Ok, cari lettori di punkadeka, iniziamo dicendo che questo disco è indie, fottutamente indie-rock. Si possono prendere tutte le distanze possibili da questa categoria, soprattutto perché essa rimanda a chitarre poco distorte e piene di assoli, echi e deelay, fraseggi di charleston, voci pulite e doppiate, fregnacce varie, ma non possiamo certo negare l’onestà anche davanti ai nostri canoni di stile.
Questa band ha decisamente qualcosa di originale, o più precisamente di ipnotico. Da quando ho visto per la prima volta quella banale copertina così vagamente “centro-europea”e da quando ho inserito il cd nel mio lettore, esso non è più uscito. Sulla copertina una curva pericolosa (fate caso ai cartelli sulla sinistra, rivolti a chi arriva dall’altra direzione), vista con occhi forse un po’ preoccupati da chi l’ha già superata, e forse, comprende chi si appresta a passarla. Che sia una metafora ad indicare il percorso storico di questa band?
Tredici pezzi sofferenti ma coraggiosi, instabili e dalla varietà tale da poter scrivere una pagina per ogni canzone, esaltati dall’incredibile voce di Jim Ward e dall’energia degli altri tre componenti.
Non stiamo parlando di pivelli, questo disco è sulla scrivania della Hollywood Records, che a sua volta significa Walt Disney Company, è un lavoro suonato con una passione viscerale, una maniacale cura del particolare, una raffinatezza e una delicatezza che poche grandi band possiedono. Certo, è indie rock, ma è musica con i controcazzi.
Assolutamente da ascoltare.