Tutti gli appassionati di street punk avranno di che essere contenti: sono infatti ben tre le uscite a nome Stage Bottles recentemente pubblicate dalla Mad Butcher / KOB. La prima di queste, dall’emblematico titolo di “1993-2001” è un greatest hits dei primi otto anni di carriera di questa band che da Francoforte ha saputo conquistare ampi consensi con il suo punk Oi! skankeggiante (e trascinante). Diciotto brani con melodie tirate e solo leggermente addolcite dal sax, un effetto che può ricordare (per chi li conoscesse) i partenopei Bisca in chiave street; data la natura di “best” non esistono brani meno potenti di altri e tutti, a loro modo, sono importanti nella storia di questa band che ha sempre accompagnato alla musica testi impegnati politicalmente e socialmente e che rifuggono dal solito (abusato) immaginario dell’ “Oi!, birra e divertimento”. Da segnalare però una versione live di Skinhead Reggae e poi, a titolo personale, la conclusiva “Sometimes Anti-Social but always Anti-Fscist” in parte ripresa dai nostrani Los Fastidios -compagni di “split” in passato proprio con gli Stage Bottles- e che già dal titolo dice tutto.Altra uscita è questo “I’ll Live my life”; stavolta non si tratta di una (giusta) autocelebrazione ma di un disco nuovo a tutti gli effetti. Nuove (undici) storie da raccontarre, nuovi inni da cantare in coro e nuove invettive contro i nemici di sempre, i nazifascisti così come la chiesa o come tutte le varie forme di “Grande Fratello”. Registrato in maniera non perfetta, forse per coglierne meglio l’irruenza sonora, questo lavoro si dimostra ad ogni modo all’altezza di tutte le altre produzioni del combo, con forse una maggiore presenza del sax di Olaf che aggiunge sempre tinte nuove ad un quadro ormai definito. Li si chiamerà retorici o banali, ma ogni tanto c’è bisogno di inni e se forse “Too Young to Die” è eccessivamente ossessiva non possiamo non apprezzare, ad esempio, “You’ve Never Been Right”. Un lavoro che sicuramente non farà parlare di se per originalità, ma che si dimostra una certezza per chi già li conosce ed un album di valore per tutta la scena street punk. Probabilmente o li si ama o li si odia, ma al di la’ di ogni lecita preferenza musicale bisogna apprezzare la coerenza e la sincerità di questa band; in tempi di gruppi finto-alternativi o ribelli per gioco non è cosa da poco.Siccome non c’è il due senza il tre i nostri han pensato bene di far uscire, come se non bastasse, uno split cd in compagnia degli Scrapy. Due brani a testa, e mentre degli Stage Bottles abbiamo già parlato e quindi basta solo dire che le traccie qui presenti sono nuove versioni di brani già editi gli Scrapy rappresentano una piacevole scoperta, almeno per il sottoscritto. Direttamente da Passau, in Baviera, questa bands è artefice di uno ska-punk decisamente più veloce della band di Francoforte e con in aggiunta una buona dose di melodia. Due brani che se son comunque poco per capire il reale valore del gruppo lasciano davvero ben sperare e catalizzano subito l’attenzione. Potremmo quasi dire che gli Scrapy sono i figli illegittimi degli Stage Bottles, avendo una comune matrice musicale e condividendo appieno l’impegno delle liriche. Insomma: con tutto questo ben di dio non riuscire a trovare qualcosa che vi possa interessare sarebbe veramente troppo!
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