Ho ascoltato tante volte questo cd, e più lo ascolto e meno lo capisco.
La scena punkrock è tutta in fermento perchè questi “traditori del punk, commerciali, venduti e bla bla bla” dei Finley imperversano, e le etichette discografiche indipendenti che fanno? Fanno a gara a chi butta fuori il clone più credibile. Non credo questo sia il modo giusto per:
1 – rendere credibile una scena agonizzante come quella punk italiana
2 – tirare su qualche soldo.
Ora, io sicuramente non conosco il fatturato delle piccole etichette indipendenti italiane, ma conosco le cifre di vendita, e so che navighiamo in acque decisamente limacciose…quindi, perchè per una volta non provare a puntare sulla qualità?
Lo dico subito, con tutto l’amore per Sebi, i Derozer e la Derotten records: questo disco non è orribile, ma è il solito mischione di buone melodie, testi adolescenziali, riff e arpeggini azzeccati, ed eventuali arrangiamenti di tastiera per dare un po’ di spessore.
Ma in tutto questo dove sta la personalità? L’innovazione? il guardare avanti e cercare di creare qualcosa che possa realmente far del bene alla musica punk in Italia? Che possa anche solo intrattenere, ma con intelligenza? La musica qui ha la stessa presenza, spessore, e personalità del sassolino che mi sono levato da sotto le scarpe stamattina. Peccato. Se poi aggiungiamo che veramente dal punto di vista musicale tra i Finley e questi Supermarket non c’è differenza….beh, tirate da voi le vostre conclusioni; l’unica differenza tra le due bands è che i Supermarket sono una band che si è fatta la sua gavetta, sono gli ex “Divi di Beverly”, che fecero uscire un cd con la Tube Records, e questo sicuramente è un punto a loro favore.
Detto questo, sinceramente non credo sarà questo l’album che li farà uscire dalla gavetta. Se vi piace il genere…