STRUNG OUT

Dare un degno seguito ad “Exile in Oblivion” era molto difficile e loro stessi in questa intervista ci confessano di come “Blackhawks over Los Angeles” sia stato un album particolarmente sofferto.

 

Nella splendida cornice dell’Underworld di Londra nella prima data del loro tour Europeo, che li porterà tra qualche giorno anche in Italia per due impedibili date, incontriamo Jordan, batterista storico degli Strung Out.

 

Siamo giunti al settimo album per gli Strung Out. Da pochi giorni è uscito “Blackhawks over Los Angeles”, vostro ultimo full-lenght. Siete soddisfatti del risultato finale?!

Jordan (Strung Out): Non penso che nessuno ti abbia mai detto che non è soddisfatto del disco che ha appena inciso (ride). A parte gli scherzi, siamo molto soddisfatti del disco anche se è stato un processo artistico più complicato rispetto al passato perché sentivamo molta pressione su di noi e non sono stati mesi molto facili.

Probabilmente “Exile in Oblivion” è stato il disco più maturo e completo della vostra carriera. Io personalmente trovo che sia stato un vero e proprio capolavoro di melodia e potenza.

Jordan: E’ stato sicuramente un ottimo disco concordo con te. Il problema è però che mica potevamo chiudere la nostra carriera con quel disco (ride), dovevamo andare avanti e abbiamo sentito più di ogni altra volta la pressione dei fans e delle persone che si sono attorno. Sia ben chiaro che non è stato un qualcosa di negativo, è solo che sentivamo l’importanza del momento e avevamo paura di deludere i nostri fans che sono la cosa che più importa a noi. Della stampa, niente di personale con te sia chiaro, non me ne importa un granché perché sono i ragazzi che ci danno l’energia e la grinta per suonare carichi ogni giorno.

Finora come è stata la risposta del pubblico al vostro disco?!

Jordan: Abbiamo fatto qualche pezzo nuovo quando siamo venuti in Europa al Groezrock in Belgio e un paio di show negli States ma quando il disco ancora non era uscito. L’impatto live devo dire che è stato positivo perché ho visto che la gente partecipava con grande calore anche su quei pezzi. I commenti sul nostro Myspace sono stati per la stragrande maggioranza positivi anche se sappiamo che è difficile trovare critiche sul proprio “space” quindi li prendiamo per quello che sono, una dimostrazione d’affetto. 

E invece quali sono stati i commenti della stampa negli States?! Un’importante rivista musicale inglese ha scritto che “Blackhawks over Los Angeles” è stato il vostro disco più pop, cosa ne pensi?!

Jordan: Pop?! Beh si vede che la Fat gli avrà mandato il cd sbagliato (ride). Ti posso dire che di quelle poche recensioni che ho letto ho trovato una diversità di opinione incredibile anche se fondamentalmente sono state tutte quante positive e questo ci fa piacere. Pochi giorni fa stavo leggendo una recensione su Internet, pensavo che il giornalista avesse veramente capito quale era stato il lavoro dietro questo disco. Però arrivo alle ultime frasi e leggo“Una grandissima band Nu-Metal degna erede del sound dei Limp Bizkit”. I Limp Bizkit?!?! Ma cosa centrano gli Strung Out con i Limp Bizkit e il loro sound scusa?! Tralasciando il fatto che noi ci siamo formati prima di loro, ma che diavolo di album ha ascoltato questo giornalista?! Avremo certamente qualche momento che si avvicina al metal ma da li a paragonarci ai Limp Bizkit trovo ce ne passi.

Per la seconda volta avete lavorato con Matt Hyde, storico produttore di band come Hatebreed, Stayer o No Doubt. Come è stato ritrovarvi in studio con lui?!

Jordan: E’ stato grandioso. In “Exile in Oblivion” non ci conoscevamo ancora molto bene e anche se eravamo diventati molto amici, i rapporti erano stati molto professionali. Questa volta invece è stato come trovarsi a lavorare con un vecchio amico, noi abbiamo portato in studio le nostre idee e lui è riuscito ad aiutarci a mettere assieme nel migliore dei modi il tutto. Ormai ci conosce molto bene ed è entrato nelle dinamiche del nostro gruppo per cui sa come prendere ognuno di noi. Lui è un ottimo produttore e penso che riesca sempre a farci dare il meglio, sia dal punto di vista artistico che di quello dell’energia.

In “Letter Home” presente nel vostro disco, Jason immagina di essere un soldato americano che presta servizio e rischia la vita ogni giorno in una zona di guerra. Mi potresti spiegare meglio questa canzone “testamento”.

Jordan: Jason è una persona molto sensibile è ha scritto questa canzone come una sorta di liberazione personale. Volevamo mandare un messaggio forte perché sappiamo bene che mentre noi siamo qui stasera a divertirci ci sono ragazzi come noi che rischiano la vita in zone di guerra. Non penso che abbiamo il diritto di fare la morale a nessuno ma ci fa piacere pensare che i nostri fans possano pensare anche a quei ragazzi.

Un paio di anni fa i Vandals andarono a suonare per le truppe in Iraq e lo stesso fecero i Blink 182. Voi Strung Out accettereste se l’amministrazione Bush vi chiamasse per suonare per le truppe?!

Jordan: Ti posso parlare a titolo personale in questo caso e ti dico che io accetterei sicuramente. Sappiamo che i Vandals dopo che sono andati in Iraq sono stati boicottati dal pubblico europeo e fecero un tour che ha visto i locali deserti.

 

Purtroppo si, a Roma a distanza di un anno sono passati da 350 spettatori a soli 19!

Jordan: Vedi?! Trovo che sia stata una cretinata totalmente ingiustificabile da parte di tutta la scena europea e mi spiace per loro. Bisogna essere degli idioti completi per poter pensare che i ragazzi che prestano servizio in Iraq lo facciano perché a loro piace. Quando incontro persone che parlano male dei soldati mi fanno innervosire, gli dico sempre “voi in vita vostra avete mai incontrato una persona sana di mente che è a favore della guerra?Avete mai conosciuto un cretino che vi dice “io amo la guerra?” Perché se è cosi presentatemelo.” Non ci vuole un genio per poter capire che quei ragazzi se potessero di sicuro non starebbero in Iraq a rischiare la propria vita. Trovo sia importante scindere le persone che si trovano per colpe non loro ad essere in quei territori e le amministrazioni e le aziende occidentali che si arricchiscono sulla loro pelle. Sia ben chiaro e ci tengo a sottolinearlo, sia io che gli Strung Out siamo assolutamente contrari a questa guerra ingiustificata, ma che la nostra solidarietà va a quei ragazzi. Tornando al discorso iniziale, mi spiace che il pubblico europeo sia stato cosi miope e ottuso da non capire il gesto dei Vandals.

Parlando della vostra musica, non credi che gli Strung Out siano stati il primo gruppo, cronologicamente parlando, a fare “Metalcore”?!

Jordan: Oh mio dio per favore non dirmi questo. Oggi per “Metalcore” si intendono principalmente ragazzini che fanno pop e ogni tanto fanno qualche accenno metal e urlano come idioti. Noi non abbiamo mai fatto quello schifo.

In questo hai ragione sicuramente. Per metalcore intendo la capacità di unire al punk rock qualche venatura di metal.

Jordan: In questa accezione allora forse hai ragione. Molte Hc band prima di noi giocavano sulla linea del punk più aggressivo e del metal ma forse siamo stati noi quelli che gli hanno dato una sorta di contenitore unico. Noi non ci siamo mai fatti problemi del tipo “questa è punk, questo è metal” abbiamo cercato di far convivere sempre le nostre influenze musicali personali.

Tornando al discorso dei ragazzini che urlano come idioti tanto per farlo vorrei parlare della musica Emo…

Jordan: (mi interrompe) Beh allora ti fermo prima che inizi perché non meritano neanche una parola. Sono una moda. Punto. Noi siamo on the road da 15 anni sempre con la stessa passione, tra 15 anni dubito che loro ci saranno. Se non hai la passione non vai da nessuna parte. Se mi sbaglio non avrò problemi a chiedergli scusa ma per come stanno le cose ora non credo.

Le persone che ascoltano la vostra musica sono molto più di semplici fans. Vi sono fans club in tutto il mondo e migliaia di persone hanno vostri tatuaggi sul corpo. Come vi sentite riguardo questo fenomeno?!

Jordan: Ti confesso che la cosa mi imbarazza non poco a me. Quando viene un ragazzo da me e mi fa vedere il nostro tatuaggio sul suo corpo mi fa davvero un gran piacere perché mi fa sentire che per quella persona il mio lavoro, la mia passione sono qualcosa di più di semplice musica se ha dato una parte del suo corpo per sempre agli Strung Out. Non so mai cosa dire e davvero divento rosso in volto quando vedo quelle cose. Mi fa sentire un senso di responsabilità particolare e mi sento che non devo tradire mai la fiducia dei ragazzi che ci seguono e credono in quello che facciamo.

Sulla recensione del Deconstruction di due anni fa di un famoso giornale di musica generalista (il supplemento musicale della Repubblica) vi era scritto: “La migliore band della giornata sono stati gli Strung Out e sinceramente non capisco perché questi ragazzi facciano punk invece di fare dellì’ottimo metal. Hanno probabilmente più talento di tutte le altre bands messe assieme.”

Jordan: Che dirti, in Italia avete degli ottimi giornalisti si vede (ride). A parte gli scherzi, sicuramente è un grande complimento questo anche se penso che esageri. La gente pensa che siccome magari suonare un determinato tipo di musica siamo più semplice di un altro quella musica sia superiore. Fare delle belle canzoni punk rock con melodia e potenza non è assolutamente semplice anche se gli accordi magari sono semplici.

Durante questo tour promozionale di “Blackhawks over Los Angeles” verrete pure in Italia per due impedibili date e sarete gli headliner del primo giorno dell’Etnika Rock Festival, principale free music festival indipendente italiano. Per concludere ti lascio la possibilità di salutare i vostri fan italiani.

Jordan: L’Italia, insieme all’Inghilterra, è il posto dove abbiamo la nostra più grande schiera di fans qui in Europa. Voi italiani ci regalate sempre grande emozioni perché partecipate col cuore e con grande entusiasmo ad ogni show. Per noi è sempre un piacere venire dalle vostre parti e sono sicuro che anche questa volta ci troveremo benissimo. In Italia ci sentiamo come a casa perché i ragazzi davvero non vedono nessuna barriera tra loro e il palco e ci crea una sinergia incredibile. Vi aspetto ragazzi!

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