Stasera al Brancaleone si respira Rockstock. “La volontà è quella di aprire la strada ad una nuova realtà musicale su Roma, che possa unire grandi esibizioni musicali e discoteca sotto il segno della novità e, ovviamente, del Rock.”
Così si raccontano gli organizzatori di questa serata che fa la spola tra Branca e Traffic e che con questa rassegna, danno l’opportunità di visibilità a gruppi emergenti e non, di Roma e fuori.
RockStock Punkfest 2007 – DOMENICA 4 MARZO – BRANCALEONE – ROMA
Lo start, fissato per le 19.30, a causa di una cattiva organizzazione da parte del Branca con i buttafuori, slitta addirittura due ore e mezzo dopo!
On stage, ad aprire le danze, alle 22.05 salgono i Me For Rent, band della provincia di Frosinone, che parte un po’ in sordina, forse a causa dell’ancora mezzo vuoto locale, ma che via via tira fuori la giusta grinta per scaldare gli animi del pubblico entrante. Questa sera presentano i pezzi del loro ultimo disco “No Fance Style” e teoricamente anche il nuovo video che però purtroppo non viene proiettato per problemi tecnici. La mise dei MFR è particolare, ognuno ha una lettera attaccata al petto, la parola che ne esce è DELAY, ovvero l’ultimo pezzo suonato stasera. I brani, sei, sono tutti sulla linea del punk-hardcore; in più c’è una cover, ben fatta, dei Misfits, Hybrid moments.
Durante tutta la serata, per non fermare mai le onde sonore e l’elettricità che respiriamo nell’aria durante i live set, vengono trasmessi su due schermi, ai lati del palco, vari video musicali tra cui Foo Fighters, 30 Seconds To Mars, Yellowcard, ecc.
Per secondi, direttamente da Vienna, ci sono i No More Encore. Il pezzo d’apertura è Call me, in classico stile pop-punk di stampo Blink182. Segue I’m waiting sulla quale i NME, per rendere più partecipe il pubblico e per animare lo show, saltano all’unisono per gran parte del pezzo. Il gruppo ha un bell’impatto scenico, è frizzante e anche un po’ folle, riesce a catturare bene l’attenzione degli ascoltatori ormai cospicui, che ballano e partecipano, divertendosi. A metà concerto Damn good friends smorza i toni del punk per sciogliersi in un pezzo decisamente pop, ballabile e fresco.
Dopo altre due canzoni, tocca ai The Jersey Line. E qui cambia decisamente il genere musicale. Questo terzetto suona su tonalità più distese e intense rispetto ai No More Encore, un’atmosfera più seria pervade la sala. Le prime note sono di The control, bel pezzo potente di un rock pulito che caratterizzerà tutto il live dei TJL. “Che video stanno trasmettendo?” mi chiede un’amica. E io le faccio notare che è salito sul palco il terzo gruppo! Ha proprio ragione, sono così bravi che sembra di ascoltare un disco nello stereo, suonano senza fronzoli e tutto il resto scompare. Il loro concerto continua per un’altra ventina di minuti tra canzoni come The Cure, o Sabotaje, fino all’ultimo pezzo, a quanto pare senza un titolo vero, o meglio, come dice Gianni, il cantante dei Jersey, “Questa volta la intitolo Caos Party”.
E’ ora la volta del gruppo più hard della serata, signori e signore, ho il piacere di presentarvi metal hardcore from Rome: To Kill. Prima di salire sul palco, vengono proiettati dei loro video di vecchi concerti. Si dà il via con Commit suicide, poi è la volta di Dust e Of time and misery, suonate tutte potenti e dirette. I To Kill usufruiscono del loro live, tra una canzone e l’altra per parlare di qualcosa che sta loro molto a cuore, lo straight edge a cui dedicano anche la penultima canzone, Lead. E’ la loro filosofia di vita, essere vegani o vegetariani, non drogarsi, non bere, essere più attenti ai problemi sociali e occuparsi in prima persona del maltrattamento animale e dell’animalismo in generale. A tal proposito, al banchetto del merchiandise, Josh, il cantante del gruppo, ha preparato con le sue manine una torta senza ingredienti di derivazione animale; il ricavato andrà in favore di un gruppo di manifestanti contro la vivisezione animale, arrestati e bisognosi di una cauzione.
Dopo No voice, che chiude il set, i TK escono di scena per dar spazio al penultimo gruppo, i Mas Ruido. Kate ha proprio una bella voce; è difficile trovare un gruppo punk-rock con una voce femminile che si adatta alla perfezione a questo genere di musica. Oltretutto hanno un suono pulito e questo retrogusto amaro nella voce della cantante ti culla nelle sonorità che a tratti sfociano nel pop. In two,Night by night e Space and time si susseguono una dietro l’altra ed è interessante ascoltarli, sono proprio, per quanto mi riguarda, la sorpresa della serata. Il set viene chiuso con il singolo My Angels, ritmata canzone, con un bel ritornello tutto da ballare e cantare.
Siamo in chiusura, ultimo gruppo, Forty Winks. Bravi, bravi, non c’è che dire, li ho aspettati tutta la sera e non deludono affatto. Peccato che per il ritardo d’inizio concerto, molta gente se ne sia andata, ma rimane comunque uno zoccolo duro! Le prime note sono di First, la seconda è Knockout durante il cui ritornello il pubblico si farà sentire, cantando il punk dei bolognesi. Il set dei FW è il più lungo della serata e anche se, l’orario è tardo e c’è un po’ di distrazione fra il pubblico, suonano molto bene e mi rendo conto che tutte le belle parole che li avevano preceduti, non erano solo polvere nell’aria; è con gruppi come i FW che non abbiamo nulla da invidiare all’estero. Il concerto si va chiudendo conOn the brink e Blondie e per ultima Why worry.
La serata ha dato spazio solo alla musica, alla musica e ancora alla musica. A mio avviso dovrebbero esserci più concerti di questo genere, mi azzarderei a definirli mini-festival dove vari gruppi, di generi anche simili, si possano confrontare sul palco. Oltretutto il pubblico in questo modo ha la possibilità di ascoltare varietà musicali, non solo vicine ai propri gusti, spendendo una somma minima.