Indipendent Days per quest’anno ci ha lasciati, quindi tocca al neo arrivato (seconda edizione) Rock in Idro chiudere la stagione festivaliera dell’estate…la line-up dell’anno scorso era stata magnifica, sarebbe stato molto duro replicare quest’anno restando allo stesso livello (artisticamente parlando), quindi una buona line-up, un po’ sottotono rispetto all’anno scorso…ma comunque di buon livello; ideale per un buon weekend di sole, alcool, buona musica, e bella gente.
Iniziamo col dire che da che mondo è mondo, i grossi festival estivi hanno sempre qualche falla organizzativa (tranne lo Sziget Festival, ovvio)…quindi sicuramente si poteva fare qualcosa per l’eccesso di polvere sotto i due palchi, sicuramente la birra a 4.00 euro è eccessiva, sicuramente all’ultimo momento saltano i gruppi (siamo seri, chi aveva veramente creduto di vedere Pete Doherty?), ma tutto questo fa parte del “gioco”, un gioco che da anni e anni ci diverte e senza il quale l’estate non sarebbe più la stessa. Però davvero, l’anno prossimo fate qualcosa per quella maledetta polvere.
Il fuoco alle polveri lo danno i Water Tower sul Rocksound Stage, in realtà sul main stage si era già al terzo gruppo, ma l’affluenza era veramente esigua. Non sta a me giudicare l’esibizione dei WaterTower, visto che sono coinvolto in prima persona nella cosa…posso limitarmi a un dato oggettivo: i WT sono stati l’unica band a far muovere il culo con balli e poghi alla gente nel pomeriggio in tutta l’area del festival (fino alle 18.00, poi è toccato ai Pay).
Secondi della giornata sul palco di Rocksound sono i Mas Ruido che qualcuno si ricorderà per un cd uscito su ammonia Records qualche anno fa. Hanno cambiato totalmente genere, ma i continui incitamenti della cantante non servono a smuovere la gente, che piano piano affluisce verso il Main Stage; qui il primo gruppo notevole della giornata sono i The Fire di Olly…a me non piacciono particolarmente, ma la gente apprezza e Olly ha la solita voce spettacolare e la solita presenza scenica esplosiva (a un certo punto si arrampica sull’impianto luci).
Dopo una capatina a sentire l’hardcore pesantissimo dei brianzoli De Crew, oggi autori di un ottimo concerto, mi vado a gustare l’esibizione di una delle band rivelazione del festival: Towers of London; tra Sex Pistols e Guns and roses, glam, punk e rock’n’roll la loro esibizione è ottima e trascinante nonostante inizialmente il pubblico sia un po’ freddino…dopo I’m a rat qualcuno inizia a battere il piedino e a battere le mani e ora di Air Guitar il pubblico è dalla loro parte. Grandi, li aspettiamo di nuovo live magari in qualche club…sitazione sicuramente migliore per una band così…poi di nuovo al Rocksound stage, dove stanno imperversando gli Small Jackets col loro rock’n’roll, chiamati all’ultimo momento hanno offerto un’esibizione esplosiva incuriosendo gran parte del pubblico. Da riascoltare con calma su cd.
Intanto la situazione al banchetto di Punkadeka degenera, più si va avanti meno controllo si ha su quello che succede, grazie anche al Rum (che molti visitatori dello stand hanno avuto la fortuna di assaggiare) che rende ogni lattina di Coca Cola su cui mettiamo le mani più interessante, nell’angolino della tenda si va ammucchiando un impressionante numero di lattine vuote, bottiglie e spazzatura varia grazie anche all’aiuto dei Water Tower, ora della sera il retro-banchetto è un casino assurdo, inguardabile; ma tanto è ora di andarsi a vedere i Pay che alternano un po’ di pezzi della loro ottima punkrock-opera Federico Tre ad alcuni vecchi. Su 1000 stelle in una cantina c’è Olly come ospite, e nel macello più totale chiudono con una cover dei CCCP e l’immancabile pioggia di palloncini. Altro grandissimo concerto.
Appena finiscono i Pay, i Damned sul palcone stanno suonando un concerto imperniato sui pezzi nuovi a cui fanno da contorno le varie solite megahit: Neat, neat, neat e la stupenda Smash it up. La loro esibizione ha diviso un po’ i pareri, io mi limito a dire che come look sono stati tra i migliori della giornata. I Satanic Surfers hanno offerto un’esibizione simile a tutte le loro che ho visto nella mia vita: pallosa e priva di qualsiasi motivo di interesse…inoltre qui la stanchezza inizia seriamente a farsi sentire, quindi mi riposo un po’ al banchetto e dopo qualche minuto di calma è ora di rituffarsi nella bolgia del main stage, dove Iggy Pop sta di nuovo consumando un rito: il concerto proposto al Rock in Idro è praticamente identico a quello offerto allo Sziget Festival, stessa scaletta, stessa invasione di palco, stesso carisma immutato da 30 anni a sta parte, cosa si può dire di nuovo sugli Stooges che non sia già stato detto mille volte? Niente se non “grandi”, quindi vado a concludere degnamente la giornata vedendomi Tying Tyffany, nello stato alcoolico in cui sono la sua musica elettronica mi prende un sacco, forse da sano non sarei così esaltato, ma finisco la giornata con la fine del suo show (da rivedere in circostanze meno alcoliche per un giudizio più serio).
Anche quest’anno come l’anno scorso la prima giornata non ha avuto un’affluenza esattamente grandiosa…fino a Iggy Pop, quando tutta la gente si è radunata sotto il main stage e ha fatto la sua buona impressione, il secondo giorno c’è stata un’affluenza decisamente maggiore (esattamente come l’anno scorso), ma queste sono considerazioni che lasciano un po’ il tempo che trovano…personalmente mi basta che ci sia abbastanza gente da assicurare una terza edizione del festival. E una quarta. E una quinta. Ecc…E domani ci sono i Gogol Bordello, e al momento nient’altro mi importa.