I gusti personali influenzano il giudizio che puoi dare sulle cose che ascolti, per cui è inutile far recensire un disco musica popolare ad un appassionato di metal e viceversa. Vabbè, io non sono un appassionato di metal e neppure di hard-core generico e pure certa musica popolare alla lunga mi innervosisce.
Nel corso degli ultimi anni, forse perché sono andato in overdose di ascolti, forse perché il punk-hc aveva perso la sua vitalità riproponendo roppo spesso cliché triti e ritriti, mi sono ritrovato a non sopportare per più di pochi secondi tante cose nuove proposte.
Sarà perché sono un maledetto romanticone, a me piace ascoltare canzoni che per quanto dure, ti sanno prendere per mano perché è come se parlassero anche di te e ti lasciano la voglia di ascoltare quella successiva. Insomma, amo quei dischi che, una volta messi su, … “Toh, senti che bel passaggio, e poi qui c’è una cosa diversa, hey, ma anche questo è una bomba”, insomma, ti lasciano belle sensazioni e appena finiscono te li riascolti dall’inizio.
Siccome però una recensione non si può fare solo col cuore, bisogna riconoscere che i Sud Disorder non sono nel circuito da ieri e con la loro costante presenza hanno contribuito a creare una scena che è cresciuta raggiungendo livelli eccellenti (e non sto parlando solo di quella pugliese … che pure vanta una storia speciale). Bene, in questi anni hanno imparato e perfezionato la lezione assimilando le cose migliori uscite dal punk-hc, innanzitutto la qualità: un hardcore di pregio, suonato bene, interpretato con sentimento e originalità; duro ma melodico (e senza sconfinamenti nel metal).
Mi piace da morire sentire la loro rabbia, la loro poesia e mi piacciono i loro suoni. Questo disco, pur nella sua modernità sa riportarmi le stesse sensazioni e atmosfere di un periodo d’oro, quando ascoltavo i primi Dag Nasty e Samiam. Insomma. I Sud Disorder fanno parte di quella schiera di bands che hanno ancora qualcosa da dire sia a livello musicale che per quanto riguarda i testi. Ti smuovono qualcosa dentro l’anima, si, perché senza amor non vale nulla! e questo loro ultimo lavoro è un disco moderno che sicuramente farà storia.
La mia preferita? Non ve lo dico, però ad un certo punto fa :
In questa notte che sembra infinita
ci son stelle che brillan quaggiù
per questa strada che brucia di vita ….
E comunque ora che sono arrivato alla fine posso confessare che non è facile recensire il disco di amici; perché? ma per non correre il rischio di sembrare ruffiano. Ammetto di averlo ascoltato con un certo orecchio di riguardo perché ero preoccupato. Credo sia chiaro che l’ascolto è stato tutt’altro che una sofferenza! Quello che resta ancora da dire è Buon ascolto!
Sergio Milani KINA
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