SZIGET FESTIVAL 2008 – Parte seconda

E’ impossibile spiegare a parole cosa è e cosa significa quell’isola per le 371000 persone che ci sono state quest’anno.

 

 

 

Giorno 3

Anche se leggete “Giorno 3” per noi che campeggiamo è il giorno 5 e la stanchezza inizia a farsi sentire. Dopo due giornate intense decido di dirigermi verso le terme perché il corpo ha veramente bisogno di disintossicarsi e rigenerarsi per la seconda parte del Sziget. Per questo motivo la prima band che riesco a vedermi sono i “The Cribs”. Suono un po’ minimal per i miei gusti, sound tra il vintage e il fichetto brit-pop che va di moda ma la loro è una performance che supera decisamente la sufficienza. Giusto il tempo di cibarsi e drinkettare un sano secchiello per rinfrescarmi eccomi di nuovo sul main stage per godermi i “Die Arzte”. Confesso la mia ignoranza nel dire che conosco ben poco di questa storica punk band tedesca ma vedo che l’attesa per la loro performance nei ragazzi crucchi e alta per cui mi avvicino con curiosità. Salgono sul palco e offrono decisamente una performance sopra le righe, divertenti e potenti al punto giusto. Non li conoscevo ma dopo questo concerto mi hanno davvero incuriosito, decisamente punk rock d’autore col piglio giusto.

 

 

Dopo di loro è stato il momento della forse più grande truffa del rock del mondo, i Sex Pistols. Nella mia vita ho subito vari dolori andando a vedere vecchie glorie che poi ho scoperto essere solo dei vecchi rincoglioniti animati dal vile denaro.

 

ISex Pistols lo erano prima e figuriamoci se non lo sono ora. Con l’animo pronto al peggio, davvero non mi sarei mai aspettato di vedere uno spettacolo cosi terribile e disgustoso. Una band che non sa suonare e che non riesce a beccare un attacco giusto neanche a provarci. Poi vedere Johnny Rotten vestito da gallinaccio accompagnato dai compagni infichettati in polo e jeans di Armani è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo circa mezzora e una “Pretty Vacant” irriconoscibile preferisco decisamente orientarmi verso la tenda dove fanno miss maglietta bagnata, quantomeno quelle ragazze sono davvero punk!

Rifattomi gli occhi mi dirigo verso il Wan2 Stage dove a breve sta per salire Danko Jones. Non sono mai riuscito ad incrociarlo su di un palco ma su disco mi è sempre garbato per cui la curiosità è tanta. Questa volta il Wan2 è strapieno e per cui mi ritrovo nelle ultime file. Ottima performance la sua in cui mischia sapientemente rock, blues, funk e punk rock in maniera personale e coinvolgente. La gente non si fa pregare e partecipa allo show. Purtroppo in contemporanea suonano anche gli Apocalyptica e la curiosità è tanta che mi precipito a 200 mt di distanza dove il quartetto finlandese sta suonando. Neanche un HammerWorld cosi pieno ho mai visto, la gente straripava dalla tenda e riesco a carpire solo le ultime note dell’ultima canzone. Dai visi stravolti, ma contenti, delle persone posso dire che anche il loro show è andato alla grande.

 

 

Giorno 4

Con ancora negli occhi la grande delusione per i Sex Pistols (che in fondo è solo colpa mia perché sapevo come sarebbe andata a finire!) decido di iniziare la giornata con un po’ di sano ska e a deliziare le mie orecchie ci pensano i “Pannonia Allstars Ska Orchestra”. Me li ricordo il primo anno che suonavano su di un piccolo palco, il secondo sul World Stage e quest’anno invece proprio sul main stage. Di strada i ragazzi sembra proprio che la abbiano fatta e i loro dischi ne sono la dimostrazione. Sul palco offrono un mix di ska, patchanka e un po’ di sano folk gitano che è assolutamente irresistibile. Nonostante siano solo le 15 il pubblico partecipa allegro e festoso. Una ottima performance per una band che ottiene il suo meritato successo (per una band ungherese suonare sul main stage del Sziget è quasi come vincere un Sanremo per una band italiana).

La giornata poi la passo girando per il Sziget tra le mie attrazioni che offrono l’isola perché inizio forse ad accusare un po’ la stanchezza da concerto e mi voglio godere gli ultimi due giorni. Mi riavvicino con curiosità al main stage per le 19:45 quando sale sul palco Serj Tankian. Non si può non riconoscere che i System Of A Down, band di cui Tankian era leader, siano stati una delle band più influenti della scena rock degli ultimi dieci anni. Non sapevo cosa aspettarmi sinceramente visto che la maggior parte delle recensioni sono state contraddittorie con giornalisti divisi tra il capolavoro e la assoluta schifezza. Dopo le prime tre canzoni posso dire con assoluta certezza che tra i due schieramenti vi è uno che mente assolutamente: questo progetto di Serj Tankian è una schifezza completa. Mai visto show più penoso, se non avesse avuto un passato cosi importante nei Soad penso che avrebbe avuto difficoltà anche a suonare alla festa dello Gnocco fritto di Reggiolo (con tutto il rispetto per lo Gnocco fritto) con questa band. Senza melodia, con attacchi di piano forte pseudo-fichetti miranti a celare un vuoto artistico degno della faglia di Sant’Andrea. Uno show a dir poco pietoso e le facce allibite dei ragazzi con la maglietta dei Soad ne sono la dimostrazione.

 

A concludere la giornata ci pensano però gli R.E.M.. La loro performance è a dir poco perfetta, la band sale sul palco grintosa e grazie anche ad una regia ed un service dedicato che propone sugli schermi immagini degne di un video ufficiale la gente segue con coinvolgimento e passione. Unica pecca alla serata è il forte vento che disturba non poco i suoni e sembra quasi che la band manchi della “botta” giusta per il suono ovattato. Non mi soffermo a vedere tutto il concerto (non per demerito della band sia chiaro) perché sul palco del World Stage vi è Goran Bregovic: wedding & funeral band per cui mi tocca dividermi su due palchi. Non era la prima volta che lo vedevo e devo dire che anche questa volta non mi ha smentito. Nonostante l’arena antistante del mainstage fosse piena in ogni ordine e grado trovo una miriade di persone anche al World Stage. Goran e la sua band offrono un vero show: divertente, simpatico con balli sfrenati ma anche momenti più introspettivi. Ottimo show anche per loro! Verso le 23 mi tocca farmi tutta l’isola per andare verso il Wan2 per vedermi Adam Green. L’eclettico artista newyorchese dimostra il suo talento offrendo un mix di pop e rock, unito a momenti gospel e altri invece decisamente più vintage. Uno show strano ma che sicuramente ti lascia veramente incuriosito dall’artista a fine performance.

 

Giorno 5

Ebbene si, anche per quest’anno il Sziget si avvicina alla fine. L’aria che si respira l’ultimo giorno è innegabile dirlo ma è un misto di gioia e malinconia. Si respira sin dalle prime luci dell’alba un vento di tristezza per un magico incantesimo che a mezzogiorno del giorno dopo finirà e bisognerà attendere altre 51 settimane prima che ritorni. Con questo stato d’animo mi vado a gustare lo show dei Wombats.

 

Per chi non lo sapesse anche loro fanno parte del filone brit-pop modaiolo degli ultimi anni e sono una delle ultime creature. Dopo i Kaiser Chiefs mi trovo a fare il secondo abiuro (che poi diveteranno tre dopo poche ore) e devo confessare che questi Wombats hanno tirato fuori un ottimo show, andando si a pescare nei classici clichè del genere ma animando la performance con grande grinta ed entusiasmo riuscendo veramente a coinvolgere tutti. Mi aspettavo di guardarmi solo 15 minuti di performance per vedere confermate le mie impressioni e invece mi sono dovuto ricredere. Grande prestazione per i Wombats!

 

 

A causa di un incidente stradale sono saltati i “Pendulum Live” per cui la band a seguire sono stati iBabyshambles. Come poc’anzi detto eccomi al terzo abiuro. Su disco mi hanno sempre fatto schifo (di sicuro non i Libertines che piazzarono un grandissimo disco 8 anni fa) e avere le cronache rosa dominate da Pete Doherty non li ha mai portati nelle mie simpatie. Come per i Wombats mi vado a vedere il loro show per aver conferma delle mie impressioni e invece no, anche per loro grande abiuro devo fare. Regalano uno show sicuramente suonato con i piedi ma compensato da tanta voglia di divertire e divertirsi senza mai prendersi sul serio. Mi aspettavo la classica band alla Oasis un po’ snob e invece mi trovo 4 ragazzi che vogliono divertirsi con il pubblico. Canzoni ballabili con un pubblico che risponde alla grande. Buona prestazione anche per loro!

Nel mio ultimo giro sull’isola il World Stage mi riserva una gradevolissima sorpresa. Mi trovo per caso alle 1815 ad assistere ad una performance stupenda di una band francese che si chiama “N&SK” e sembrano un perfetto incrocio tra la Banda Bassotti (il cantante è uguale a Picchio per come si muove credetemi) e i mitici Floggin Molly. Un meltin Pot di Ska e Folk in cui si inseriscono innesti Patchanka, un’ora di assoluta incredibile musica. Credetemi,un’autentica splendida scoperta!

I Tankcsapda (si legge più o meno “Tonciopda” non chiedetemi perché) sono una delle grandi magie del Sziget. Non ci crederete ma ogni anno nel giorno della loro performance riescono a portare uno sciame infinito di splendide ragazze ungheresi che non vi potete immaginare. Mentre i Tokio Hotel vengono visti solo da inebetite 14-15enni, i Tankcsapda hanno una fanbase con una età media di 22-24 e ve lo giuro tutte stragnocche.

Sebbene non capisca un cavolo di ungherese mi vado a vedere il concerto nelle prime file e mi ritrovo letteralmente accerchiato da angeli dai capelli biondi e occhi azzurri (in alcuni momenti pensavo di essere in paradiso). Il loro è un rock n roll molto tirato ma sicuramente molto modaiolo, decisamente orecchiabile e ballabile comunque. Sebbene siano un power trio riescono ad avere un impatto sonoro veramente devastante. Un’ora e un quarto di ottimo rock condito da moltissima gnocca, cosa si può volere di più da un Sziget?!

 

 

A concludere come già detto ci hanno pensato i Killers. Ho pregato al tempio Hare Krishna tutto il giorno affinché gli si rompesse il pullman o gli cascasse l’aereo ma quando alle 2130 vedo accendersi le luci sul palco mi trovo a costatare che le mie preghiere non hanno sortito effetto.

Tirano fuori dal cilindro come seconda canzone il loro hit-single (veramente una bomba bisogna ammetterlo) “Somebody told me”, dopo questa canzone per me il loro show è praticamente finito, non ho più nulla da chiedergli. Sul World Stage intanto si sta esibendoLee Scratch Perry, uno degli artisti reggae più influenti della scena. Dopo i Killers ci voleva ben poco a farmi risollevare, di sicuro Lee Scratch Perry non ci è riuscito. Non chiedevo dancehall, ma dub duro e puro per più di mezzora io non riesco a reggerlo. Uno show che solo se ti eri calato qualche acido potevi sopportarlo. Altrimenti credetemi è veramente una grandissima tortura!

 

 

Anche questo Sziget si è concluso, il turbinio di emozioni che ti pervade in quella settimana mi accorgo è impossibile farlo trasparire da qualsiasi report. E’ impossibile spiegare a parole cosa è e cosa significa quell’isola per le 371000 persone che ci sono state quest’anno.

Mettiamola cosi, i bravi cattolici vanno alla “Giornata mondiale delle gioventù” a farsi lavare il cervello dai preti, i “cattivi ragazzi” (cioè noi) andiamo al Sziget per costruire un mondo migliore, un mondo che passa proprio per l’integrazione dei giovani in questi posti dove la musica diventa il collante per migliaia di ragazzi. Non penso di esagerare se vi dico che il Sziget è la settimana più magica e assurda che vi possa capitare durante l’anno…al prossimo anno ragazzi!

 

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