STILITI : A denti stretti

Quarto lavoro in studio per gli STILITI, storica ska band di Torino, attiva fin dal lontano 1993.
La band è collaudatissima e suona molto bene. Appare subito chiaro l’affiatamento tra i componenti e la cura dedicata agli arrangiamenti per un genere che, troppo spesso, rischia di cadere nel ripetitivo. La cosa non accade in questo lavoro, caratterizzato da tempi in levare e belle parti di fiati, alternati a ritornelloni aperti con chitarre distorte e ritmiche ska-core/punk, che ricordano per lunghi tratti quelle dei mitici Persiana Jones.

“La mia parte” è una buona song di apertura e ci butta a capofitto nelle danze ska, fatte di tempi veloci, chitarre in levare e atmosfera di festa. Salta subito all’attenzione dell’ascoltatore la reinterpretazione della nota “Lacio dròm” dei Litfiba, coinvolgente e ben riarrangiata, anche se molto simile all’originale.
Viene da muoversi al ritmo degli Stiliti e stare fermi risulta davvero difficile nell’ascolto di questo lavoro. Si continua con due “levare” d’amore, “La freccia”, dedicata ad una lei che se ne è andata e “La forte voglia che ho di te” per una lei lontana lontana… Positiva senza dubbio la varietà dei testi, ben curati e mai banali, che spaziano in un attimo dal disagio sociale alle tematiche amorose.

“La libertà” è un brano abbastanza serrato e aggressivo, quasi gitano in alcune sonorità e molto bello, tanto da risultare uno dei più interessanti di tutto il lavoro, insieme a “Nella mia terra”, storia di un lavoratore proveniente da Est, che deve convivere con la difficile condizione in cui si trova una volta arrivato nel nostro paese.
Nota di merito anche per “Lucyenne”, che “vive di notte girando per le strade” e che ha rubato il cuore dell’autore del brano: il pezzo, in pieno stile “tapparelle maledette” fa sorridere ed è molto piacevole, cosa che non si può certo dire per “Le mie conoscenze”, che reputo il pezzo peggiore del disco.
La intro di batteria di “Tu non ci sei” chiude le danze nel vero senso della parola.

“A denti stretti” è un buon disco che forse non segnerà una pagina indimenticabile nella storia della musica in levare, ma che segna il ritorno alle origini della band torinese, risultando molto piacevole da ascoltare e da ballare.

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