Anche la 22esima edizione del Sziget ha chiuso i battenti portandosi dietro una settimana di party, alcool, 415.000 “Szigeters” da tutto il mondo e ove noi di Punkadeka non potevamo non essere presenti. Come ogni degna chiusura di Sziget ora è il tempo dei bilanci e dei racconti, tra nostalgia e ricordi di una lunga settimana.
Per noi di Punkadeka.it è la nona volta che seguiamo live il festival e negli anni abbiamo visto la lenta ma decisa trasformazione. Sin dalla partenza dall’Italia verso Budapest sapevamo che quest’anno avremmo avuto molto tempo libero considerando che il cast ha avuto negli anni una decisa virata verso il “commerciale” (e.g. Calvin Harris, Skrillex), tenendo sempre presente l’underground (e.g. Nofx, Anti-Flag) ma anche dando spazio alle vecchie glorie (e.g. Madness, Nofx) e band da ospizio (Korn, Blink 182). Con grande rammarico abbiamo dovuto constatare la scarsa considerazione data dagli organizzatori verso il “World stage” un tempo teatro di acts come “Buena Vista Social Club”, The Pogues e ora deserta landa di band di secondo ordine (senza offesa alcuna).
Ad aprire le danze come headliner il giorno -1 ci hanno pensato i Blink 182. Le aspettative erano basse e pienamente confermate da una prestazione con molta infamia (20 minuti di canzoni che conoscono solo loro e pochi intimi) e poca lode (Hybrid Moments dei Misfits o Carousel). Statici e affaticati sul palco, fanno il loro compitino concludendo con “Dammit” ove il pubblico ungherese alla prima volta di fronte Mark, Tom e Travis risponde con un tiepido pogo. I rocker magiari Tankcspada, habituè del festival, poco prima sul palco invece hanno dato una seria lezione di rock ‘n roll.
A confermare l’inadeguatezza dei Blink 182 su di un qualsiasi palco ci pensano il giorno dopo gli Anti-Flag con un concerto perfetto, un mix di pezzi nuovi e storici e con la band dal palco che sprizza energia e potenza ad ogni nota. Ottima chimica sul palco e nonostante siano in giro da 20 anni si divertono come ragazzini concludendo con stage diving di Chris#2 e Pat che porta la batteria tra il pubblico. Decisamente la miglior performance di tutto il festival!
In contemporanea agli Anti-Flag purtroppo suona Brody Dalle di cui faccio in tempo a sentire solo un paio di canzoni. Posso solo dire che i tempi della wild rocker delle Distillers sono lontani, molto lontani.
Dopo è il turno degli Ska-P a cui il pubblico italiano è molto affezionato con il duro compito di raccogliere il testimone dopo la performance del quartetto di Pittsburgh. Le performance all’Anti –Tour 2002 o al Rock in Idrho 2005 (tanto per citarne alcune) sono un lontano ricordo, i membri storici del gruppo (tranne il chitarrista Joxemi) sono stanchi e diventati caricature del loro personaggio. Oltre questo va ad aggiungersi un cantante (Pulpul) che penso abbia dimenticato la voce a casa in Spagna. Rimandati.
I “Queens of theStone Age” si aggiudicano il classico 6 politico con una performance al minimo sindacale, senza emozionare o trascinare in alcun mod oil pubblico. A concludere la giornata sul palco principale ci pensa Deadmaus in dj-set. Purtroppo questo Sziget ha visto ben 2 headliner su 7 come DJ, lasciamo a voi ogni commento.
I Bloody Beetroots che invece avrebbero meritato maggiore attenzione e rispetto (a prescindere che vi piaccia o meno la loro musica) relegati come headliner sull’A38 stage. Purtroppo per noi e loro la tenda è stracolma all inverosimile con gente arrampicata sulle colonne con conseguente interruzione del concerto dopo pochi brani. Peccato.
Per quanto riguarda i grossi nomi mi sentirei di dire che francamente sono mancati. Band come Korn o Macklemore & Ryan Lewis non sarebbero headliner su alcun stage europeo, questo è un dato di fatto (non chiedetemi come sia possibile che il giorno di Macklemore sia stato il più affollato con 85.000 persone). I Prodigy o i Placebo hanno fatto sicuramente la storia ma di sicuro non sono più quel nome in grado di attirare gente, ne tantomeno di offire performance degne di note. Si godono la fama e vanno avanti grazie al nome che hanno creato, non più per reali motivi artistici.
Da segnalare degni di nota gli “Imagine dragon” con una performance che non mi sarei mai aspettato: non sono diventato un loro fan ma non sarei sincero se dicessi che non hanno portato in scena un gran bello show coinvolgente per il pubblico. Stesso discorso per gli Outkast, gran bello show con pubblico che risponde alla grande con le poche energie rimanenti dopo una settimana di festa.
Menzione a parte per i NOFX: i NOFX sono i NOFX. Fanno quello che gli pare come gli pare. Se Fat Mike è in vena di parlare per 20 minuti suonando 4 canzoni scarse lo fa e il pubblico lo deve subire. Dopo oltre 25 anni di carriera sanno come inscenare uno show e come intrattenere il pubblico e a tratti sembrano pure divertirsi. Poi purtroppo al cuore non si comanda e quando attaccano con “Linoleum” o “Don’t call me white” ho ancora la pelle d’oca.
I giorni a seguire la festa è continuata giorno e notte con un pubblico che sembrava spesso disinteressarsi quasi completamente dei concerti ma intento a godersi il “Sziget feeling”. Durante gli anni il Sziget si è trasformato, diventando sempre più popolare. Questo ha fatto si che anche l’audience e le aspettative delle persone sono cambiate nel tempo. Se prima era normale vedere le persone indossare t-shirt di varie band ora è diventata l’eccezione. Ora il pubblico è più vacanziero e guarda al Sziget più come ad un enorme villaggio vacanze al centro di Budapest piuttosto che ad un festival musicale. Questo ha fatto si che gli organizzatori si siano concentrati sempre di più su l’esperienza “Sziget” piuttosto che creare un cast di rilevanza internazionale. Se da un lato ha accontentato le persone musicalmente meno esigenti, d’altro canto ha reso la musica un semplice sottofondo alle giornate sull’isola. Diciamo questo senza alcuna vena polemica, è un dato di fatto che va preso come tale.
Dispiace molto notare però come la deliberata scelta di affermarsi come brand e come “luogo” di vacanze abbia portato ad un continuo aumento dei prezzi rendendo il festival praticamente inaccessibile per i ragazzi del luogo. Ormai è diventato un lusso per gli ungheresi poter andare al Sziget: se 8 anni fa il ticket giornaliero era 20 euro, ora è quasi 60 euro ma con lo stipendio medio delle famiglie sempre al palo. E’ francamente triste prendere atto di ciò, un festival inventato per i giovani locali e per poter attirare band affermate in Ungheria abbia virato verso il mainstream escludendoli. Una scelta che guarda al business e agli euri sonanti ma che per chi come noi vede nella musica anche l’aspetto sociale e passionale è francamente deludente.
Al prossimo anno Ungheria!