SAME (HE)ART FEST

Una serata fantastica per vedere nuove band che si affacciano sul panorama musicale italiano, e per gustarci l’ennesima esibizione degli ormai affermati Infection Code e Mothercare.Premettendo che il Thunder ha un ottimo impianto e un fonico, Pier, davvero capace, le aspettative sono molto alte, almeno riguardo la qualità sonora sprigionata.
Altra premessa: non parlerò dei Cloven, poichè ero sul palco come membro del gruppo, quando hanno suonato.

12 Ottobre 2003 – Thunder Road di Codevilla(PV)

La serata inizia con poca gente. E’ domenica sera, ci sono cinque band, e la prima, Out Of Project, è costretta a iniziare poco dopo le 21.
E’ la prima volta che li ascolto dal vivo e ne sono entusiasta. Hanno carica da vendere sul palco: Nik, voce, ha le pose e le scariche adrenaliniche giuste per accattivarsi il pubblico e immergerlo nelle sonorità emo-core della band. La sua voce roca, con repentine virate tra il melodico e le urla, è calda e coinvolgente, nonostante 5-6 stecche d’intonazione. Il supporto ritmico e visivo da parte del gruppo è di qualità. Nebu, chitarra e cori, salta e si dimena, mantenendo precisione nei passaggi. Il songwriting, che ricorda Pearl Jam e Staind, è maturo e efficace nell’esecuzione live. Un ottimo inizio di serata.
Blindfad al varco. Più metal dei primi sia nel riffing di chitarra, sia nella quadratura della sezione ritmica. Poca inventiva e la carica sul palco è un po’ debole. Il concerto rallenta spesso e ha attimi di vero silenzio e noia: prima il trasmettitore di Ale,chitarra, poi le corde rotte sull’attacco del penultimo pezzo, addormentano un’esecuzione già poco precisa da parte del chitarrista. Peccano di originalità, ma la nota positiva è la bella voce di Simone. Presente, intonata, ammaliante e cattiva.
Ed è il momento degli Infection Code: industrial-metal. Ve li ricordate i Godflesh?? Beh, ve li spiego io. Una rastrellata in faccia dalla parte delle punte. Potenza a una velocità furibonda. Ottimo riffing e capacità tecniche di tutti i embri del gruppo, batteria e chitarra in primis.
Il cantante è pura rabbia e coinvolgimento. Urla gutturali, crescendo d’intonazione, parlati satanici ne sono le componenti. Una chicca il duetto con il cantante dei Mothercare. Buono l’impiego di batteria elettronica da parte del batterista -stacchi hard d’n’b che spezzano le raffiche di doppia cassa- e loop di campionamenti gestiti dal bassista. Sanno tenere il palco, ma soprattutto sanno inchiodarti l’espressione stupefatta in faccia a suon di riff e valanghe ritmiche. Il meglio della serata.
Cloven. So che abbiamo iniziato con tutta la gente presente sotto il palco e, il tempo di scendere, non ho visto più nessuno. Li avremo fatti scappare noi?!? Aspetto commenti da chi c’era.
I Mothercare arrivano da Verona, vogliono essere gli headliner, ma non vogliono neanche suonare troppo tardi. Salgono sul palco appena passata la mezzanotte. Non c’è ormai più nessuno: pochi amici stretti e il rimanente dei precedenti gruppi.
Tecnicamente impeccabili -forse l’unico sotto tono è il bassista-, hanno una formazione particolare dovuta all’inserimento di un percussionista stile Tambours du Bronx, che oltre al consueto set di timpani e piatti, fracassa a mazzate anche un bidone del petrolio. Poco e male amplificato, non si sa mai quello che sta facendo.
Il sound è d’impatto, ma troppo metallaro e desueto per essere interessante dopo quattro gruppi. Sul palco Guillermo, voce, fa di tutto per riappropriarsi dell’attenzione del pubblico, sia con la voce, sia rotolandosi come un indemoniato sul palco, ma la serata è finita.
Chiudono il concerto in anticipo, delusi. Peccato.
In conclusione, cinque gruppi in una serata di domenica, anche se bravi, sono troppi. Ottima iniziativa. Aspettando un Same (He)art Fest v.2004…

 
Contatti band:
www.outofproject.com
www.blindfad.com
www.infectioncode.com
www.cloven.it
www.mothercare.it

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