PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

Speciale fanzine Punk Rock Raduno: l’intervista ai Grade 2

I veri punk rocker possono essere intervistati solo da veri punk rocker! Ecco cosa si sono detti il nostro caro amico Michael Simeon e i Grade 2, che si esibiranno sul palco del Punk Rock Raduno venerdì 12 luglio!

Ciao ragazzi, e benvenuti sulla fanzine ufficiale del Punk Rock Raduno. (e su punkadeka) Come state?

Grazie a voi per l’ospitalità, mate! Siamo davvero entusiasti di venire a suonare al Raduno quest’estate.

Siete letteralmente esplosi negli ultimi anni e alcuni potrebbero vederlo come un successo improvviso. Ciò che la maggior parte delle persone non sa è che vi siete fatti il culo per oltre 10 anni prima di raggiungere il meritato successo. Vi va di parlare brevemente della storia della band e di come era/è essere una band dell’Isola di Wight?

Quest’anno sono undici anni di Grade 2. E sinceramente è una cosa pazzesca anche solo da dire! Viviamo ancora tutti sull’Isola di Wight, un luogo che ha molta storia musicale. In particolare mi riferisco al leggendario Isle of Wight festival, a cui hanno partecipato artisti del calibro di The Who, Jimi Hendrix e The Doors.
Abbiamo fondato i Grade 2 per passatempo, giusto per divertirci al liceo. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato cosa sarebbe successo 10 anni dopo.
Essere originari di una città così piccola ha i suoi pro e i suoi contro, come in qualsiasi altra città. Ci ha ispirato molto nel corso degli anni, così come ci ha dato molta motivazione per far sì che la facessimo restare musicalmente sul radar!

La vostra crescita musicale vi ha aiutato molto a perfezionare il vostro sound nel corso degli anni. Avete ancora le stesse influenze o si sono spostate verso qualcos’altro?

Le influenze originali sono ancora presenti al 100%. Tutti i classici Punk/Oi! sono qualcosa da cui attingeremo sempre. A volte si tratta di band che la gente non si aspetta, nei primi anni abbiamo fatto cover dei The Stranglers e The Jam, e ancora oggi traiamo sicuramente ispirazione da loro.
Naturalmente entrano in gioco anche altre influenze, altrimenti finiremmo per pubblicare dischi tutti uguali.

Da quando ero ragazzino, tra la metà e la fine degli anni 90, sono cresciuto ascoltando tutte le band Epitaph, Fat Wreck, Burning Heart e ovviamente Hellcat. Vi va di raccontarci di come siete arrivati a firmare con loro?

Abbiamo incontrato Lars [Frederiksen] nel 2017 mentre eravamo in tour con gli Stomper 98. Era un tour di 10 date e noi avevamo appena pubblicato il nostro disco d’esordio “Break The Routine”.
È stato in quel periodo che abbiamo notato che stava avvenendo la svolta per la band, la gente in Germania stava iniziando a notarci e quindi abbiamo drizzato le antenne per capire la direzione che la band potesse prendere.
Avevamo chiesto a Lars se fosse interessato a produrre un eventuale nostro disco futuro. Per farla breve, un mese dopo la fine del tour abbiamo ricevuto una chiamata in cui ci veniva detto che il nostro prossimo album sarebbe stato pubblicato su Hellcat Records con Tim [Armstrong] come produttore. Così ci siamo messi subito al lavoro sulla scrittura delle canzoni e dopo un anno e mezzo è uscito il nostro album di debutto su Hellcat, “Graveyard Island”.

Ho notato che in qualche modo avete messo l’Italia tra “i preferiti” quando si tratta di andare in tour, non è così comune vedere una band come la vostra venire qui così spesso (e che sorpresa, lasciatemelo dire!). Cosa vi ha fatto innamorare del nostro paese? 

Avevamo suonato una manciata di date in Italia prima del 2020, tutte fantastiche, ma non c’erano molte opportunità di venire e suonare oltre alla data secca.
La vera svolta è stata aprire per i Social Distortion a Milano. Penso che molti ci abbiano scoperti in occasione di quel concerto. Abbiamo stretto anche molte amicizie, quindi abbiamo messo in chiaro che volevamo tornare il prima possibile.
L’Italia ci ha trattato incredibilmente bene ogni volta che siamo venuti lì, quindi tanto amore per il vostro Paese!

Ogni anno il Raduno ha un tema diverso e quest’anno è “I don’t wanna grow up”. Potrebbe rifarsi a una delle domande/risposte precedenti, ma cercherò di metterla in una prospettiva più interessante: quanto è facile/difficile evolversi come band sia musicalmente che personalmente mantenendo però un’energia fresca, ovvero non essere quel tipo di band che fa sempre la stessa cosa?

Il segreto è mantenere tutto onesto e autentico. Mantenere vivi la passione e l’amore per la nostra musica. Se riesci a trasmettere queste sensazioni attraverso la musica, non sembrerà mai qualcosa che è già stato fatto 100 volte prima.

Domanda da nerd. Cosa avete ascoltato ultimamente che vorreste suggerire ai nostri lettori?

Spiritual Cramp – S/T
Béton Armé – Second Souffle
Bad Nerves – S/T
Royal Headache – High
Radioactivity – S/T

Grazie ancora per il vostro tempo ragazzi, spero di vedervi presto a uno o più concerti qua in Italia. C’è qualcosa che vorreste aggiungere?

Non vedo l’ora di vedervi tutti quest’estate!

 

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