Rileggiamo insieme gli appunti, gli articoli di giornale, i testi presi dal web. Gli indico un nome, il nome, quello che ho identificato come causa di ogni male. È un simbolo. Della morte della mia città, della sua rovina, del torpore che la attanaglia.
Smalley vive ad Amsterdam, dove è approdato dopo una fuga da un’Italia che detesta e un passato oscuro da dimenticare. Una voce lontana lo strappa dalla vita clandestina riportandolo a Milano in un viaggio carico di rancore. Per sciogliere i nodi dell’insidiosa memoria che continua a tormentarlo, decide di affrontare una cupa indagine alla ricerca di un’impossibile giustizia. Percorre le strade di una città imbarbarita, tra le macerie di luoghi e persone che lo avevano nutrito con ideali e musica ribelle. I rapidi colpi di scena del presente si mischiano in un mosaico di tracce lasciate dal punk hardcore anni Novanta: gli introvabili vinili di Zabriskie, i concerti al Laboratorio Anarchico, i Gorilla Biscuits, i Sottopressione e gli Indigesti, infine la sua band, i Krakatoa, da cui tutto è cominciato. L’etica straight edge è ancora intatta e nei nervi scorre la stessa determinazione, per Smalley è l’ultima occasione per stanare i nemici di una volta e scoprire se la fiamma di una vecchia amicizia brucia ancora.
Matteo Di Giulio vive a Milano, dove è nato nel 1976. Il suo primo noir, La Milano d’acqua e sabbia, è stato finalista al Premio Belgioioso. Suoi racconti sono stati pubblicati su diverse antologie e su «Velvet – La Repubblica». Come critico cinematografico ha firmato saggi per Baldini Castoldi Dalai, Feltrinelli e Le Mani.
Quello che brucia non ritorna è il suo secondo romanzo.
Quello che brucia non ritorna
un romanzo di Matteo Di Giulio