura Bondi che ha rifiutato per protesta l’invito a Cannes nell’anno della presentazione al festival di Gomorra e il Divo, dicendo che quei films fanno cattiva pubblicità alla cultura italiana. Cosa possono pensare di noi?
Per me l’Italia è forse il paese culturalmente più ricco e suggestivo dell’intera Europa, siamo stati la culla di innumerevoli civiltà, ma non abbiamo memoria di questa cultura e stiamo vivendo un periodo storico che è forse il più vergognosamente oscuro dal dopoguerra ad oggi.
Ci tengo a dire due cose: “a sinistra” forse non tendiamo comunque a generalizzare come fanno i tedeschi di noi? Anche in Israele ci sono individui che aspirano alla pace, ma la maggioranza dei cittadini israeliani ha votato per la destra nazionalista, quella che ha sparato per uccidere sul convoglio Flotilla pochi mesi fa. Cosa abbiamo pensato di Israele noi “di sinistra”? Che non sono tutti sono così? Penso proprio di no.
Quando leggete i commenti su facebook solo di persone straniere cosa provate. Non vi fa uno strano effetto?! Non pensate che forse i temi che trattate (anti-fascismo, lotta alla mafia, critica alla sinistra) siano forse troppo forti per le fragili coscienze italiane ormai lobotomizzate da Grandi Fratelli e Veline? Pensi che il pubblico tedesco vada anche oltre il semplice apprezzamento musicale e si interessi anche a quello che dite?!
Ormai dopo tutto questo tempo, ci siamo abituati, ma penso che parte delle nostre tematiche rispecchino anche la situazione europea in generale, la crisi delle sinistre, l’affiorare di nuove realtà razziste, anche la mafia stessa in qualche modo. Il pubblico tedesco è molto ma molto attento a quello che diciamo, anche perchè parla in inglese molto bene, motivo per cui abbiamo inserito nei libretti dei cd le traduzioni dei testi. Durante le interviste ci viene spesso chiesto di Peppino, delle tematiche che affrontiamo, abbiamo spesso parlato di Palestina a proposito per la polemica nei confronti di Corri, ci siamo confrontati insomma, cosa che ci fa pensare ad un interesse non solo legato alla musica che comunque ci fa naturalmente piacere. Ci sono bands che hanno avuto questo limite presentandosi all’estero, sembra paradossale ma è così. La musica è sempre il veicolo più importante per farsi conoscere, poi sta al gruppo decidere a cosa accompagnarla…a noi piace parlare della politica, perché la politica è ciò che viviamo ogni giorno!!! Probabilmente chi parla di figa nei testi, se la vive meglio di noi….ahahahahah!
In questo ultimo disco avete volutamente deciso di non far alcun riferimento alla situazione della sinistra italiana. Immagino che abbiate capito che è un po’ come sparare sulla Croce Rossa vero?! Cosa pensate di questa foto, pensate che dopo che si è slegato dal PDL e dall’ingombrante passato fascista finalmente potrà regalarci anche a tutti noi giovani una Ferrari e un appartamento a Monaco come ha fatto con il cognato?!
Fini è un politicante, non si è staccato per motivo d’orgoglio, è sempre lo stesso da anni, un arrampicatore sociale e ora batte chiodo sulla legalità perché ha trovato ulteriore terreno fertile per emergere. Tutto qui. È un d’Alema di destra, pardon….è un D’Alema, punto.
Quanto al Pd e alla sinistra ci sono due riferimenti su Punta Raisi e Non è Tempo di Campare, brani che parlano di abbandono del popolo da parte di burocrati sinistroidi più attenti al solito compromesso storico con le mafie che ai problemi naturali della gente comune, le stesse tematiche dei precedenti album. È vergognoso descrivere nell’ultimo disco qualcosa di 40 anni fa, rimasto così immutato nel tempo, anche per quel che riguarda la sinistra.
Tuttavia questa volta non è stata la tematica principale nel nostro disco. La tematica principale, almeno per me, è la mentalità della mafia. Almeno negli intenti, mentre si scrivevano i testi c’era l’idea non di scrivere la sceneggiatura di una fiction, ma affrontare più a livello di analisi il pensiero mafioso, una mentalità che attanaglia, anche senza che ce ne accorgiamo, tutti noi
Ora ragazzi state per partire per un lungo tour (impegni di lavoro vostri personali permettendo) che vi porterà in lungo e largo per la penisola iberica e per la terra dei wurstel. Esistono possibilità di vedervi presto anche in Italia?!
Spero proprio di si, l’intenzione è quella, speriamo che il disco piaccia, noi ci proviamo! Abbiamo già iniziato quest’estate, continueremo sicuramente e cercare date nel nostro paese nel corso della presentazione dell’album!
Ragazzi è stato un piacere potervi incontrare nuovamente. Dopo questo lungo interrogatorio da parte mia vi lascio molto volentieri il microfono per salutare i lettori di Punkadeka e dire quello che volete ai vostri fan italiani.
Grazie a Punkadeka e a Davide che ci lascia sempre spazio, un abbraccio caloroso a tutti quelli che tornano ad affollare le sale in Italia, la musica ne ha bisogno, i dischi li si trova in internet, ma i concerti si vivono in prima persona.