Cominciamo con le brutte notizie: quando nel diario del giorno sette ho scritto che è finita in tragedia, intendevo dal punto di vista meteorologico, invece a quanto pare, questa edizione dello Sziget è finita realmente con una tragedia: a causa della tempesta dell’ultimo giorno, alle 23.30 un ramo si è staccato da un albero, è finito su una tenda e ha ucciso una persona. La tenda purtroppo era piantata in una zona al di fuori dell’area adibita al camping. Gli sforzi del personale del festival sono stati inutili, e la persona (di cui non è stata comunicata la nazionalità) è morta poco dopo l’evento.
Le notizie positive sono invece tante: l’edizione di quest’anno (tragedie inaspettate a parte) è stata un successo maggiore rispetto all’anno scorso…un totale di 441.000 persone ha visitato l’area quest’anno (tra biglietti giornalieri, settimanali e da 5 giorni), circa 30.000 più dell’anno scorso. Ci sono stati 3 sold out: giorno zero con Robbie Williams (80.000 persone), venerdi (headliner Avicii, 90.000) e sabato (Kings of Leon, 90.000), l’anno scorso c’era stato un sold out solo.
Questo è potuto succedere grazie all’ingrandimento dell’area del Main Stage e alla risistemazione di alcune zone dell’isola. La programmazione musicale di quest’anno ha portato a galla alcune novità nella scelta dei nomi: la direzione, in una conferenza stampa tenutasi Sabato 15/8 ha annunciato che quest’anno segna l’inizio di una nuova era per lo Sziget…è stato deciso infatti di sfilarsi dalla competizione con gli altri festival europei per chi si accaparra il nome più grosso, competizione in cui lo Sziget parte svantaggiata. Non sarà più possibile quindi un’edizione come quelle più recenti con nomi come Muse, Iron Maiden, Prince e altri altrettanto altisonanti, ma sarà sempre più come quest’anno: nomi medio grossi che permetteranno un risparmio che verrà comunque reinvestito nel potenziamento delle attività culturali sull’isola: teatro, circo, danza, street theatre, cinema, ecc…sempre tenendo d’occhio la qualità e cercando di venire incontro alle esigenze di divertimento del pubblico.
Questi i fatti.
Per quanto riguarda la mia interpretazione di questi, e la mia opinione personale alla luce dell’esperienza fatta sull’isola quest’anno, ci sono delle luci e delle ombre.
Le ombre sono di tipo economico: lo Sziget è chiamata (e l’organizzazione ribadisce questo nome spesso) The Island of Freedom, l’Isola della Libertà…purtroppo ogni anno il prezzo del biglietto cresce (di solito di un 10%), questo ha segnato un deciso cambiamento nei frequentatori del festival: se a metà ’00 si vedevano tantissime famiglie, tante persone anziane, tante culture diverse mischiate insieme, questo aumento del prezzo ha reso possibile la partecipazione principalmente a giovani appartenenti alle classi sociali più agiate.
Il biglietto settimanale in Ungheria se lo possono permettere pochissime persone, la maggior parte degli ungheresi fa solo 2 o 3 giorni singoli, il resto sono persone che vengono dall’estero e hanno maggior potere economico grazie anche al fatto che il fiorino ungherese è svalutato rispetto all’Euro.
E’ molto indicativo quindi che l’accesso all’isola della libertà sia consentito solo a chi se lo possa permettere…non do’ la colpa all’organizzazione, perché si trova ad operare in un mercato musicale in crisi in cui gli artisti più richiesti aumentano il proprio cachet del 25%-40% da un anno all’altro, e c’è comunque da avere a che fare con un momento politico, col governo Orban, fortmenete razzista e intollerante (World Music stage molto diminuito, tendone Rom sparito, tendone Hare Krishna sparito).
Luci e ombre quindi, io continuo a dire che le luci sono più delle ombre, e che lo Sziget Festival resta il migliore in Europa, se non per line-up, per ciò che offre oltre alla musica. Vedremo il futuro cosa ci porterà.
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