REACH THE SKY: Friends, lies and the end of the world

Nuovo album in vista per i Reach The Sky, la band di Boston ha registrato nel novembre 2000 queste dodici nuove canzoni subito dopo la partecipazione al concerto organizzato dalla loro stessa casa discografica il 22 ottobre 2000 a New York e dal quale sono stati tratti i due volumi “New York City Takeover” con le performance live dei gruppi intervenuti. Questo nuovo album rispecchia in pieno il loro consolidato sound fatto di suoni hardcore e punk-rock ispirato ai mitici Ramones. Chitarra, voce e rullante è quello che più spicca nel loro suono. Il timbro della voce di Ian Larrabee è molto secco, aggressivo e, per intenderci, potrebbe essere la versione cattiva di Bryan Adams (perdonate il paragone)! Il cantato per la verità non spicca per l’intonazione e risulta qualche volta poco legato al sound globale del gruppo. I pezzi migliori? Sicuramente The Crowded Streets Of Boston, Raincheck, Stealing My Soul, Sunday Morning Awake e Stars Lead The Way. Bisogna però ammettere che i Reach The Sky sono uno di quei gruppi che si apprezzano di più dal vivo perché questi quattro americani non brillano di certo per originalità compositiva e i loro pezzi sono forse più adatti a un bel concerto quando sentite la voglia scaricare un po’ di energia saltando o pogando! A voi il verdetto finale… I titoli: Let Us Be Damned – This Sadness Alone – The Crowded Streets Of Boston – A Year And A Smile – Raincheck – The Truth So Familiar – Stealing My Soul – Good Bye And Good Luck – Wherever You Go – Sunday Morning Awake – My Updated Epitaph – Stars Lead The Way.
By Nemo

Ci sono label, e la Victory è sicuramente una di queste, che hanno un suono riconoscibilissimo e delle quali ci si può quasi fidare ciecamente, consci che il marchio sull’inlay ci dice già quasi tutto sul prodotto. E così vien da pensare che se questo ultimo lavoro dei Reach the Sky fosse uscito, chessò, per la Epitaph avrebbe avuto un altro suono, pur trovandoci di fronte alla stessa band. Non che la cosa sia necessariamente un bene o un male, ma a me incuriosisce non poco. Chissà come suonerebbe un brano come “This Sadness Alone”, equilibrio pressoché perfetto tra velocità melodia ed intensità? Nel frattempo questo lavoro fa la sua bella figura; suona molto “a la Snapcase”, e la cosa non può che essere buona vista la qualità di questi ultimi, ma rispetto a questi il gruppo di Providence risulta più urticante e più variegato. Ad una batteria talvolta troppo monocorde fanno da contraltare le chitarre di Chris Chasse veramente ben dosate e che pur senza particolari guizzi d’inventiva o originalità svolgono più che bene la missione assegnata disegnando melodie di tutto rispetto. Il produttore poi, Brian McTernan, riesce a governare discretamente il tutto cercando di conciliare gli istinti prettamente punk (“A Year And a Smile”) con quelli più vicini all’hardcore, con un suono che nel complesso risulta più verso ilsecondo. In particolare ho notato “Good bye and good luck” e “Sunday MorningAwake”, pezzi decisamente più articolati degli altri e che dimostrano una capacità di songwriting che molte volte va ben oltre i tre-accordi-tre.L’immaginario a cui i nostri si riferiscono palesa il loro backgroundstradaiolo e legittima una certa tendenza a testi combattivi di chiaramatrice hc. Lavoro convincente nel complesso e che regala 32 minuti di buona musica a chi non si sa decidere tra il punk e l’hc e, per non sbagliare, se li ascolta contemporaneamente in questo disco. E, ritornando al discorso iniziale, ci vien da dire che in fondo è un bene che questo disco sia uscito proprio com’è ora, come i Reach the Sky (e la Victory) san fare.
By Giorgio Sala

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