La recensione a cura di Nick Northern di “Coppe da Bancomat”, l’ultimo album degli Spaventapassere.
Pare che le cose belle debbano finire. Meglio in fondo, non le ricorderemmo come piacevoli se non fossero circondate da quel mare di piccole (o grandi) sofferenze che è la vita. Questo terzo album degli Spaventapassere, Coppe da Bancomat, è una secchiata d’acqua fredda in faccia che ci riporta alla realtà.
Abbiamo tutti superato i trent’anni e ridiamo sempre ma in modo diverso, ghignamo amaramente, mai completamente liberi dal peso di anni tremendi, di malattie, morte e, fa strano dirlo, addirittura la guerra. Non credo che i quattro cazzoni di Cesena abbiano fatto grossi ragionamenti nel buttare giù la decina di canzoni che compongono il disco, però è ovvio che su di loro, come su chiunque, questi anni abbiano pesato. Abbandonato quasi del tutto il concept del liquido seminale, se non attraverso un sottile riferimento in Succo D’Ananas, siamo di fronte ad un album che non reputo etichettabile come demenziale, se mai lo definisco genuinamente sincero. Già, perché in pochi riescono nell’intento di far apprezzare a terzi degli inside jokes (modo moderno per chiamare le stronzate che puoi capire solo tu e un tuo amico) come sanno fare gli Spaventa. Nessuno di noi sa chi sia sto cazzo di Drini, ma è come se lo conoscessimo tutti in maniera profonda e cosa dire dei Bambini del Gas? Incomprensibile ma comunque lo si canticchia piacevolmente senza troppe domande.
Particolarmente agrodolci un paio di momenti come Sotto la Doccia Piscio, La Signora del Tempo e il capolavoro Barbi e Turici. Canzoni che, senza prendersi sul serio, raccontano di personaggi e momenti delle nostre stronze vite. Amanti della leggerezza non disperate, non c’è solo la malinconia, c’è spazio per i trash e per le risate con brani tipo Coppe da Bancomat, ACNE, Schiena a Pois e via discorrendo. Non esiste un’altra band italiana che sappia essere così dannatamente idiota e contemporaneamente scrivere bei pezzi, evitando sempre con classe la misoginia di cui altri gruppi simili si macchiano costantemente. Gli Spaventa raccontano semplicemente la verità, in modo geniale e divertente. La spensieratezza però non è sinonimo di sprovvedutezza, il disco è suonato con perizia tecnica ed efficacia, le velocità sono sempre al limite e i solo di chitarra devastanti. Un plauso anche alla produzione, la voce non sovrasta e la sberla arriva diretta come quella di Will Smith agli Oscar.
Ascoltare questo disco mi ha fatto venire il magone, gli Spaventapassere mi accompagnano da tanti anni ed il fatto che anche loro abbiano, a proprio modo, apportato delle modifiche a quella che sembrava una formula immutabile, mi fa sentire depredato di quasi tre anni della mia vita, indotto ad un cambiamento forzato, allontanato dai rapporti umani reali e dalle sbronze al grido di “L’importante è…”. Per questo è fondamentale che gli Spaventa vadano avanti, continuino a fare dischi e che suonino in giro, saremo anche invecchiati ma io questi anni non li voglio semplicemente cancellare, li voglio recuperare, voglio che il prossimo futuro sia doppiamente intenso e divertente, perché ne abbiamo tutti bisogno. Grazie ragazzi per l’ennesimo bel album di punk italiano.
– Nick Northern
Ascolta Coppe da Bancomat su Spotify , bandcamp, o dove ti pare! Prossimamente live al LOW-L FEST.