RFC – La parte più vera

La parte più vera” l’ultimo lavoro degli RFC, uscito il 6 Maggio per l’etichetta Maninalto!, arriva a distanza di 7 anni dall’ultimo, dopo ben 2 anni di attesa, segnando ufficialmente il gran ritorno della band Casertana.

Dodici brani che incarnano una doppia anima fatta di ruvido punk e vellutato ska, e che fondano sulla grinta e sull’entusiasmo di chi ha voglia di rivalsa, voglia di affermarsi nonostante le difficoltà in una società dove vivere la parte più vera non è mai semplice o scontata.

L’album si apre con il pezzo “Revolution” che uscito sul finire del 2019 pochi mesi prima che la pandemia bloccasse il tutto (Tour dei 20 anni compreso) si riallaccia perfettamente ai precedenti lavori: un inno potente, cantato con rabbia ed energia su incalzanti ritmi ska punk e caratterizzato da quella formula consolidata che miscela italiano e inglese. Un brano che vuol risvegliare lo spirito personale e sociale di chi lo ascolta, spingendolo a credere in se stessi e nei valori di uguaglianza e partecipazione.

Segue immediatamente uno dei pezzi forti dell’album: “Fuori dal coro” con un sound più ruvido e ancor più incazzato fatto di forti schitarrate e incisivi inserimenti di fiati, richiamando sul finale l’energia dei Ramones per ribadire quanto è importante restare fedeli a se stessi, senza cedere ai ricatti della vita che ci circonda. Il pezzo è descritto dal leader Maurizo Affuso come una delle canzoni più sincere e schiette mai scritte: “non è mai facile scrivere di sé stessi e di ciò che si prova davvero, ma questa volta credo di esser riuscito a rendere indelebile quella notte, quando tornando da un concerto di musica folklorica tipica della nostra regione mi sentivo soffocare, stretto alla gola da quel seguito di successo musicale nostrano. Ho quindi sentito l’esigenza di spararmi a manetta in auto il meglio del punk rock italiano cantando a squarciagola come un forsennato; e in quel preciso istante il punk rock, che fuoriusciva da quelle casse al massimo del volume, mi aiutava di nuovo a respirare”. Il videoclip che accompagna il singolo non a caso vede la speciale partecipazione della crème della scena punk italiana: Paletta (Punkreas), Nando (Senza Benza), Olly (Shandon), Enrico & Elisa (Los Fastisdios), La Dava (Vallanzaska), Seby (Derozer), Nicolò (Peter Punk), O’Zulù (99 Posse), e non dimentica la recente scomparsa di Mono (FFD) a cui il video è dedicato.

Tutt’altra musica con “Festa”, il terzo pezzo dell’album con cui gli RFC aprono per la prima volta all’utilizzo del dialetto nelle loro canzoni, facendosi accompagnare dal comico Gino Fastidio e dai Veneti Rumatera, in un mix di dialetti che colorano due facce dell’Italia: un pezzo che se grida alla festa da un lato, propone parecchi spunti di riflessione dell’altro: nel video che ben incornicia il testo, il frontman Maurizio si ritrova a volare in Veneto dopo aver finalmente ricevuto un’offerta di lavoro. Qui troverà quei fioi dei Rumatera che lo aiuteranno ad ambientarsi nella nuova regione con forti quantitativi di alcol e tanto divertimento. Personalmente una delle tracce più speciali del disco, forse proprio perché avendo lasciato la mia terra per immigrare al nord fin da ragazzino mi son rivisto e ritrovato nelle sfaccettature del testo e del videoclip.

With me” pezzo romantico cantato completamente in inglese e che strizza l’occhio a melodie pop punk d’oltreoceano, si fa notare per la totale assenza dei fiati e per i bei assoli di basso e chitarra sul finale. Un piacevole pezzo che scorre veloce e fa da trampolino alla serie di brani che seguono subito dopo, pronti ad affondare nuovi colpi secchi e diretti.

Il primo di questi si  muove su ritmi ska punk in levare di fine anni ’90 e un mood davvero coinvolgente e scanzonato, ma allo stesso tempo con quel sapore amaro della nostalgia in cui “Una Mamma Punk” di 20 anni fa lascia ora spazio a “Figlia Ribelle”: una figlia dall’indole forte forgiato da quello stesso asfalto e scappata per seguire un sogno lontano, tra il rammarico di non avergli poi detto tutto, la consapevolezza di saperla felice e l’augurio di rivederla un bel giorno ritornar in quella periferia.

Segue subito dopo “Il vuoto” con le sue veloci e distorte sonorità punk dai contorni più oscuri: uno di quei brani che ti scava dentro e ti portano a riflettere sui difficili momenti che la vita ti presenta. Un brano che più di altri mostra come la band sia maturata negli anni, andando ben oltre il semplice divertimento: nato infatti durante il lungo periodo di stop, racconta come la musica sia riuscita a venire in loro aiuto, permettendo di rinascere dalle ceneri del proprio passato. Il pezzo uscito i primi di marzo del 2020 e accompagnato dal un video clip girato alla Casa del Popolo Spartaco a cui i ragazzi son molto legati trova una dedica finale davvero toccante per Elisabetta Imelio dei Prozac +, venuta a mancare pochi giorni prima.

Si volta pagina invece con “Vorrei Dirtelo” che riporta l’entusiasmo e l’energia tipica degli RFC: con i fiati che tornano a farla da padrona e si intrecciano con le corde della chitarra sui ritmi dettati da basso e batteria, mentre la voce sporca si fa più morbida e su quel …Vorrei… ricorda tanto “Viola” degli Shandon. Bella!

Si riprende fiato con le sfumature più reggae o meglio hawaiane di “Autoritratto” con cui la band parlando di se stessa ci fa capire quanto sia importante non arrendersi ai pregiudizi, sottolineando che nessuno può imbrigliarci, ma soprattutto motivando tutti ad esprimere il proprio talento e a non aver mai rimpianti.

Ancora due pezzi tutti da ballare senza troppi pensieri: il primo aperto dal giro di basso scuola Rancid e dagli inserimenti di fiati che fanno 2 tone aprono il vortice di “Senza Remore”: pezzo ska punk di pura energia cantato in italiano che invita a vivere senza troppe esitazioni. Il secondo “Amnesia” dalle tonalità decisamente più ska e dalle sfumature più rap che punk parla delle fragilità nell’essere quel che si vuole.

Trovano infine spazio nell’album altri due brani che potremmo ritenere delle vere special tracks, in quanto si distaccano nettamente dall’aria che si respira per tutto il resto l’album. “Il Vuoto 2.0” riprende in modalità acustica il brano già assaporato in modalità elettrica rendendolo ancora più profondo e denso di significato, mentre “L’ultima canzone” vede la voce Maurizo Affuso accompagnato dalla chitarra acustica in un brano da cantautorato italiano con preziosi inserimenti di pianoforte e violino.

Conclusioni? Seppur io non sia incline a dare i voti, va detto che questo lavoro porta a casa un bel 8 pieno: un album completo, in cui gli RFC rispolverando sonorità quasi dimenticate tornano a farci ballare e divertire con brani semplici e diretti, ma che al tempo stesso offrono spunti di riflessione e confronto. Un concept, raggiunto con la maturità di 22 anni di carriera, che non va visto come il tassello finale, ma piuttosto come un altro passo di un lungo percorso.

  1. Revolution (3:42)
  2. Fuori dal coro (3:27)
  3. Festa feat. Rumatera e Gino Fastidio (3:45)
  4. With Me (2:36)
  5. Figlia ribelle (3:11)
  6. Il vuoto (2:24)
  7. Vorrei dirtelo (3:42)
  8. Autoritratto (3:09)
  9. Senza remore (2:52)
  10. Amnesia (3:17)
  11. Il vuoto 2.0 (2:58)
  12. L’ultima canzone (3:08)

L’album disponibile sulle principali piattaforme musicali è possibile acquistarlo anche in formato fisico scrivendo a [email protected].

E qui se mi permettete di aggiungere un ultima cosa, a me una versione deluxe con i singoli “Mano de Dios” e “Semplice” (che vede il featuring con gli  STATUTO), con poi tanto di dvd non dispiacerebbe affatto:  perché è vero che la musica passa attraverso le casse, ma bisogna sottolineare anche il gran lavoro che la band Casertana investe davanti alla camera con video davvero ben studiati e realizzati nei minimi dettagli, che meritano di essere tenuti nella propria libreria video musicale.

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