I Deaf Lingo hanno appena pubblicato il secondo album, “Lingonberry”, uscito per la svedese Lovely Records. Era il momento opportuno per approfondire il tutto con un’intervista esclusiva per Punkadeka, curata dal buon Gab De La Vega (Epidemic Records). Ecco cosa ci ha raccontato Sandro Specchia, componente della band.
A che punto del proprio percorso di trovavano i Deaf Lingo quando hanno deciso che fosse giunto il momento di scrivere il secondo album?
Ciao amici! In realtà il processo di scrittura di Lingonberry è iniziato durante il tour del primo disco. Parliamo dunque del 2018, abbiamo messo insieme vari riff e creato qualche pezzo in sala prove. Da quel tour alla registrazione effettiva sono passati 3 anni ma nel frattempo ci sono state varie catastrofi mondiali di mezzo che tutti conosciamo!
Quali elementi contraddistinguono Lingonberry, il vostro secondo album, rispetto a ciò che avete prodotto nei primi anni di vita della band?
Il nostro primo disco Bug era più che altro un progetto da cameretta. Nato dall’esigenza del nostro cantante di dare vita a un solo-project. Nell’ultimo disco invece c’è stata una vera e propria condivisione dell’esperienza di band. Il processo di creazione è stato più lungo ma siamo molto soddisfatti di quello che ne è uscito fuori.
La pandemia ha influenzato il lavoro su questo disco? Come avete affrontato come band (ma anche individualmente) questo periodo così difficile per chi fa musica?
È stato straziante! Facciamo una premessa: siamo una di quelle band che prima di entrare in studio si prepara con mesi e mesi di prove serrate e cerca di far quadrare il tutto nel minimo dettaglio. Eravamo quindi pronti per entrare in studio nella primavera del 2020, ma poi c’è stato il primo lockdown. Salta tutto. Dopo varie vicissitudini e mesi di prove (nel frattempo ci eravamo dimenticati di tutto) prenotiamo nuovamente lo studio per l’autunno dello stesso anno. Altro lockdown, salta ancora tutto. A quel punto decidiamo di prenotare lo studio per la primavera del 2021. Finalmente a cavallo tra una zona rossa e una zona arancione riusciamo a presentarci in studio con autocertificazioni pronte da esibire agli amici delle forze dell’ordine che, tra l’altro, salutiamo e ringraziamo per il duro lavoro che svolgono ogni giorno.
Nel vostro sound c’è una chiara base punk rock per quanto riguarda il vostro quadro musicale, ma si trovano tanti altri riferimenti a generi e probabilmente ascolti che vi hanno influenzato. Cosa viene messo nel pentolone per ottenere i Deaf Lingo di Lingonberry? Qual è l’artista o l’album segreto che fa da collante nella vostra personale ricetta?
Ascoltiamo da sempre punk rock. I nostri ascolti vanno dal proto punk degli anni 70 alle band fuzz/garage-ish uscite nell’ultimo decennio. Non riusciamo a focalizzarci su un artista o un filone in particolare. Nel nostro sound potrai sentire sicuramente delle influenze anni 90, infatti tra le varie band che citiamo sempre come fonte di ispirazione ci sono Pixies e Dinosaur Jr.
I vostri testi hanno un certo livello di disillusione, di realismo a volte disarmante, ma i brani rimangono comunque divertenti e lasciano spazio ad un senso di possibilità di riscatto, come se la valvola di sfogo della musica sia riuscita a colmare un certo vuoto. Come affrontate la scrittura dei brani dal punto di vista dei testi? Partite dall’italiano o scrivete direttamente in inglese?
Pensate sia penalizzante in Italia cantare in inglese?
Sono contento siate riusciti a cogliere certe sfumature riguardo ai nostri testi. Scriviamo sempre direttamente in inglese, non capita mai di scrivere dei pensieri in italiano e poi tradurli. Per quanto riguarda il discorso di essere penalizzati nello scrivere testi in inglese non saprei: abbiamo sempre scritto testi in inglese poichè è un lingua che suona bene con il genere che facciamo. Non ci siamo mai posti l’obbiettivo di piacere ad un certo tipo di audience o scena. Ci piace quello che facciamo? Ok, facciamolo. Nessuno ha detto che debba essere per forza così, questa volta è andata in questo modo, magari il prossimo disco sarà cantato in italiano. Chissà!
State collaborando con Lovely Records, etichetta svedese. Non c’era modo di trovare una realtà simile interessata a voi in Italia? Pensate che sia importante considerare la scena Europea come una realtà specifica, anziché fermarsi ai confini dei vari Paesi?
Lovely Records è stata la salvezza. Finito di registrare il disco abbiamo scritto a una trentina di etichette di tutto il mondo, Italia compresa. Diciamo che loro sono stati gli unici a rispondere con un contratto vero e proprio. Sono dei ragazzi alla mano, sono appassionati del genere e investono molte risorse/tempo in quello che fanno. Per noi è stata la primissima esperienza con questo genere di cose. Hanno curato molto la parte press e social. In tutta sincerità speriamo che questa collaborazione duri a lungo.
Quali sono i vostri progetti futuri, ora che Lingonberry è uscito?
Suonare Suonare Suonare! Abbiamo avuto difficoltà inizialmente a trovare dei posti in cui suonare, ora che tutto è tornato alla normalità si è creato una specie di imbuto, ma piano piano qualche cosa esce fuori. Quest’estate parteciperemo a qualche festival in giro per l’Italia, non vediamo l’ora! A tal proposito, lancio un appello ai vostri lettori: se avete situazioni in ballo, contattateci! Saremo ben lieti di far festa con voi!
LINK AL BRANO “SUMMERTIME”
https://youtu.be/49vxnP7a7sc
Streaming dell’album:
https://orcd.co/lingonberry
https://www.facebook.com/deaflingo