…”Ormai ho totalmente dimenticato la mia vita pre-festival, qui non esistono orari, tutto viene fatto quando il tuo corpo lo richiede, quindi non è strano vedere una discreta fila al banchetto degli Hot Dog alle 9.00 del mattino o gente che si aggira con un piatto di cibo indiano annegato nella salsa piccante alle 5.00 del mattino…la parola “buonsenso” è totalmente bandita in favore del divertimento, sono tutti talmente impegnati a divertirsi che in 8 giorni non ho visto un litigio, una discussione accesa, una rissa…niente. Il buonumore aleggia sull’isola.”
GIORNO 4
Il quarto giorno del festival non ha offerto granchè, ne ho approfittato per fare un giro per Budapest, ma non prima di aver visto 10 minuti di Tambours du Bronx: Prendete 10 energumeni e dotateli di bidoni come quelli che contengono il petrolio (vuoti chiaramente) e di adeguate mazze di legno, prendete un DJ techno e un folle che urla, metteteli insieme su un palco e fateli interagire tra loro…ecco i Tambours du Bronx. Io ho visto i 10 minuti conclusivi della loro esibizione e devo dire che l’ho trovata molto particolare, non credo che avrei retto di più, certo con qualche sostanza psicotropa in corpo l’effetto dev’essere stato diverso, ma le ritmiche ultratribali ossessive e condite dalla techno e dalle urla del cantante non erano esattamente ciò che facevano per me alle 16.00 del pomeriggio.
La sera il main stage ha ospitato un’esibizione vergognosa dei Korn: Johnatan Davis deve aver avuto parecchi problemi di salute, tanto più che non era mai inquadrato sui emgaschermi ai lati del palco, e dopo i due pezzi iniziali belli carichi ha iniziato a essere sempre più svogliato e stanco finchè la band non se n’è andata dal palco; dopo qualche minuto è iniziato un assolo di basso a cui poi si è aggiunta la batteria, dopo 10 minuti è tornato sul palco il resto della band per una cover di The Wall dei Pink Floyd, e per la fine del concerto per puri motivi contrattuali, ma ormai il danno era fatto e ad ogni pausa i fischi del pubblico sommergevano la band. Fine del concerto tra i fischi delle prime file e nell’indifferenza del resto del pubblico. Va bene l’entusiasmo, ma una band l’entusiasmo se lo deve guadagnare…e i Korn non ce l’hanno fatta.
GIORNO 5
Oggi il programma è succulento, aprono la giornata i Toy Dolls e il concerto è identico a quello suonato al Rock in Idro, con la differenza che qui Nellie the Elephant non è stata tagliata, e ha scatenato il delirio anche tra i semplici curiosi che ogni sera avevano sentito e ballato quel pezzo nel tendone rock. Per il resto è la solita fila di classici della band, con Dougy Gyro che ogni volta mette i brividi, la opener Dig that groove, baby che fa saltare tutti per aria e la conclusiva Peter and the test tube baby…un altro grandissimo concerto, impeccabile dal punto di vista dell’esecuzione tecnica (anche se Olga ha avuto qualche problema con la chitarra) e soprattutto capace di mettere il buonumore anche in una folla sconfinata come quella di oggi.
Dopo di loro Juliette lewis prende in ostaggio il palco e coi suoi Licks (piccola curiosità: uno di loro militava negli indimenticati H2O hardcore band che i più fortunati tra voi videro al Teste Vuote del ’98) per quasi un’ora intrattiene i presenti col suo rock’n’roll-punk fortemente debitore verso Iggy pop, omaggiato nel finale con una cover di Search and Destroy…il giudizio sulla sua performance non può che essere buono, lei è un mini-tornado, salta, corre, urla, fa la sexy, insomma, si vede che ci crede, l’unica cosa è che i pezzi ancora sono acerbi, si vede anche che ha bisogno di migliorare come autrice, magari col prossimo album. Finale con crowd surfing suo fra il delirio dei maschi.
La sera i Franz Ferdinandsono stati autori di un buon concerto, non certo tra le bands che seguo, ma convinti, puliti e onesti. Per me la destinazione è la solita: Tendone rock, locale in cui si balla sui tavoli, e al sorgere del sole, verso le 6.30 l’oblio alcoolico…
GIORNO 6
Ormai ho totalmente dimenticato la mia vita pre-festival, qui non esistono orari, tutto viene fatto quando il tuo corpo lo richiede, quindi non è strano vedere una discreta fila al banchetto degli Hot Dog alle 9.00 del mattino o gente che si aggira con un piatto di cibo indiano annegato nella salsa piccante alle 5.00 del mattino…la parola “buonsenso” è totalmente bandita in favore del divertimento, sono tutti talmente impegnati a divertirsi che in 8 giorni non ho visto un litigio, una discussione accesa, una rissa…niente. Il buonumore aleggia sull’isola.
Buonumore che si dissolve come neve al sole appena arrivo tra le prime file del main stage…metallari, dark e freaks vari iniziano a guardami male perchè con la mia maglietta gialla di SpungeBob rovino la loro coreografia di magliette nere e face painting bianco. Sul palco stanno per salire i Cybergods Skinny Puppy, il cantante ha un trucco e un costume incredibili, si muove come un robot, e si versa addosso chili di fango e litri di sangue finto mentre la band snocciola un cyber-industria-metal stile primi Marylin Manson molto teatrale…non indicatissimo per le 16.00 del pomeriggio, ma l’accoglienza è comunque ottima.
Per oggi sul palco principale non c’è più niente di interessante, quindi mi dirigo verso il Wan2, e dopo una giornata passata tra piscina e ristorante indiano, alle 23 salgono sul palco i leggendari Fishbone. Non li conoscete? Colmate subito questa lacuna, perchè il loro ska-reggae-funky-rock oggi ha letteralmente distrutto le 2000 persone del Wan2 Stage. Il cantante è un mezzo mimo e una presenza scenica incredibile, la sezione fiati precisa e potente svolge metà del lavoro..inoltre sono tutti polistrumentisti, nel corso del concerto si scambieranno gli strumenti più volte mandando il pubblico in visibilio. Party at ground zero scatena il finimondo, e restare vivi tra le prime file è difficile…alla fine si tira il fiato con un pezzo solo chitarra e voce alla fine del quale il Wan2 esplode in un’ovazione assordante. Grandissimi.
Dopo di loro di corsa al tendone in cui si tiene “Miss Maglietta Bagnata”. Non entrerò nel dettaglio…comunque ne è valsa parecchio la pena.
GIORNO 7
Ultimo giorno, prevista un’invasione di teenager ungheresi per i Good Charlotte…intanto mi godo i Beatsteaks, pensavo molto peggio, il loro set sotto la pioggia scalda gli animi e agita i culi…proprio quello che ci vuole! Gli Hives propongono un concerto uguale a quello del Rock in Idro, molto coinvolgente, purtroppo personalmente non riesco a sopportare il cantante e di conseguenza seguo il concerto con noia, il mio interesse si accende solo con I hate to say i told you so.
…Arriva la sera, i Good Charlotte prendono il palco, le ragazzine esplodono di gioia ed è tutto un susseguirsi di cellulari accesi, grida isteriche, pianti, cori…insomma tutto quello che si fa ad un concerto pop, proprio come questo. Al di là della musica che può piacere o no, quello che trovo di veramente fastidioso sono i messaggi patetici delcantante tra un pezzo e l’altro (“Perchè tutto il mondo non è come l’Ungheria?!”, “Pensavo di trasferirmi qui”, “Ungheria: buon cibo e belle donne!!” ma non era l’Italia così? Per terminare con “La vita è vostra e dovete viverla come volete”), qualunquisti e buonisti fino all’inverosimile. Vabbè, i ragazzini non vanno per il sottile ed esaltano i quattro come dei. Buon per loro. Personalmente continuo a pensare che siano poco più che merda. Ma questo è solo un’opinione personale; sul finale del concerto inizia a piovere e non la smetterà più.
EPILOGO
8 giorni di festival sono passati, questa è la mia prima volta allo Sziget, l’appuntamento è per l’Agosto 2006, per l’esperienza più folle, assurda, divertente, stancante e soddisfacente della vostra miserabile vita. Iniziate a tenere d’occhio www.szigetfestival.com, verso Aprile ’06 dovrebbero venire fuori i primi nomi. Se amate sesso, alcool e rock’n’roll non potete mancare.