Review di Old School – Mosche di Velluto Grigio

Parte la prima traccia, sogghigno di approvazione seguito da un leggero accapponamento pelle, primo pensiero associativo diretto ai The Real Mckenzies, postura solida, mano sul petto e cornamusa a mò di inno nazionale irlandese, che pervade tutta la stanza, nemmeno stessi guardando una partita delle 6 nazioni all’ Aviva Stadium!! E’ così che comincia l’avventura audio fonica nella mia stanza 3 x 4 in compagnia delle Mosche di Velluto Grigio, usciti da poco con il loro nuovo album Old School, una re-interpretazione di brani traditional tanto amati dalla band e dal suo pubblico. Si dice però, che con il passare degli anni si acquisisce saggezza, a discapito dell’ inconscienza, dell’inconsapevolezza giovanile, che poi sarebbe quello che accade anche alle band, sicchè gli anni passano, si migliora dal punto di vista musicale, stilistico, ma si perde quel qualcosa che trascina l’ascoltatore.

Bèh, Old School è qualcosa di volutamente diverso, come loro stessi affermano, si tratta di un album concepito per sbronzare e far ballare le masse. E’ evidente infatti la forza e l’immediatezza di gran parte dei brani di quest’ album. Di “Amazing Grace”, già ne abbiamo parlato, un’ intro di tutto rispetto, sotto forma di ballata irish e cori in perfetto stile punk/Oi!, stessa sensazione tra l’altro provata in “Waltzing Matilda”, il cui coro “Waltzing Matilda Waltzing Matilda you’ll come a Waltzing Matilda whit me…”  è fatto apposta per essere interpretata all’unisono dalle migliaia di persone invitate tutte a farsi una birra da Matilda!! Bella è pure la più lenta ed orgogliosamente impostata “Foggy Dew”, così come degne di ascolto sono pure “The Boy Who Wouldn’t Hoe The Corn” e “Jesse James (assassinato per mano del codardo Robert Ford)”, interpretate con vera attitudine punk rock, rimanendo comunque nella media dello stile celtic. Non ricordo invece, l’ultima volta che ascoltai la rivisitazione di “Fields of Atherny” dei NUFAN(..), Bah, comunque riprendendo il filo del discorso, “Fields of Atherny” in chiave celtic, folk, oi!, punk, diciamo che presenta un suo perchè anche interpretata dagli MVG, fatto sta che sono andato poi ad ascoltarmi tutto Blackout dei Dropckick Murphis.

Fugando ogni dubbio, è forse la libertà assoluta che la band Mantovana ha sempre cercato, anche il linguaggio musicale si è arricchito ulteriormente di parti di mandolino, fisarmonica, flauti, zampogna, sassofono, banjo, come in una vera e propria orchestra, per non parlare dell’interpretazione vocale di King Cagno, c’è voluto coraggio, ma cosa può far paura ad un cuore impavido da Jameson!!

Bel lavoro quindi, divertente, melodico, scanzonato, adattissimo a pogare anche contro un muro se necessario, da “spezzamonotonia” , in continua evoluzione e sempre sopra la media del genere. Old School rende omaggio alla tradizione, che non potrà far altro che farvi ballare e sbronzare in qualche tavernaccia! (Cit.).

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