SZIGET FESTIVAL 2006 – 2 Parte

9-15/8/2006 Isola di Obuda, Budapest (Hu)
“…Ora sono a casa…ho tutte le comodità: cessi puliti, niente fila per mangiare e bere, se piove ho un tetto sotto cui ripararmi, niente polvere nelle narici 24 ore al giorno…ma non me ne frega niente.
Chi ha provato l’isola almeno una volta nella vita, sa che non c’è NIENTE al mondo che si possa minimamente comparare…”

GIORNO 4Quest’anno il programma è particolare: ci sono un paio di giorni in cui non c’è niente di interessante dal punto di vista della musica live, uno di questi è il quarto giorno e lo dedico a girellare tra le bancarelle del festival, mi compro un DVD dei Mano Negra e proprio quando pensavo che non avrei visto nessun gruppo live fino alla sera capito nei dintorni del blues stage e resto letteralmente folgorato da questo gruppo rockabilly in classica formazione “chitarra-voce, contrabbasso, batteria + sezione fiati”, grandissimi, non riesco neanche a capire come si chiamano perchè sono talmente coinvolgenti che in un secondo mi ritrovo catapultato in mezzo a una bolgia infernale di ballerini e (soprattutto) ballerine. Il cantante è una specie di versione più scheletrica di Olga Toydoll e dev’essere una specie di mini-eroe locale, ogni volta che apre bocca scatta un’ovazione del pubblico…il contrabbassista è un folle, ogni tanto riesce a suonare stando in piedi sul suo strumento e tempo 10 minuti la folla triplica e la festa è ovunque. Peccato che ancora non sono riuscito a capire come si chiamano.
Tornando verso la tenda mi imbatto nel Talentum stage, un palco su cui fanno suonare gruppetti sconosciuti, e ho la fortuna di imbattermi in un ottimo gruppo, tanto bravo quanto anonimo nel look. A vederli sembrano appena usciti dall’oratorio, ma fanno un rock vagamente punkeggiante molto interessante, sulla scia di quanto proposto da Glen Matlock, sono molto simili musicalmente e la cosa che mi ha colpito di più è che hanno un paio di pezzi (in ungherese) veramente spettacolari! Magari l’anno prossimo li rivedrò sul palco Wan2…se si aggiustano un po’ il look. Anche questo è Sziget: parti con l’intenzione di andartene in tenda a riposare un po’ e in due minuti ti ritrovi in mezzo a un pogo infernale e poi a vedere un gruppo molto interessante. In tenda ovviamente non ci arriverò mai, perchè dopo la solita cena abbondante è ora di andare a vedere gli Spakka-neapolis (ex ‘E-zezi) che con le loro tarantelle (hanno fatto anche un loro pezzo tratto dalla colonna sonora di “Fame Chimica”) fanno ballare tutto il parterre del World Music stage, dimostrando che l’apertura mentale e l’entusiasmo del pubblico qui sull’isola trasformano qualsiasi concerto in un grande evento.

GIORNO 5
Qui sto un pó perdendo il contatto con la musica live (e anche con la realtá se é per questo), ieri ho visto solo inizio e fine dei The Rasmus (nelle prime 3 file non c`era un maschio neanche a cercarlo), in compenso ho passato una giornata all`insegna delrecupero energie: prima di nuovo sauna, poi nel pomeriggio narghilé al fruit mix (troooppporilassante, dovrebbero obbligare la gente a farlo) con abbondante sangria, abbiocco in tenda e infine cena, rasmus e locali vari fino al mattino (come al solito).
Una cosa che sto imparando sul Festival é che é vivo, é un essere senziente e che impone la sua volontá sui piccoli esseri umani che lo frequentano; ieri sera alle 2.30 la situazione era questa: 3 amici in tenda, uno sparito dal pomeriggio, e uno assente giustificato in dolce compagnia, decido di andarmene a letto stranamente presto, ma passando da uno degli innumerevoli sound system mi giungono le note di “Come on Eileen” (Save Ferris), come posso non ballarla? Mi dirigo verso la pista, e li recupero l`amicosparito dal pomeriggio. E la serata ricomincia fino all`alba…evidentemente il festival non voleva farmi andare a letto prima del solito. Per il resto…volete davvero sapere com’è andato il concerto dei The Rasmus?

GIORNO 6
Finalmente il programma riprende quota, aprono la giornata i tedeschi Beatsteaks che al festival sono ormai di casa…simpaticissimi, una carica incredibile, sotto il palco uno sproposito di teenager tedesche e appena attaccano il pogo esplode subito; si fanno la loro oretta di show bello energico e lasciano il palco ai The Gathering, un gruppo molto strano: musicalmente sono una noia mortale, lenti, pesanti e poco coinvolgenti, una sola nota positiva: la cantante Anneke è splendida, sorride tantissimo, è solare, ha un’allegria molto contagiosa che fa letteralmente a pugni con la musica che suonano. Che strani, ovviamente più di tre canzoni non ho retto.
A ora di cena mi dirigo al World Music Stage, dove assisto a uno dei concerti più belli dell’intero festival: Leningrad, dei russi totalmente fuori di testa, un gruppo ska-punk-folk-balcanico il cui frontman era un personaggio appena uscito da unfilm di Kusturica: grosso da far impallidire Fatty Bloodvessel dei Bad Manners, il suo unico compito era stare seduto sul palco, fumare sigarette a nastro, e bere vodka come fosse acqua…e ogni tanto urlare qualcosa nel microfono con una voce death metal. Il compito era semplice ma lui é anche riuscito a cadere dalla sedia mandando in visibilio il pubblico.
La sera, dopo i Sex Action che l’anno scorso avevano traumatizzato tanti giovani col loro spettacolo porno-rock’n’roll arriva l’apoteosi: gli Exploited salgono sul palco, nel tendone metal non ci sta più neanche uno spillo, è pieno raso al colmo della sua capienza di punks completamente fuori di testa, Wattie guarda il pubblico col suo sguardo folle e si butta in una Let’s start a war che scatena il panico, fino alla fine sarà un’apoteosi di pogo e crowd surfing, da queste parti gli Exploited sono molto grossi e mancano da tanto tempo: di sicuro uno dei concerti più apprezzati dalla gente…le hits ci sono state tutte compresa Sex and violence. Io ho mollato poco prima della fine causa stanchezza imperante, audio non buonissimo e concomitanza di cose da fare: mi aspettava un bel secchiello da spiaggia pieno di Tequila Sunrise al bar del palco Karaoke!

GIORNO 7
E così anche quest’anno finisce, il festival più grosso, esagerato, alcolico, devastante d’Europa spara le sue ultime, grandiose cartucce e chiude le porte, fino all’anno prossimo. Fare gli onori di casa sul Main Stage oggi è compito degli storici Living Colour, amici dei Fishbone propongono da una ventina d’anni a sta parte un rock molto chitarristico, funky e a tratti metal…grande groove, perfetto per la prima birra della giornata sotto il sole. Dopo di loro la pressione sotto il palco aumenta, sembra sia già l’ora del gruppo headliner (in genere fino al gruppo headliner sottoil palco si sta abbastanza larghi ma non oggi), invece sono solo le 18.00 e sul palco si materializzano Iggy Pop and the stooges…e non ce n’è più per nessuno: tutti gli inni scritti dalla band vengono sonati da un Iggy Pop indemoniato con i suoi Stooges alle calcagna: 1969, tv eye, search and destroy, i wanna be your dog, i feel alright; su No Fun viene violato un taboo dello Sziget Festival, e vengono fatte salire alcune persone del pubblico sul palco, la security impazzisce e reagisce male, nel macello anche Iggy si prende qualche pestone…l’anarchia è ovunque, a 56 anni Iggy Pop porta un pezzo di ’77 dritto sul palco dello sziget.
La sera è il turno dei Prodigy: 60.000 pazzi invasati invadono l’area del Main Stage, la pressione nelle prime file è micidiale e quando partono le note diJump the fuck up l’isola di Obuda diventa l’inferno sulla terra. 60.000 folli totali a cui è stato preso il cervello e buttato nel cesso si scatenano come se non ci fosse un domani…Breathe, Firestarter, No Good, Voodoo People e la chiusura con le solite Smack my bitch up e Out of space danno la mazzata finale. Concerto un po’ strano…meno improvvisazione del solito e molti spazi vuoti tra un pezzo e l’altro; si vede che sono a fine tour. Ma non è finita qui…tutti al Wan2 a farsi devastare definitivamente dai Gogol Bordello, altro concerto mondiale…il frontman Eugene Hutz è Indestructible per citare un loro pezzo, si dona totalmente alla folla e il concerto termina in un’orgia di sudore, alcool e gente che non si regge in piedi per la stanchezza, all’orlo del collasso (tra questi ci sono io). Lo dico ufficilamente: i Gogol Bordello sono i nuovi Mano Negra!

EPILOGOOra sono a casa…ho tutte le comodità: cessi puliti, niente fila per mangiare e bere, se piove ho un tetto sotto cui ripararmi, niente polvere nelle narici 24 ore al giorno…ma non me ne frega niente. Chi ha provato l’isola almeno una volta nella vita, sa che non c’è NIENTE al mondo che si possa minimamente comparare. La Tristezza e la Nostalgia mi assalgono, ed è una nostalgia diversa da quella che si può provare per una bella vacanza che è passata, è la tristezza di chi sa con certezza che al suo prossimo ingresso in paradiso mancano ancora 11 mesi.
Non fate i pirla, lettori di Punkadeka, non perdetevelo l’anno prossimo.

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