Tra tutti i sottogeneri del punk, il post hardcore è forse lo stile più musicalmente eclettico, complesso ed elaborato dal punto di vista compositivo. Mi sono avvicinato a questo tipo di genere musicale, circa 10 anni fa quando un mio carissimo amico mi passò una cassetta (si allora andavano le musicassete) dal titolo “Fugazi” dei Fugazi. Già dal titolo e dal nome della band avevo percepito che si trattava di qualcosa che spaccava e infatti così è stato, ma la cosa che mi è rimasta più impressa?
Avete mai provato a ripetere continuamente F U G A Z I F U G A Z I…, non so a voi, ma a me dava e dà tutt’ora una carica fuori dal comune, ascoltandoli poi, la quintessenza del rock! Così è stato per parecchi anni fino a quando poi Ian MacKaye ha deciso di lasciare per esigenze familiari e così ho alleggerito la presa anche io, ma quando serve, so che comunque il mio F U G A Z I non mi abbandona….mai!! In fin dei conti, ciò che colpisce veramente è che i Fugazi sono riusciti a creare, più di dieci anni fa, quella che è ancora la modalità più innovativa di accesso all’ hardcore. E qui, in base alla mia modesta (decennale) conoscenza del genere, alla continua ricerca di nuove band da ascoltare e promuovere recensendo (nel bene e nel male), mi imbatto in una neo band, appunto post hardcore e come al solito rimango colpito dal nome del gruppo “LA FINE”.
Nascono nell’inverno del 2012 grazie (e per fortuna aggiungo io) a Gianluca Gallo, voce e chitarra che decide di formare una band insieme a Stefano Greco, basso e voce. L’idea è quella di mettere su un gruppo ispirato alla scena hardcore italiana e da quella di Washington DC degli anni ’90. Si unisce a loro alla batteria Francesco De Napoli, già attivista della suddetta scena, con alle spalle 10 anni di attività nella scena indipendente italiana. Con questa line up prende forma il sound del gruppo, che non si allontana dall’ hardcore, ma la contamina creando un genere tutto suo, fatto di violenza e melodia. Ma veniamo al disco in questione “SCONTENTO”, uscito per la Superdoggy Music e distribuito dalla Believe Digital. Nasce ad un’anno di distanza dalla formazione della band, anno ricco di cambiamenti, incidenti di percorso e cambi di vita. Composto da 7 tracce, il disco tratta tematiche centrali come l’amore, la precarietà e la scoperta di se stessi attraverso la meditazione. Capolavoro dell’hardcore, dove già si intravedono le peculiarità della band, l’alternanza delle due voci, il suono delle chitarre distorto e graffiante ma nel complesso composto e calcolato, mai impulsivo, come in “Verrà la fine“.
Il disco, non è un semplice inno alla ribellione, ma molto di più, dietro a ogni pezzo ci sono un individuo e il suo rapporto con la società, concentrati di tensione e angoscia, sonorità scolpite da sezioni ritmiche, ora pacate, ora devastanti, come in “Precipizio” e in “Cemento”. In “il futuro è un tempo sbagliato”, ci troviamo a metà disco e la tensione sale, l’alternanza di melodia la fa da padrona, ora il canto diventa selvaggio, toccando punti di urlate coi polmoni in gola a suon di “no, non ora”. Ovviamente come in ogni lavoro che si rispetti, bisogna far fronte anche a momenti alternati di alti e bassi e qui sinceramente li ho trovati in “Ilaria”, con tutta la buona volontà, ma non l’ho proprio concepita. Infine, “Perchè la gente nasce” chiude il disco, è un gioco di rallentamenti e accelerazioni, con un inizio lento ed un finale esplosivo, irregolare, paragonabile a un bombardamento di una città, dove l’ascoltatore fa la parte delle case e non può sperare di salvarsi. Nel complesso, almeno per quanto mi riguarda, lo trovo un ottimo album d’ esordio, si chiameranno anche “La Fine”, ma per me rimane un grande “Inizio” e che inizio!!