STRIKE ANYWHERE

Gli Strike Anywhere in pochi anni sono riusciti a diventare una delle più amate e rispettate band della scena Punk/Hc mondiale grazie a live infuocati e album pieni di passione e rabbia.
Dopo 3 album su Jade Tree Records sono passati su Fat Wreck Chords e a pochi giorni dall’uscita del loro nuovo album “Dead Fm” abbiamo intervistato il frontman e carismatico leader della band Thomas.

 

Bene Thomas è un vero piacere parlare con te giusto pochi giorni prima dell’uscita del vostro primo disco su Fat Wreck. La prima domanda è purtroppo scontata ma non posso esimermi dal fartela: siete soddisfatti di “Dead Fm”?!

Thomas: Per questo album ci siamo presi tutto il tempo necessario e siamo molto soddisfatti del risultato. Siamo cresciuti in questi anni e penso che in “Dead Fm” si possa sentire questo. Non vediamo proprio l’ora di ripartire in tour per vedere la reazione della gente!

 

Come mai questa volta avete impiegato ben tre anni per incidere il nuovo album?! Ora che non abitate nella stessa città è per voi più difficile scrivere nuove canzoni o è invece uno stimolo in più?!

Thomas: Ora non ci vediamo spesso come prima ma non è stato questo che ci ha portato ad aspettare 3 anni per un nuovo disco. Per “Exit English” abbiamo lavorato con il fiato sul collo perchè avevamo tempi ristretti. Questa volta volevamo rifletterci per bene, in fondo questo è il nostro quarto album. Non abitiamo più nella stessa città ma questo non influisce sulla nostra produttività. Siamo stati per anni tutti i giorni assieme in tour e per cui per ora quando sto a casa ancora non mi mancano gli altri ragazzi (ride).

 

L’ultima volta che ci siamo visti al Deconstruction Tour abbiamo parlato anche delle idee che ti frullavano in testa per questo nuovo album. Mi parlavi che forse il nuovo album lo avreste registrato con Bill Stevenson ma poi vedo che avete lavorato ancora con il vostro amico Brian McTernan, come mai?!

Thomas: Quella era appunto un’idea. Bill è grande amico di Russ (Russ Rankin – cantante degli Only Crime e dei Good Riddance) e ci ha sempre parlato bene di lui. Lo abbiamo anche conosciuto e ci è sembrato un tipo ok. Ha un ottimo orecchio e i suoi dischi hanno sempre un ottimo sound. Guarda solo come suonano quelli di Good Riddance! Questo però non toglie che Brian sia anche lui un ottimo producer. Abbiamo sempre lavorato con lui e ci sembrava la cosa migliore continuare cosi. Ci conosce da sempre e sa come prenderci. Penso che con “Dead Fm” abbia fatto un grande lavoro e gliene sono grato.

 

Lo sai che il vostro disco era online più di un mese prima della released date?! Ti ha dato fastidio la cosa?!

Thomas: Lo sapevo e non mi ha creato problemi. Nel nostro web-site si è sempre potuto scaricare i nostri album. Io suono per stare in mezzo alla gente e suonare in giro per il mondo, non per stare fermo e aspettarmi tranquillamente da casa le royalty. I gruppi devono imparare a vivere della loro musica live, vuoi per la tecnologia che ormai rende scaricabile tutto, vuoi perché credo che la musica abbia un valore che non è commerciabile. Tutti i gruppi secondo me lo dovranno capire. Non dico che chi compra il nostro disco sia uno stupido, anzi io sono il primo che quando amo una band ed esce il disco lo voglio avere subito. Ti posso dire che conosco gente che si era scaricata il nostro disco ma poi se lo è andato a comprare ugualmente, segno che se un gruppo vale riesce ad andare avanti.   

 

Anche in questo album i vostri testi hanno un forte contenuto politico e sociale. Non hai paura che un giorno il Governo Usa possa chiedervi le royalty per tutta l’ispirazione che vi ha fornito in questi anni?!

Thomas: Non avremmo più un centesimo se lo facesse (ride). Il nostro Governo è solo la punta di un’iceberg, ci sono talmente tante persone che partecipano a questo schifo che non so neanche immaginarmi con quante persone dovremmo prendercela. Non abbiamo il loro potere ma penso, e spero, che attraverso la nostra musica si possa fare qualcosa per cambiare questa situazione. C’è molta gente che vuole cambiare le cose e se ci unissimo assieme avremmo un grande potere.

 

In “House arrest” parlate di quando avete avuto problemi con la polizia nipponica. Cosa è successo in quella occasione?! Come mai siete stati arrestati?!

Thomas: Ci hanno arrestato e portato in prigione per due giorni. Ci hanno sequestrato i passaporti e cosi non potevamo più tornare negli Stati Uniti. Abbiamo passato veramente dei brutti momenti con la loro polizia. Per fortuna due anni dopo quando siamo tornati è andato tutto bene. Comunque non abbiamo avuto vita facile neanche con la vostra “Polizia” (Thomas dice proprio polizia – ndr), durante il primo tour ci hanno perquisito e trattato come criminali non so per quale motivo. Per fortuna so che dalle vostre parti abbiamo una strong fan base e per cui non vediamo l’ora di ritornarci al più presto possibile.

 

In “Speak to our empty pockets” critichi apertamente la religione. Il problema trovi che sia la religione o il fondamentalismo di alcuni gruppi estremisti?! In fondo ogni religione ha come precetti, chi più chi meno, idee che anche noi possiamo condividere come pace e rispetto.

Thomas: In ogni religione c’è un fondamento di estremismo quando si dice di essere l’unica depositaria della verità. Il problema è la strumentalizzazione che si fa di un messaggio, la religione in sé non sarebbe cosa cattiva se servisse per unire gli uomini piuttosto che per dividerli. So che ci sono molti religiosi che danno la vita per cause nobili come la fame e la povertà nel mondo ed ho il massimo rispetto nei loro confronti. Quello che dico io invece è che bisogna cercare un punto in comune per tutti in cui ci si rispetti accetti a vicenda. Non vedo perchè ancora oggi nella nostra società omosessuali e transgender debbano essere oggetto di discriminazione.

 

Te lo hanno mai detto che dal vivo ricordi moltissimo per come ti muovi e per il cuore e l’energia che ci metti, i Raw Power?

Thomas: Wow, grazie per il complimento! Loro sono una delle migliori Hc band che ci siano ed essere paragonato al loro cantante è un onore. Nessuno me lo aveva mai detto prima, ma c’è sempre una prima volta in tutto nella vita (ride).

 

L’altro giorno ero all’estero e per caso stavo leggendo il quotidiano “Usa Today”. In un articolo di fondo il giornalista scriveva: “Gli Usa sono il migliore posto della terra per vivere. Negli States ogni giorno ci sono più di 70 nuove persone che riescono a raggiungere il milione di dollari”. Cosa ne pensi di questo?!

Thomas: Il giornalista si è dimenticato di finire la frase però. L’America è il migliore posto per vivere se sei ricco, se sei povero non hanno scrupoli a farti morire per strada se non hai l’assicurazione medica. L’America che dice lui forse è quella dei telefilm, non quella che si vive nei sobborghi dove i ragazzi nascono e crescono senza prospettive perché il governo se ne fotte di loro. Ti sembra democrazia questa?!

 

L’ultima volta che ci siamo visti mi parlavi che lavoravi in un associazione che aiutava cani randagi. Ci lavori ancora?

Thomas: Purtroppo sono quasi sempre in giro in tour per cui non posso essere molto presente. Adoro i cani e appena posso gli dò una mano. Questa associazione si occupa di cani randagi e di cani vittime di abusi. Provo grande rabbia verso chi abusa degli animali, sono solo vigliacchi. 

 

Cosa pensi di quei gruppi attivisti che usano la violenza per promuovere le loro idee a difesa degli animali?! Condividi le loro posizioni o pensi che ci possa essere una via pacifica che porti allo stesso risultato?!

Thomas: Ti confesso che, so che non è bello ammetterlo, in fondo ci godo. Mi spiego meglio, non condivido la violenza gratuita ma se serve per liberare animali da laboratori dove vengono usati come cavie o maltrattati, non posso che essere contento. La via pacifica è sempre quella da perseguire ma se ti trovi a combattere contro un gigante ti devi pure adeguare e cercare ogni mezzo efficace.

 

 

Non pensi che sia preoccupante questo disinteresse delle nuove generazioni verso i problemi sociali e verso la politica, da intendersi nell’accezione più ampia del termine?

Thomas: Certamente è preoccupante. Ma secondo me la colpa non è dei ragazzi ma della società che gli costruisce un mondo al quale loro accettano di adeguarsi passivamente. Non tutti i ragazzi sono cosi ovviamente, ho avuto la fortuna di girare l’America e ho trovato anche tanti ragazzi che hanno grandi ideali e posizione critiche verso questa società e si adoperano per cambiarla. Potrai dire che sono pochi ma sicuramente sono una speranza. Sicuramente meglio della Mtv generation.

 

Ho letto su internet che hai lasciato scuola alle superiori ma da come parli e dalle tue idee si denota una cultura ampia e profonda. Ti sei pentito però di aver lasciato scuola?! Pensi che scuola e università possano essere utili alla crescita culturale delle persone?! Quale libri suggeriresti da leggere?!

Thomas: La mia è stata una scelta personale. Non lo ho fatto perché ero un lavativo e non mi andava di studiare. Semplicemente sentivo che stavo sprecando tempo prezioso della mia vita cercando di diventare un classico americano medio. Ho lasciato scuola ma la mia curiosità mi ha portato sempre a leggere, cercare notizie e farmi una cultura mia. La scuola pubblica americana è pessima, i loro programmi sono infarciti di bigottismo religioso e luoghi comuni. Stesso discorso vale per l’università. Di libri che ti consiglierei di leggere ce ne sono molti, se proprio devo fare due nomi ti dico “A People’s History of The US” di Howard Zinn e “Living my life” di Emma Goldman. Lei non è molto famosa, era una grande anarchica e femminista espulsa dal nostro paese. Questi libri ti danno una idea su il vero concetto di democrazia nel mio paese.

 

Pensi che la musica punk abbia ancora un valore sociale e politico?!

Thomas: Certo che lo penso! Altrimenti io sarei solamente un buffone che urla da un palco, se togli questo valore alla nostra musica non rimane niente. Seguire il punk non significa solo ascoltare un tipo di musica, significa credere in qualcosa di più grande, credere che questo mondo può essere cambiato. Non dobbiamo farci ingannare dalle televisioni o dai media che spacciano per punk buffoni che si divertono a fare i ribelli. Chi ascolta la nostra musica penso che sappia distinguere le due cose.

 

Cosa pensi della scena punk odierna e degli squat in Europa dove avete suonato per anni nei vostri tour?!

Thomas: E dove spero continueremo a suonare aggiungo. Io adoro i centri sociali, in America non ci sono purtroppo come quelli europei e la prima volta che li ho visti da voi me ne sono innamorato.  Te che sei di Roma sai bene quanto sia stupendo un posto come il Forte Prenestino. Sono posti selvaggi e genuini dove non esistono logiche di business e si respirano ancora i valori in cui credo e penso credi anche tu. Non sono solo un posto per far musica, quasi sempre sono molto attivi socialmente sul territorio e aiutano la gente concretamente e cercano di mandare messaggi alternativi che non passano sui media principali. Personalmente amo suonarci perché la gente non va solo a vedere il concerto e poi se ne va a casa ma rimane dopo il concerto a parlare, stare insieme, divertirsi e ci sentiamo proprio a casa. Alzarsi poi il giorno dopo e, con gli stessi ragazzi con cui ci siamo divertiti, fare colazione tutti assieme è splendido. Per noi che passiamo molto tempo lontano da casa ci fa sentire meno la nostalgia a volte. La musica è una grande passione ma a volte i tuoi affetti ti mancano.

 

La prima volta che incontrai gli Anti-Flag fu poco dopo l’uscita di “Underground Network” (loro primo album su Fat Wreck) quando gli chiesi se fossero interessati a passare su major furono categorici e mi dissero che era impossibile che una cosa del genere possa avvenire. Ora vi faccio la stessa domanda a voi che siete al primo album su Fat, pensi che un giorno potremo vedere gi Strike Anywhere su major?!

Thomas: Fammi mettere le mani avanti allora…penso che presto passeremo su major (ride). Effettivamente penso che sia stato comico per te, 3-4 anni fa nessuno si sarebbe mai aspettato che gli Anti-Flag potessero passare su major. Non giudico la loro scelta perché sono questioni interne alla band e sta a loro decidere cosa fare della loro band. Io personalmente non mi sono mai posto il problema e penso che noi, a differenza loro, non abbiamo quello una major cerca. Abbiamo testi politicizzati ma molto diversi rispetto ai loro. Per quanto mi riguarda essere su Fat Wreck è già come essere su major. C’è grandissima professionalità in tutto quello fanno e riescono nel loro piccolo ad avere un’ottima distribuzione e promozione. Tutto molto più grande rispetto alla Jade che con noi ha fatto ugualmente un grande lavoro. Come ti ho già detto poi, io suono per stare in mezzo alla gente e cercare di costruire qualcosa, di business, major e simili non mi interesso. La gente ci apprezza perché siamo cosi come ci vedono.

 

Per concludere ti lascio questo spazio per salutare i lettori di Punkadeka.it e per dirci quando ci verrete a fare una visita per un vostro infuocato live show.

Thomas: Ci vedrete molto presto perché a novembre saremo in tour in Europa e penso che verremo anche in Italia. Poi probabilmente ci rivedremo la prossima primavera per un tour con una band italiana. Non è ancora nulla di definito ma vi assicuro che non vi deluderemo. In Italia abbiamo passato momenti bellissimi e so che molta gente ci apprezza. A presto ragazzi e mi raccomando continuate a lottare per le vostre idee, pensate con il vostro cervello sempre!

 

 

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