I Sex Pistols, la grande truffa del rock’n’roll.
Steve Jones, chitarrista della più controversa e discussa punk band della storia, si racconta attraverso le pagine di “Lonely Boy”, un’autobiografia all’insegna dell’eccesso, così come lo è stata la vita di chi ce la racconta.
Senza entrare nei dettagli delle pagine di questo bellissimo racconto, Steve Jones parte dagli inizi della sua tormentata vita, dagli abusi del patrigno, fino ad arrivare all’incontro con la musica di David Bowie (e non solo con la musica…) e dei Roxy Music prima e Malcolm McLaren e Vivienne Westwood poi, all’interno di quello che, a tutti gli effetti, può essere considerato il luogo dove il punk è nato (almeno nella sua accezione estetica): il Sex al 430 di King’s Road a Londra, boutique dove le persone stanche della moda alla Teddy Boy si recavano per indossare l’alternativo.
Il chitarrista, uno dei 50 più influenti della storia del rock secondo Rolling Stone, non tralascia nessun tipo di dettaglio, basandosi su ricordi annebbiati da anni di abuso di alcool e droghe (eroina su tutte) riguardanti i suoi rapporti umani con Malcol McLaren, la vera mente dei Sex Pistols, Cookie (il batterista Paul Cook), Johnny Rotten, col quale il termine amore/odio rischia di diventare un eufemismo, Sid Vicious, croce e delizia dei Pistols e tutta una serie di persone che fanno da cornice a una storia avvincente e divertente e allo stesso tempo drammatica e cruda nel suo svolgimento, che ha il suo epilogo nella vita normale di un conduttore radiofonico a Los Angeles, pulito da più di 25 anni.
Non mancano gli aneddoti quasi incredibili per come poi si è evoluta la storia dei Sex Pistols: uno su tutti l’entrata nella band di Sid Vicious, scambiato per un’altra persona da Malcolm McLaren dopo che Vivienne Westwood aveva adocchiato un cliente all’interno del suo negozio (come sarebbe andata la storia dei Sex Pistols senza questo scambio di persona?), oppure l’allontanamento di Glen Matlock a favorire l’entrata nella band proprio di Sid Vicious, ma anche la “catastrofe economica” dell’ultimo tour di reunion del 2008.
Insomma, Steve Jones riesce per la prima volta ad aprirsi e raccontare la sua vita e la sua versione della storia dei Sex Pistols, una storia quasi fantascientifica per quanto fondamentale per la storia del punk: perché è innegabile che i Sex Pistols siano stati una trovata di marketing di Malcolm McLaren, vero e proprio genio che ha saputo sfruttare la voglia di ribellione di quattro ragazzi londinesi e l’aria di cambiamento che aleggiava per le strade di Londra, ma è altrettanto innegabile che, se questa trovata a tavolino non fosse stata pensata e concretizzata, probabilmente il punk sarebbe nato in maniera differente e i vari Damned, Clash e Buzzcocks avrebbero ritardato la loro apparizione.
I Sex Pistols hanno inventato il punk? Probabilmente no, Iggy Pop, Ramones e i New York Dolls avevano già gettato i semi negli States.
I Sex Pistols hanno dato un’accelerata imprescindibile al punk rock? Credo proprio di si, e Steve Jones ce la racconta nel suo bellissimo, e consigliatissimo, “Lonely Boy”, edito da Magazzini Salani Editore.
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